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Droga, maxi operazione della polizia: smantellata la centrale dello spaccio alla Fortezza da Basso

"Era un vero e proprio supermarket dello spaccio, dopo mesi di appostamenti, controlli con telecamere nascoste e operazioni sotto copertura,

 

siamo riusciti ad arrestare 26 persone, prevalentemente di nazionalità nigeriana", così il procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo ha parlato della maxi-operazione della polizia di Firenze che ha smantellato il traffico di droga nei giardini della Fortezza.

Il capo di accusa per alcuni arrestati è l'associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. "Era una organizzazione rodata e strutturata, avevano sentinelle che avvertivano dell'eventuale arrivo delle forze dell'ordine, nascondevano le sostanze in luoghi specifici dei giardini della Fortezza, chi cedeva la droga poi non era la stessa persona che ritirava il denaro", ha spiegato la polizia.

La morte di una giovane donna per overdose da eroina, ha spinto le forze dell'ordine ad indagare più a fondo e costruire una indagine approfondita in modo da risalire ai responsabili e studiare capi d'imputazione che fossero più consistenti rispetto al 'semplice' spaccio.

L'operazione ha coinvolto anche la polizia scientifica di Roma che si è occupata di posizionare le telecamere nascoste. Le immagini delle telecamere nascoste

La svolta nelle indagini è avvenuta sabato corso. Un agente sotto copertura si è finto interessato a comprare una grossa partita di eroina (mezzo chilo), chiedendola allo spacciatore ritenuto essere uno dei principali responsabili dell'organizzazione criminale. Il finto tossicodipendente e lo spacciatore, nigeriano del 1986 residente in provincia di Firenze, si sono dati appuntamento nel parcheggio scambiatore di Villa Costanza a Scandicci. Qui sono scattate le manette per il nigeriano e altri tre connazionali. La polizia ha sequestrato tutta la droga. 

La maggioranza degli arresti sono avvenuti ieri. Alcune persone sono state ammanettate all'interno dei centri d'accoglienza in cui erano domiciliati, qui gli agenti della polizia hanno trovato droga pronta per essere venduta. In particolare dieci uomini di nazionalità nigeriana, tutti tra i 25 e 35 anni, risultavano domiciliati in alcuni centri d'accoglienza di Firenze e provincia. Tra gli arrestati anche due marocchini.

Tuti gli arrestati si trovano nel carcere di Solliciano e stanno attendendo la decisione del GIP in merito alla convalida dell'arresto.

"Ringrazio le forze dell'ordine per i 26 spacciatori arrestati a Firenze. È evidente il cambio di passo sollecitato dal governo. Conto che la magistratura aiuti in questo percorso di legalità", è stato il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini.

daFirenzetoday

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Istigava alla guerra santa sui social, celandosi sotto lo pseudonimo di "Ahmed" e fingendosi di nazionalità egiziana.

Per questo motivo un 32enne italiano convertito all'Islam, Giuseppe D'Ignoti di Catania, è stato arrestato dall'antiterrorismo

 

internazionale della Digos.

Per due anni ha inviato su Whatsapp video e immagini elogiando le gesta delle milizie dell'Isis, scene di uccisioni, cruente decapitazioni e i Nasheed, canti che inneggiano alla Jihad.

L'accusa è di apologia del delitto di terrorismo mediante strumenti telematici.

Tra i messaggi intercettati anche quello di «fare pulizia a Milano» e «in Calabria».

Invitava i suoi contatti a «prendere un fucile o un coltello ed andare ad ammazzare qualcuno». D'Ignoti non è nuovo alla giustizia.

«Manifestava odio verso qualsiasi cosa rappresentasse l'Occidente e - spiegano gli investigatori - affermava che quelli che la pensavano come lui erano presenti in modo capillare sul suolo italiano e pronti ad agire».

Si è convertito all'Islam in carcere quando, nel 2011, era detenuto nell'istituto penitenziario di Caltanissetta per scontare cinque anni per violenza sessuale.

A convertirlo è stato il marocchino Aziz Sarrah, allora 31enne, rimpatriato per essere stato trovato in possesso di un vessillo dell'Isis.

Nel 2017 il siciliano è finito nuovamente in cella, questa volta per aver commesso reati gravi nei confronti della ex convivente ucraina.

All'indomani della conversione quella della sottomissione della donna è diventata per D'Ignoti una vera e propria fissazione.

Ha «una visione estremistica e radicalizzata della fede religiosa islamica, anche con lo scopo di far osservare rigorosamente alle donne i dettami della religione musulmana», spiega la Digos.

Sono decine le scene raccapriccianti di ragazze fustigate in nome della Shari'a condivise dal 2016 al 2017.

Tra i video diffusi c'è anche quello di Giulia Sergio detta "Fatima", la prima italiana ad aver aderito alla Jihad trasferendosi in Siria nel 2015 e condannata per terrorismo.

D'Ignoti la ammirava e invitava i proseliti a seguire il suo esempio.

A nulla sono valsi i tentativi di eliminare le prove: la polizia postale ha recuperato le conversazioni, cancellate dal 32enne, sia sulla memoria del telefono che dalla cronologia del browser

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Ormai sono mille ed una le prove che la Chiesa romana vuole fare politica ma solo in Italia!

Mica si permette negli altri paesi, quali la Francia, la Germania, ed il resto dell’Europa. E tantomeno negli USA.

L’ultimo esempio è il decalogo morale emanato in vista delle Regionali in Abruzzo, da Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto - nonché presidente della Conferenza episcopale Abruzzo Molise (Ceam).

"Tutti gli elettori esercitino il loro diritto al voto", spiega Forte nella sua lettera-appello in cui chiede di dare il proprio voto a chi dice "sì all'accoglienza", dà "attenzione a giovani, povertà, ricostruzione" e dice "no ai tagli indiscriminati alla sanità".

"I sì riguardano anzitutto il rispetto della dignità di ogni persona umana, quale che sia il colore della sua pelle, la sua storia, la sua provenienza", sostiene l'arcivescovo come riporta il Messaggero,

"Da un tale rispetto conseguono i doveri di solidarietà verso i più deboli e di accoglienza verso chi bussa alle nostre porte, fuggendo spesso da fame o violenza alla ricerca di un futuro migliore per sé e i propri cari.

In collaborazione con l'azione della Prefettura varie nostre realtà ecclesiali hanno ben operato in tal senso e continueranno a farlo secondo il bisogno".

All’arcivescovo chiediamo di spiegarci perché usa il “nostre porte” per parlare dell’Italia e non delle chiese, dei conventi nei quali potrebbe ospitare centinaia di migliaia di profughi a spese del ricchissimo Vaticano?

C'è poi il tema della lotta alle povertà, quello "del fondamentale problema del lavoro dei giovani, fra cui si diffonde la paura del futuro data l'insicurezza delle possibilità che si aprono per loro" e quello "della situazione di emergenza del post-terremoto, che esige una sollecitudine da incentivare con determinazione".

Non manca un richiamo speciale alla sanità e all'ambiente: "Pur convenendo sull'urgenza e l'opportunità del riassetto della rete ospedaliera, non si può non segnalare la necessità di tener conto dei bisogni della gente sul territorio, perché essi appaiono a volte sottovalutati a favore di una logica aziendale, che non si addice ai doveri di un servizio pubblico", dice Forte,

"La tutela e la promozione di quello che è l'autentico patrimonio collettivo della nostra gente di Abruzzo è dovere primario di ogni amministratore.

Un pericolo crescente cui badare con attenzione è quello dell'emergenza rifiuti, che esige soluzioni su vasta scala e lungimiranti, mentre l' urgenza dell' intervento sulla distribuzione e la certificazione della qualità dell' acqua è improcrastinabile"

Si candidi arcivescovo e chieda i voti ai suoi elettori.

Magari si candidi a governatore dell’Abruzzo, e si faccia una lista composta da tutti i preti abruzzesi, con il programma che ha descritto nel decalogo.

Ma se perde ci faccia il piacere di stare zitto, meglio di andare in Africa a portare lì il dono delle sue idee e delle sue parole.

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