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Migliaia di auto Volkswagen parcheggiate all’esterno dello stadio Pontiac Silverdome (non più in uso dal 2013) in Michigan.

Non si tratta di un mega raduno: sono le autovetture che la casa tedesca ha ritirato dopo l’esplosione dello scandalo Dieselgate.

Tutte montano il motore TDI 2.0.

La casa tedesca ha infatti dovuto riacquistare le macchine dai clienti delusi: è quello che gli americani chiamano il “buyback”.

Ora le vetture sono momentaneamente immagazzinate in diversi luoghi negli Stati Uniti (oltre al Pontiac Silverdome, anche nella California Air Force base e nel porto di Baltimora) in attesa che Volkswagen capisca che cosa farne.

La casa tedesca non può esportarle per venderle negli Stati Uniti, né può - come ha fatto in Europa - semplicemente aggiornare i software di gestione del motore. Secondo il sito Jalopnik, o Volkswagen trova una soluzione tecnica accettata dal governo americano, oppure sarà costretta a rendere inutilizzabili i motori (facendo un foro di almeno 3 pollici nel basamento) e a smontare le auto per riciclare materiali e pezzi di ricambio.

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PECHINO - Migliaia di manife stanti hanno bloccato le strade attorno al quartiere governativo di Hong Kong questa mattina, per protestare

contro una legge che permette l'estradizione dei sospetti verso la Cina. I manifestanti, molti dei quali hanno passato la notte accampati a Tamar Park, un parco adiacente ai palazzi del governo e del Parlamento dove oggi dovrebbe ricominciare la discussione della norma, hanno invaso di prima mattina alcune delle principali arterie che tagliano la città da Est a Ovest, mandando in tilt il traffico dei pendolari e il trasporto pubblico.

Sono le stesse zone che erano state occupate durante il Movimento degli ombrelli del 2014, la grande protesta per la democrazia che paralizzò per 79 giorni il centro di Hong Kong. Finora non ci sono stati scontri, ma livello di tensione è molto alto: centinaia di agenti in tenuta antisommossa sono schierati attorno ai palazzi del governo. Tra i manifestanti molti sono giovani e indossano delle mascherine. Le immagini mostrano che alcuni di loro stanno "smontando" dei pezzi di marciapiede e ammucchiando i mattoni.

La riunione del consiglio legislativo prevista per le 11 è stata al momento rimandata senza nessuna indicazione di orario.

Questo nuovo focolaio di protesta contro la norma, vista come un pericolo per l'autonomia di Hong Kong da Pechino, era ampiamente atteso. Domenica una folla impressionante, oltre un milione di persone secondo gli organizzatori, ha marciato nelle vie del centro chiedendo di ritirare la legge. Nonostante questo la chief executive Carrie Lam, la leader filo-cinese di Hong Kong, ha annunciato che l'iter va avanti con procedura espressa: la discussione al consiglio legislativo, il parlamento locale controllato da forze pro-Pechino, dovrebbe riprendere oggi, il voto è previsto per giovedì 20.

Una accelerazione di fronte a cui il campo democratico ha annunciato nuove manifestazioni in settimana. La protesta di questa notte è in realtà una reazione spontanea da pare di alcuni dei gruppi più irriducibili. Si parla anche di uno sciopero per la giornata di oggi, ma non è ancora chiaro il livello di adesione. Molte delle multinazionali con sede nei grattacieli di Admiralty, il quartiere degli affari bloccato dalla protesta, hanno previsto per oggi attività limitata.

La legge della discordia regola le procedure di estradizione tra Hong Kong e i governi con cui oggi non ha accordi in materia. Tra questi c'è anche la Cina continentale, dove i tribunali dipendono dal Partito comunista: se entrasse in vigore Pechino potrebbe ottenere la regolare estradizione dei sospetti (o dei nemici) da processare. Carrie Lam ha detto che la norma serve a colmare un vuoto normativo, impedendo che Hong Kong diventi un rifugio per i criminali.

Ma per il campo democratico il testo è stato dettato da Pechino, che del resto lo ha esplicitamente appoggiato: per molti è un nuovo tentativo da parte della Cina di Xi Jinping di cancellare libertà e stato di diritto garantiti all'ex colonia britannica dal principio "un Paese, due sistemi". Contro la legge si sono espressi avvocati, organizzazioni imprenditoriali, anche internazionali, e diversi governi stranieri, tra cui quelli di Stati Uniti e Regno Unito.

12 giugno 2019 dal nostro corrispondente FILIPPO SANTELLI

Ecco invece cosa scrive Le Presse : Hong Kong, oltre un milione alla marcia contro l'estradizione in Cina.

Foto Vatican news

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Esagerato! Mo per un pugno un povero migrante rischia l’espulsione. Secondo me l’Italia non ne è capace!

“Sferra un pugno ad un uomo e viene arrestato.

Protagonista dell'episodio di violenza è stato un nigeriano, che ora rischia l'espulsione.

 

Gli agenti del Commissariato di Polizia Scampia sono intervenuti nella serata di ieri nella stazione della metropolitana di Chiaiano, dove hanno arrestato il cittadino extracomunitario per lesioni gravi. Gli agenti hanno accertato che poco prima il nigeriano aveva aggredito all'interno della stazione un 52enne per futili motivi, sferrandogli un pugno al volto, così forte da fargli perdere l’equilibrio. L’aggressore è stato bloccato e trattenuto dagli addetti alla vigilanza che l’hanno consegnato ai poliziotti, mentre la vittima è stata portata dal 118 in ospedale.

"In Italia non c'è spazio per clandestini e criminali.

Il Decreto Sicurezza funziona, e col Decreto Sicurezza Bis avremo ancora più strumenti per combattere i delinquenti.

Dalle parole ai fatti", il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini in merito ai fatti di Napoli.

Si tratta, riferisce il Viminale, di un richiedente asilo che aveva deciso di uscire dal circuito dell’accoglienza facendo perdere le proprie tracce.

Ora è in carcere e per lui scatta il Decreto Sicurezza: la commissione territoriale esaminerà con procedura accelerata la sua domanda.

In caso di diniego, una volta uscito da galera potrà essere espulso.

Andkronos 09/06/2019 16:49

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