Sembra dire un tunisino che per non essere espulso dà fuoco alla cella
Il decreto di espulsione prevedeva che al momento della c o n c l u s i o n e della pena detentiva, che stava scontando nel c a r c e r e V i l l a Andreino di La Spezia, venisse espulso.
Il rogo sarebbe stato alimentato grazie a dell’olio e si sarebbe diffuso in maniera abbastanza rapida nel piccolo ambiente, costringendo i compagni di cella del responsabile a cercare scampo all’interno del bagno.
Solo l’intervento del personale del carcere di La Spezia ha evitato il peggio, domando le fiamme e mettendo in sicurezza i detenuti, molti dei quali portati al pronto soccorso.
Il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria denuncia come non si tratti di un caso isolato.
“Anche la sera precedente c’è stato un altro evento critico, che ha richiesto un intervento d’urgenza del personale di turno, quando 3 detenuti stranieri hanno dato vita a una rissa, malmenando un altro detenuto ricoverato in ospedale”.
Il carcere di La S p e z i a s i t r o v a i n u n a e v i d e n t e condizione di carenza di organico, più
volte segnalato dal sindacato: mancano all’appello almeno “40 poliziotti, mentre la popolazione detenuta risulta essere di 230 su 151 posti disponibili e il 65% è di nazionalità straniera.
È ormai chiaro che è indispensabile che il nuovo governo inizi a occuparsi anche delle carceri
liguri”. Insomma, un’emergenza.
“È ormai chiaro che è indispensabile che il nuovo Governo – continua la nota- inizi ad occuparsi della situazione esplosiva all’interno delle carceri».
Papa Francesco: Mercoledì 7 febbraio nell’Aula Paolo VI nella città del Vaticano si è tenuta la consueta udienza generale e il Santo Padre, Papa Francesco, ha chiesto ai tantissimi sacerdoti presenti di calibrare le omelie durante la Messa.
Ha dunque incentrato la sua catechesi sul Vangelo e l’omelia.
L’omelia, ha ribadito, non deve essere troppo lunga, ma breve, concisa, ben preparata prima, comprensibile a tutti, con parole semplici ma efficaci altrimenti i fedeli si annoiano, parlottano fra di loro, si addormentano e alcuni addirittura abbandonano la chiesa e vanno a fumare una sigaretta.
Ha dimenticato, però, una cosa che da qualche anno a questa parte sto notando io durante la celebrazione della Santa Messa: uomini e donne giocano col telefonino e mandano messaggini agli amici con l’Iphone.
Ai sacerdoti il Papa ha chiesto di non improvvisare ma di preparare prima le omelie e non andare a braccio come fanno molti sacerdoti e per farlo, secondo il Pontefice, c’è un metodo infallibile: con la preghiera e con lo studio.
Dunque l’omelia per essere ascoltata e capita dovrà essere chiara e breve e non deve superare i dieci minuti altrimenti gli ascoltatori si annoiano, si distraggono, non prestano attenzione.
Il grande Cardinale Lercaro di Bologna raccomandava ai suoi preti della Diocesi omelie brevi, inferiori ai 15 minuti, perché dopo si dicono soltanto cretinate. Questo è vero.
Però alcune volte gli ascoltatori si annoiano e non seguono le parole del sacerdote non perché l’omelia è troppo lunga ma perché i contenuti non lo soddisfano.
Dunque dipende anche per quello che dicono. Infatti mi è capitato chissà quante volte nel corso degli anni ad assistere ad alcune messe nella parrocchia del mio paese e il sacerdote dell’epoca, specialmente quando in chiesa c’era molta gente, faceva comizi elettorali altro che omelie.
Spesso si scagliava contro gli amministratori locali solo perché non erano democristiani.
Non è la prima volta che il Santo Padre invita i sacerdoti a fare prediche brevi, concise, comprensibili a tutti.
Ben 19 pagine su 220 dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il documento programmatico del pontificato di Francesco, sono dedicate a come si fa una predica.
Siano dunque brevi e non devono sembrare una conferenza o una lezione.
Voglio augurarmi che i sacerdoti dell’Archidiocesi di Cosenza – Bisignano abbiano letto il discorso del Santo Padre e lo mettano in pratica.
Ndr. Leggiamo che il papa avrebbe detto che “al massimo” le omelie devono durare 10 minuti!.
Interessantissimo convegno multidisciplinare sui problemi dell'equilibrio nell'anziano
Esperti da tutta Italia si sono incontrati nell'Auditorium dell'Università Magna Graecia per approfondire , in un convegno organizzato dal prof. Giuseppe Chiarella.
Si sono conclusi i lavori del convegno “Patologia dell'equilibrio nell'anziano: dalle basi fisiopatologiche all'approccio multispecialistico” per il quale il prof. Giuseppe Chiarella, professore di Audiologia e Foniatria all'UMG e direttore dell'U.O.C. di Audiologia e Foniatria nell'A.O.U. Mater Domini, ha riunito, il 22 e 23 giugno, esperti di equilibrio provenienti da tutta Italia e specialisti delle diverse discipline mediche interessate alla gestione della terza età, che hanno fatto il punto scientifico ma anche operativo su questo tema che rappresenta una sfida prioritaria della sanità pubblica con un carico importante dal punto di vista assistenziale, sociale e di impiego di risorse.
Il convegno ha assunto una importanza ancor più di rilievo per la ricorrenza nel mese di giugno dei vent'anni dell'Università Magna Graecia.
E’ stato il Magnifico Rettore dell'Università Magna Graecia, Prof. Giovambattista De Sarro, a dare personalmente il benvenuto ai Relatori ed alle centinaia di partecipanti provenienti da tutta Italia, attratti dalla prestigiosa Faculty e dall'importanza della tematica.
Insieme a lui hanno presenziato l'evento i rappresentanti delle più importanti Società Scientifiche ed Associazioni che hanno patrocinato il convegno.
«Le proiezioni ISTAT – ha osservato il prof. Chiarella - ci preannunciano una popolazione sempre più anziana, con l'Italia che guida, in Europa, la classifica dell'indice di vecchiaia, ci dice, questo comporterà per il sistema sanitario un maggiore carico di malattie croniche da affrontare con strategie organizzative ed impegni di spesa completamente nuovi.
I problemi di equilibrio della terza età sono uno dei capitoli più importanti di questo nuovo impegno».
Il convegno ha avuto lo scopo di individuare gli strumenti per prevenire le importanti conseguenze di questi problemi in termini di qualità della vita e di comorbidità e mortalità collegate.
Infatti una delle conseguenze dei disturbi di equilibrio degli anziani è l'alto rischio di caduta con effetti che a questa età diventano drammatici ed addirittura mortali.
Il programma è stato molto intenso, comprendendo esperti di disturbi dell'equilibrio da tutta Italia insieme a Specialisti delle altre branche della Medicina interessate.
Dalla Geriatria, per una visione d'insieme del malato anziano, alla Medicina fisica e riabilitativa, comprendendola Farmacologia clinica, la Neurologia, la Medicina Interna, l'Oculistica, la Psichiatria, i diversi livelli della Medicina d'urgenza, dal 118 al pronto soccorso, la Medicina Generale, la Diagnostica per immagini, eminenti Colleghi della nostra Università e da tutta la Regione sono intervenuti insieme anche ai rappresentati del Terzo Settore e del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria per chiarire ed indicare le modalità di un approccio multidisciplinare.
Parallelamente, dal punto di vista del diritto interno, sono state descritte le possibili politiche sociali da intraprendere in futuro e eventuali interventi di natura amministrativa alla luce delle più recenti indicazioni suggerite a livello europeo.
In queste giornate sono stati ottenuti risultati importanti soprattutto dal punto di vista scientifico, facendo incontrare professionisti di discipline differenti, che non si erano mai incontrati in Calabria, i quali hanno condiviso e integrato conoscenze mediche su questo tema trasferendole agli operatori del settore.
Da qui è scaturito immediatamente un altro effetto in termini di operatività assistenziale, dal momento che ognuno avrà nuovi riferimenti con cui interagire nell'assistenza al malato. Infine, durante la tavola rotonda conclusiva, il dott. Sergio Petrillo del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, ha proposto la creazione di un panel tecnico per l'individuazione di percorsi sul tema specifico condivisi per tutta la Regione.
«E' tempo di tirare le somme - ha dichiarato il prof. Chiarella - di certo la realizzazione delle proposte scaturite da queste due giornate di lavoro contribuirebbe ad un tangibile miglioramento della qualità della vita nella nostra Regione con l'effetto non trascurabile di una più efficace razionalizzazione della spesa sanitaria».