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Redazione TirrenoNews

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La ’ndrangheta “è classe dirigente” e se si guarda alle indagini che si stanno facendo nel Centro e nel Nord Italia “emerge sempre di più che ci sono dei soggetti vicini alla ’ndrangheta che gestiscono la cosa pubblica”, afferma Nicola Gratteri nell’intervista a “Presadiretta”.

E sul livello di pericolosità della ’ndrangheta nelle province di Catanzaro, di Cosenza, di Crotone e Vibo Valentia, il magistrato sottolinea: “Il nostro lavoro è quello di fare indagini a tutto tondo.

Il senso della paura e del limite l’ho vinto da tanti anni.

Con la morte ci ho discusso trent’anni fa. Bisogna ragionare con la paura, bisogna controllare la paura, non farsi prendere dal panico. Penso di poter fare tante cose importanti, tante cose belle, con l’aiuto dei miei ragazzi, dei miei colleghi che sono meravigliosi”.

Gratteri parla dei meccanismi veri del potere, delle camere “non istituzionali”, camere che non sono trasparenti in cui si decidono le cose. Traccia un racconto dell’ingresso massiccio della ’ndrangheta dentro la Massoneria.

“La ’ndrangheta ha potuto fare il grande salto di qualità perché è in contatto con medici, ingegneri, avvocati, professionisti. In alcune logge massoniche deviate – prosegue Gratteri – c’erano tre incappucciati e tra questi, ci dice un collaboratore di giustizia, anche dei magistrati.

Questo grande salto di qualità ha consentito alla ’ndrangheta di entrare nella stanza dei bottoni, l’obiettivo non è più solo vincere l’appalto ma indicare se l’opera deve essere costruita e dove deve essere costruita. La politica è debole e così la ’ndrangheta è diventata classe dirigente”. (agi)

Non capisco perche' un magistrato non possa fare il ministro della Giustizia".

Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, racconta come e' andata la vicenda della sua mancata nomina a ministro della Giustizia nel governo Renzi.

E lo fa in un'intervista a Riccardo Iacona che andra' in onda oggi alle 21.15 su Rai3 nello spazio 'Iacona Incontra', novita' della nuova stagione di 'Presadiretta' che parte appunto domani.

Due anni fa, nel febbraio del 2014, proprio negli studi del programma, Iacona aveva chiesto a Gratteri se fosse disposto a fare il ministro in caso di richiesta.

E dopo l'intervista Gratteri incontra Renzi che lo inserisce nella lista dei ministri.

"Ero nell'elenco dei sedici ministri - racconta il magistrato - e ho accettato perche' mi era stato garantito di avere carta bianca nel fare le riforme che servivano a far funzionare il processo penale, quelle riforme che servivano a non rendere conveniente delinquere". Poi e' andata a finire diversamente.

Gratteri la spiega così: “La verità è che sostanzialmente io sono troppo indipendente, non sono collocabile in nessuna corrente.

Sono un ribelle, per natura un rivoluzionario, una persona che non vuole essere collocata da nessuna parte né appartenere a qualcosa o a qualcuno.

Al potere non interessa se tu sei di destra o di sinistra o di centro, il potere vero vuole che ci sia sempre qualcuno sopra di te che garantisca per te”.

Gratteri durante l’intervista parla anche della collaborazione avuta con il governo Letta e successivamente con il governo Renzi che ha prodotto un rapporto fatto di 150 punti.

“Abbiamo cercato di far funzionare il codice di procedura penale perche’ il motivo principale per cui i reati si prescrivono è che i processi non si celebrano per cose banali, apparentemente irrilevanti.

Per esempio quando uno dei tre componenti del collegio cambia, il processo ricomincia da capo.

E intanto i mesi passano e il reato si prescrive.

Ogni giorno in Italia ci sono 44mila uomini della polizia penitenziaria, 10mila di questi ogni mattina sono in giro per l’Italia perché devono portare l’imputato o il testimone di giustizia in aula a testimoniare.

Tutto questo costa 70 milioni di euro l’anno.

Soldi con cui potremmo assumere cancellieri, segretari, uomini della polizia penitenziaria.

Questo è un solo articolo della riforma, passato alla Camera e fermo al Senato”.

A giudizio di Gratteri, con il solo intervento sulla semplificazione procedurale o con queste idee applicate “i tempi del processo si ridurrebbero tranquillamente del sessanta per cento”.

In questo modo quel 60% dei processi che vanno in prescrizione non andrebbero in prescrizione.

“La gente non crede in noi perché non ha fiducia, perché non diamo risposte.

Noi dobbiamo intervenire sui reati cosiddetti ‘bagatellari’, io ho bisogno – dice ancora il magistrato nell’intervista televisiva – che la gente creda in me perché se oggi do risposte su una truffa online, domani la stessa persona mi denuncia un’estorsione, mi denuncia un’usura”.

Otto mesi fa è diventato procuratore capo di Catanzaro, “sono arrivato qui e ho trovato una grande difficoltà, ogni sostituto mediamente ha 1000/1100 fascicoli”.

Questo vuol dire vuol dire che il 50% verranno prescritti, moriranno in questo ufficio”. (agi)

La presidente del consiglio Linda Morelli il giorno prima della Befana ha convocato il consiglio comunale in sessione straordinaria per il giorno 17 gennaio2017 , alle ore 15.00.

Un solo punto all’ordine del giorno:

“La soppressione della tenenza della Guardia di Finanza nel complessivo tema della tenuta della legalità.

 

Dell’ordine pubblico e della sicurezza nel nostro territorio”

Si parlerà di come possa essere possibile conservare ad Amantea la tenenza della guardia di Finanza per garantire legalità e sicurezza e garantire l’ordine pubblico.

Sembra un compito impossibile dopo le giustificazioni portate dal comandante provinciale.

Non viene indicata né la presenza on consiglio del Prefetto, nella qualità di responsabile provinciale dell’ordine pubblico, dei quadri superiori della Guardia di Finanza e, tantomeno, dei politici del PD ai quali ci si è rivolti finora, tra cui la Bruno Bossio ed il Ministro Minniti.

Sterile, ove vera, la voce relatva alla inesistenza della agibilità della scuola Pizzini di Paola offerta gratuitamente dall’ente provincia quale sede della Guardia di Finanza di Paola dove confluirebbero gran parte delle unità ora in servizio ad Amantea.

E’ noto infatti che i comuni superano facilmente queste difficoltà che il “popolino” presume siano davvero ostative.

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