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Parla Nesci, nella foto, e dice: «Non mi sento ridimensionato»

Il comandante della Polizia municipale di Vibo commenta con distacco la scelta del sindaco Limardo di ritirargli la competenza su vari settori dopo il maxi-blitz della Finanza

«Non mi sento ridimensionato, non sono deleghe importanti quelle ritiratemi».

 

 

Così il comandante della Polizia municipale di Vibo Valentia, Filippo Nesci, intervistato – a margine delle celebrazioni della Virgo Fidelis – a proposito della riorganizzazione degli uffici decisa dal sindaco Maria Limardo, all’indomani della notizia della maxi indagine della Dda di Catanzaro.

Il dirigente, che prima si occupava anche di Urbanistica e di una serie di servizi diversi dall’Area vigilanza, smentisce quindi di sentirsi declassato dopo le disposizioni che il primo cittadino ha deciso e che tanti commentatori hanno considerato un giro di vite, effetto delle nuove attenzioni degli investigatori dell’antimafia.

Nesci, che qualche consiliatura fa aveva subito anche l’onta della sospensione, ha inoltre affermato di «non avere processi in corso, di non essere rinviato a giudizio», trovandosi d’accordo con la collega Adriana Teti che aveva prefigurato una certa normalità nel binomio indagine-dirigenza.    

LaCNEWS

Ecco chi sono i commercialisti inquisiti

Venerdì, 22 Novembre 2019 14:28 Pubblicato in Alto Tirreno

L’operazione Matassa sottende una truffa da 33 milioni di euro

L’operazione Matassa fece luce su un’associazione a delinquere con base a Praia a Mare e ramificazioni in tutta Italia accusata di truffa allo Stato.

Furono arrestate 14 persone.

Nel vortice dell’inchiesta finirono anche i famosi Aquafans di Praia a Mare e Acquapark di Torremezzo di Falconara, sequestrati insieme ad altre 22 società.

 

 

 

Per esse le Fiamme Gialle rilevarono evidenti discrasie dei dati inerenti acquisti e vendite, desunti dalle dichiarazioni annuali Iva, con quelli delle uscite e delle entrate desunte dalle indagini finanziarie, che evidenziavano la inconciliabilità delle stesse.

Dette società, in effetti, avevano saldi dei conto correnti vicini allo zero.

La Finanza aveva evidenziato “un ampio disegno criminoso posto in essere dagli indagati. Il fine era la costituzione, amministrazione e gestione di un gruppo formato da 24 società riconducibili per rapporti di rappresentanza legale, di lavoro e partecipazioni sociali ai medesimi soggetti

L’operazione Matassa è continuata con l’interdizione dalla professione per cinque commercialisti e un ulteriore sequestro di beni per oltre 3 milioni.

Ma chi sono i commercialisti inquisiti?

Eccoli. si tratta di Antonio Perricone, 45 anni, di Paola; Raffaele Rizzo, 58 anni; Lorenzo Guagliano, 46 anni; Ciriaco Monetta, 54 anni (nella foto) e Maria Giuseppina Cardaciotto, 64 anni ambedue di Belvedere Marittimo.

Incredibile ma vero!

La Procura di Paola entra nella “zona grigia”

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di indagini dirette dal Procuratore della Repubblica di Paola Dott. Pierpaolo Bruni e dalla Dott.ssa Maria Francesca Cerchiara, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare del divieto temporaneo di esercizio della professione di commercialisti

 

e sequestri preventivi per equivalente per oltre 3.450.000,00 euro nei confronti di 5 commercialisti, emessa dal Gip Tribunale di Paola Dott.ssa Maria Grazia Elia.

I reati contestati ai diversi indagati, vanno dal concorso nel reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici a quello di indebita compensazione di cui agli artt. 3 e 10 quater, co. 2 del D. Lgs. n. 74/2000.

L’attività d’indagine, muovendo dalle risultanze dell’operazione “Matassa”, che aveva portato all’arresto di 14 persone, ha interessato le condotte di 5 commercialisti che, mediante l’apposizione del visto di conformità su fraudolente dichiarazioni IVA, hanno consentito agli appartenenti all’associazione a delinquere la compensazione di fittizi crediti IVA per il pagamento di contributi, imposte, ritenute e cartelle esattoriali.

Le indagini, espletate anche mediante attività tecniche, hanno permesso di appurare il necessario e partecipe concorso dei professionisti al disegno criminoso.

L’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni IVA da parte dei commercialisti è risultata infatti essere indispensabile e necessaria per consentire all’associazione criminale di eludere i divieti e i vincoli posti dal legislatore a contrasto delle compensazioni di crediti IVA inesistenti.

Grazie a tale visto di conformità, i sodali hanno potuto fraudolentemente compensare, con crediti IVA inesistenti, contributi pensionistici i quali venivano valutati come assolti dall’Erario e dall’INPS e ritenuti, pertanto, utili sia alla formazione contributiva pensionistica futura che al conseguimento dell’indennità di disoccupazione.

Le indagini hanno consentito di disarticolare tale sistema fraudolento che vedeva la partecipazione continuativa di professionisti abilitati, impedendo a questi ultimi la reiterazione dei reati ascritti.

Inoltre, è stato emesso un avviso di conclusione indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p., per il reato di calunnia, nei confronti di 3 indagati che attraverso la presentazione di infondate querele e di atti di citazione puntavano a intimidire i militari operanti e ad ostacolare le indagini.

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