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padellaDa una analisi dei siti politici realizzati finora, emerge la persistenza di un modello di comunicazione verticale ed unidirezionale, che nei siti istituzionali si affianca ad una limitata utilizzazione delle potenzialità della rete per fornire servizi effettivi ai cittadini. Se è vero che le tecnologie sono un agente di trasformazione radicale degli assetti sociali, allora, dobbiamo aspettarci grandi trasformazioni nella forma stessa della democrazia attuale. Ma quale tipo di democrazia sarà questa democrazia virtuale futura? Quello che si intravvede è una democrazia virtuale che sta per rivelarsi in tutta la sua pericolosa illusione e che nasconde un nuovo e tecnologico totalitarismo? Il momento attuale ci pone di fronte a un paradosso. I primi quindici anni di questo secolo sono stati un periodo di progressi sorprendenti nel settore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione, tra cui la digitalizzazione, piattaforme video accessibili, smartphone, l’accesso a Internet per milioni di persone e molto altro. Questi cambiamenti dovrebbero essere indice di un processo di crescita, sia dell'individuo sia delle collettività, e sull'incremento della stima di sé, e dell'autodeterminazione, e dovrebbero far emergere risorse latenti che avrebbero potuto portare l'individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale. Eppure, nonostante questi cambiamenti, nel mondo occidentale, la democrazia - un sistema politico basato sul concetto di empowerment degli individui - è in questi anni diventata paludosa. Il numero di nazioni “democratiche” oggi non è maggiore di quello che era all'inizio del secolo. Quando la polarizzazione avviene senza un consenso generalizzato sulle regole del gioco democratico, lo stesso sistema rischia l’implosione. Inoltre, gli autocrati hanno, in modo significativo incrementato il monitoraggio, vincolando, e persino bloccando le cosiddette tecnologie che dovevano essere di “liberazione”. Il capitale, è indotto da un istinto potente alla concentrazione e alla sua legittimazione. Non è affatto vero che la tecnologia digitale abbia disarticolato le gerarchia di potere e la sua concentrazione. I media restano fortemente oligopolistici, intrecciati con le élite che detengono l’autorità politica e il loro ruolo di intermediazione è ancora potentissimo. Insomma, quello della socializzazione democratica del potere comunicativo attraverso la tecnologia è nulla più di un mito accuratamente coltivato da chi attraverso una selezione dell’agenda pubblica – dove il silenzio su ciò che non si dice conta più di quello che si dice – riproduce un’egemonia ferrea sulle masse. Al facile ottimismo che in varie forme si è manifestato nelle affermazioni dei teorici della democrazia elettronica, si oppone una fitta schiera di critici le cui argomentazioni non sono prive di rilievo. Infatti la democrazia telematica, facendo a meno degli istituti della mediazione e della rappresentanza politica, potrebbe dare luogo ad un rapporto diretto tra governante e governato. La partecipazione popolare si ridurrebbe così ad una sorta di sondaggio elettronico. In parte lo è già oggi. Se poi si pensa alla grande influenza che mezzi di comunicazione hanno nella determinazione della opinione pubblica, ci rendiamo conto che la destabilizzazione dell'equilibrio tra forme e istituzioni della politica può far emergere la parte dormiente della stessa democrazia, indirizzandola verso forme pericolose di "tecno-populismo". Dalla democrazia diretta si passerebbe alla democrazia plebiscitaria, che è l'anticamera della tirannide. A volte, si possono avere idee così sbagliate che solo una persona molto intelligente può ritenerle valide.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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chiRigiro tra le mani una tazza decorata da cuoricini colorati colma dell'ennesimo caffè americano sulla veranda della mia dimora albertina ai piedi delle Montagne Rocciose. Il mio pensiero è tornato indietro nel tempo. Durante gli anni dell’università, per aumentare la mia capacità di concentrazione, avevo provato un farmaco sperimentale datomi da un amico della facoltà di neurologia. Un simile farmaco veniva usato anni dopo dai militari americani in Iraq e Afghanistan per restare svegli e vigili per giorni. Ero uno che non si rassegnava ai limiti che l'evoluzione aveva imposto fino ad allora sull'uomo in termini di potenzialità e durata della vita da sveglio. Un Calabrese. Data la straordinaria estensione delle trasformazioni che si stanno verificando, non è facile indicare in modo certo la dimensione specifica di questo cambiamento, che possa dare un'idea esaustiva di ciò che sta accadendo.

Ovvero: esistono vari “rischi esistenziali”, dal riscaldamento climatico alla tecnologia fuori controllo, e bisogna occuparsene prima che loro si occupino di noi. Ironia della sorte Bill Gates, in una lettera aperta, mette in guardia da un futuro prossimo in cui le macchine potrebbero superare gli uomini dal punto di vista cognitivo. “Non necessariamente una singola macchina più intelligente di un umano, ma anche un'intelligenza collettiva che cumulativamente lo supera”.

Sempre nell’ambito di una visione “democratica”, il presidente Obama qualche tempo fa dichiarava che il compito di un governo è spesso di spostare il timone di soli 2 gradi a est o a ovest per poi, magari dieci anni dopo, far sì che il Paese si ritrovi da tutt'altra parte. Mentre se provi a virare di colpo di 50 gradi la nave si ribalta. Quello che desiderano tutte le democrazie occidentali, è restare ancorate al sistema vigente di imperare sulle persone con una disposizione da parte di questi ultimi a obbedire. La causa efficiente, dunque, del potere non sarebbe né più né meno che la disposizione a obbedirgli da parte del popolo.

Stiamo entrando nel vivo della questione del prossimo futuro dell’umanità e ci ritroviamo nel Sud in particolare nel nostro amato paese, a contestare un’Amministrazione Giurassica con strumenti dell’epoca, ignorando tutto ciò che ci circonda e utilizzando la nuova tecnologia semplicemente nel “postare” su FB “ciò che non funziona nel nostro paese”, invece di utilizzarla nel capire e denunciare, questi personaggi da cartone animato e la loro incapacità o volontà di non usufruire di risorse che vengono messe a disposizione dei giovani meridionali. Dimettendosi per poi potersi insultare a vicenda come vecchie baldracche. O ancora, in maniera pacatissima, richiamare il sindaco e la Giunta, ad un comportamento “consono”. Roba da scompisciarsi per giorni. Un emerito cittadino, sempre su FB, si lamentava di una fottutissima grondaia. Non è mia intenzione imbarcarmi in una valutazione complessiva della visione del potere, ma solo dare alcuni suggerimenti che attenuino la contrapposizione usuale. Piuttosto, si vuole solo presentare una traccia schematica di quanto è condiviso e incontroverso sulla situazione attuale nel Meridione. In altre parole, l’invito a guardare con attenzione ai meccanismi del potere moderno, possono essere occasione non solo per una ribellione o una critica distruttiva delle istituzioni di potere della contemporaneità.

Tutte le relazioni sociali vengono attraversate da modalità di potere, e il potere ingloba e include anche la “resistenza”, si fa per dire, al potere stesso: resistenza e potere sono reciproche, almeno quando si tratti di un sapere-potere, e il potere presuppone sempre spazi di libertà di chi vi è coinvolto, al contrario del dominio. Ecco l’idea dell’abitudine all’obbedienza come elemento distintivo della collettività: quando un numero di persone (sudditi) si pensa che abbia l’abitudine di obbedire ad una persona, o ad un insieme di persone, descritti in maniera certa e nota (governanti), tali persone prese nel loro complesso (sudditi e governanti), si dice che siano in uno stato di società politica. Quando si pensa che un numero di persone ha l’abitudine di avere una relazione reciproca, ma, nello stesso tempo, non ha quella stessa abitudine di cui abbiamo parlato sopra, allora si dice che è in uno stato di società naturale. Le relazioni fra soggetti divengono relazioni di potere, dove chi è soggetto a un potere esercita a sua volta un potere su altri, e viceversa – e si perde il centro da cui irradia il potere, e la distinzione fra governante e governato svanisce. Per tale motivo, l’opposizione al potere non può più assumere la forma di “progetti” di riforma delle istituzioni, di ingegneria istituzionale, ma deve piuttosto manifestarsi all’interno delle relazioni di micro-potere, sfruttando tali relazioni medesime, evitando i grandi progetti rivoluzionari, e privilegiando le rivolte individuali o di gruppo, su singoli momenti e in specifiche occasioni: la resistenza dev’essere sempre resistenza locale. Quando un gruppo, una minoranza o un popolo intero dice: “Non ubbidisco più”, di fronte a un potere che giudica ingiusto, rischia la vita – questo movimento mi sembra irriducibile. Perché nessun potere è capace di renderlo assolutamente impossibile. Qualcuno l’altro giorno, sempre su FB, citava l’ex presidente Pertini il quale incitava i cittadini a cacciare via, gli amministratori corrotti e incapaci, a pedate e con i bastoni.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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acquaNessun uomo entra mai due volte nelle stesse acque, perché l’acqua non è mai la stessa, ed egli non è lo stesso uomo. Anche se si tratta del Mare di Ulisse, il mare è l’acqua più pura e più impura. Per i pesci che la popolano è potabile e permette loro di vivere, mentre per gli esseri umani è imbevibile e nociva. Il filosofo greco Eraclito traeva origine dalla consapevolezza del mistero che circonda l’umanità, ma anche dall’impotenza di squarciare il velo della non-conoscenza. Da tale buio proviene l’angoscia esistenziale, schiacciata dalla volontà di indagare, di risolvere razionalmente gli interrogativi che opprimono gli esseri umani. La risposta da alcuni è ritenuta impossibile, altre volte una falsa soluzione è prospettata dal possesso dei beni terreni, mezzi per godersi la vita, eludendo il fine ultimo. E il tempo impietoso trascina i suoi passi e non concede tregua. Inseguendo le ombre di sogni impossibili e brancolando tra i tentacoli dei problemi sociali e individuali, l’uomo alla fine solamente si accorge che il suo percorso sta per volgere al termine e spesso capita che non abbia neppure la possibilità di avvedersene, fulminato sul sentiero della vita dalla sorte avversa, senza aver avuto la possibilità di trovare risposte.

Forse una storia era destinata a durare perché non era una storia d’amore. Era una storia di pioggia e di sole, di vento e di calma, d’attesa e passione, d’amicizia e condivisione, di tempo e concretizzazione, di sintonia e incomprensione, di silenzi e rumori. Non era una storia d’amore. Era una storia. Con dentro l’amore. O, forse, era amore. Con dentro una storia… Così l’uomo scopre, avendone l’opportunità, che Lei manca ma non si può dire. Manca al di là del mancabile. Manca il fatto di non poterle dire che manca. Allora la follia induce a scrivere su di un foglio bianco con una penna senza inchiostro, per scrivere, urlando, che Lei non c’è in maniera spropositata. Senza lasciare spazio tra le parole, perche una tale mancanza non consente fiato. Si continua a scrivere, pur senza inchiostro su carta bianca, un foglio bianco, vuoto, senza Lei. La Sua mancanza è la più presente di tutte le assenze.

Gli elementi fondamentali che caratterizzano il mondo in cui l'uomo è costretto a vivere sono il mutamento, il divenire e la contraddizione. Forse è questo il messaggio che il filosofo greco lanciava attraverso i suoi oscuri poemi, nei quali cercava di parlare ad una società profondamente mutata e che non sembrava disposta ad ascoltarlo. La guerra è il padre del mondo, diceva Eraclito, e la realtà è un perpetuo fluire e trasformarsi di tutte le cose. Lo stato di quiete che appare a volte nelle cose, in realtà non è altro che un precario equilibrio fra forze opposte. E’ come una lucida follia, oppure l’oscura chiarezza. Il tutto privo, in apparenza, di qualsiasi senso logico. L’uomo è riuscito a inventare tutto tranne la soluzione ai mali gravi, alla melanconia alle assenze e alla morte. Vivere allora si trasforma in un atto imposto di cui pesa la scelta all’origine, sicuramente diversa se fosse stata concessa, in un fantasiosa ipotesi, la libertà di decidere se affacciarsi alla vita oppure no. E i macigni in cui il passo inciampa durante il cammino esistenziale sono tanti e diversi tra loro.E alla fine ci attende l’abisso. “O viva morte, o dilettoso male,/come puoi tanto in me, s'io nol consento?” come scriveva Francesco Petrarca. Allora ci vorrebbe qualcuno che ci facesse capire che la conciliazione degli opposti non può essere compiuta solo nel pensiero, ma anche nella realtà sociale. Biasimando la mentalità bigotta, i comportamenti superstiziosi della gente o l’uso di adorare delle immagini che è lo stesso che parlare col muro.

In piedi davanti al mare
meravigliato della propria meraviglia:

io un universo d’atomi
un atomo nell’universo.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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