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“Fusse che fusse la vorta bona” diceva Nino Manfredi nella edizione di Canzonissi ma del 1959.

 

Lo ricordiamo, forse erronea mente, perché il senatore Barbanti, già del M5s, ha insistito molto “ sulla necessità di vederci chiaro in ordine ai debiti dell'Asp di Cosenza e alle procedure per il loro accertamento”.

Sulla stessa linea il direttore generale Fatarella e perfino Bernardino Scarpino, direttore di Aiop Calabria, il quale poi ha aggiunto: “«Noi abbiamo fatto la nostra parte senza ricorrere alla pratica delle tangenti o della corruzione o all'aiuto benevolente di politici o dirigenti pubblici ma semplicemente avviando cause e ottenendo sentenze e lodi arbitrali che, come tutti sanno, non sono uno scippo o una rapina a mano armata bensì un istituto procedurale previsto dai codici della Repubblica italiana e sottoposto ai controlli e alle verifiche di vari gradi di giudizio.

 

Fanno benissimo dunque dirigenti e senatori a chiedere comunque ulteriori approfonditi accertamenti di tutti i tipi anche sulle modalità e sulla correttezza dello svolgimento dei giudizi, sulla nomina degli arbitri, sul rispetto del contraddittorio e sulla linearità dell'operato dei giudici.

E ancor meglio dicono quando chiedono che, una volta acclarato tutto ciò e individuate le responsabilità per i danni erariali, siano sanzionati i colpevoli. Attendiamo che si dia corso a quanto giustamente chiesto. E in fretta. Ci permettiamo solo di aggiungere che ci aspettiamo anche che alla ottima parlata sia conseguente la buona razzolata di pretendere il pagamento immediato dei debiti eventualmente riconosciuti come dovuti in favore di legittimi creditori e non pagati da anni”.

Ma ci voleva il senatore Barbanti per sollecitare i doverosi accertamenti contabili e penali e per sanzionare chi sbaglia?

Ma dove è la giustizia in Calabria?

E pensare che stiamo parlando della sanità!

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Se non si dimette da solo lo dimettiamo noi

E stamattina dopo giorni di “agonia” il centrosinistra guidato da Gianni Papasso è giunto all’epilogo e ben 9 consiglieri hanno presentato congiuntamente le dimissioni

I consiglieri Mario Guaragna e Luciano Gaetani avevano lanciato un appello alle forze di minoranza , un appello accolto.

E così stamattina i nove consiglieri Giuseppe Azzolino, Giuseppe Cerchiara, Elda Cosenza, Luigi Cosenza, Gianluca Gallo, Mario Guaragna, Nicola Leone, Mimmo Lione e Vincenzo Pricoli «nel prendere atto che nel corso della seduta di consiglio comunale di ieri sera il sindaco non ha ritenuto di assumere alcuna determinazione a seguito del venir meno della sua maggioranza, così di fatto consegnando il Comune a una situazione di precarietà e fragilità, inconciliabile con le esigenze di governo, specie alla luce della situazione sociale e economica si sono dimessi «al fine di determinare lo scioglimento del consiglio e il ritorno alle urne già nella prossima primavera».

Nei prossimi giorni il prefetto di Cosenza nominerà un commissario.

Cassano 3 novembre

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“Il gup del Tribunale di Cosen za, Sergio Caliò, ha rinviato a giudizio l'impren ditore cosentino Piero Citrigno, 63 anni, l'impren ditore Fausto Aquino, 59 anni e tre ammini stratori delle società, riconducibili a Citrigno, fallite.

 

Ovvero: Rosanna Grillo, 57 anni di Squillace; Tommaso Funari, 57, e Massimo Zimbo, 46 anni, entrambi di Cosenza.

Per loro il processo inizierà il prossimo 12 aprile.

Secondo l'accusa - rappresentata dai pm Giuseppe Cozzolino, Donatella Donato e Giuseppe Cava - avrebbero distratto illecitamente fondi dalla disponibilità delle due società fallite, danneggiando i creditori. Tra questi ci sono diversi giornalisti del quotidiano "Calabria Ora", edito in periodi diversi, dalle società editoriali "Cooperativa editoriale calabrese (Cec)" e "Paese Sera editoriale".

 

La prima è stata dichiarata fallita dal tribunale a gennaio del 2012.

La seconda nel 2013.

L'inchiesta nasce da una complessa attività di indagine condotta dalla Guardia di finanza di Cosenza che ha spulciato una serie di documenti e sentito un numero cospicuo di giornalisti e dipendenti delle società.

Aquino - in qualità di presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante della cooperativa editoriale calabrese fino al 14-1-2009 nonché di amministratore di fatto della stessa (società dichiarata fallita dal tribunale di Cosenza in data 11-1-2012 -, Rosanna Grillo - nella qualità di amministratore unico e legale rappresentante della società fallita a partire dal gennaio 2009 - Pietro Citrigno - in qualità di amministratore di fatto e direttore generale della Cec - avrebbero distratto l'intero complesso aziendale in favore di Paese Sera editoriale.

 

Per la pubblica accusa, Massimo Zimbo - in qualità di amministratore unico e legale rappresentante di Paese Sera editoriale srl (dichiarata fallita dal tribunale di Cosenza il 16 gennaio del 2013) - dal 18-12-08 al 21-06-2010, in accordo con Pietro Citrigno, amministratore di fatto della società fallita, allo scopo di favorire a danno dei creditori (in particolare l'erario e gli istituti previdenziali), taluno di essi, avrebbe eseguito pagamenti a favore della cooperativa editoriale calabrese arl mediante bonifici, con addebito del conto corrente (intestato alla società fallita) acceso alla Bcc di Cosenza per un ammontare complessivo pari a 141.500 euro per il 2009 e 363.778 euro per il 2010. Con l'aggravante - scrivono i pm - di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità.
Tommaso Funari - in qualità di amministratore unico e legale rappresentante di Paese Sera editoriale srl - dal 21-6-2010 al 28-11-2012, in accordo con Piero Citrigno, allo scopo di favorire a danno dei creditori (in particolare erario e istituti previdenziali) taluni di essi, avrebbe eseguito pagamenti a favore della Cec mediante bonifici con addebito sul conto corrente della società fallita acceso alla Bcc di Cosenza per un ammontare complessivo di 351.951 euro per il 2010 e 495.830,39 euro per il 2011.

 

Funari, sempre in accordo con Piero Citrigno, allo scopo di favorire, a danno dei creditori, taluni di essi avrebbe eseguito pagamenti in favore dello stabilimento tipografico De Rose mediante assegni bancari tratti dal conto corrente della società fallita.

Inoltre - è scritto nel provvedimento firmato dai magistrati Cozzolino, Donato e Cava - sempre in accordo con Citrigno allo scopo di favorire a danno dei creditori (in particolare erario e istituti previdenziali), taluni di essi avrebbe eseguito un pagamento a favore della Bcc di Cosenza mediante versamento dell'assegno bancario dell'importo di 693.100 euro emesso dalla Pieffe Holding sul conto corrente intestato alla società fallita acceso alla Bcc filiale di Cosenza, estinguendo così parzialmente l'esposizione debitoria esistente verso l'istituto di credito. Con l'aggravante - conclude l'accusa - di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità.

In diverse occasioni gli indagati avrebbero omesso il versamento dell'Inps delle ritenute previdenziali operate sulle retribuzioni relative ai lavoratori nel periodo compreso tra il mese di gennaio 2009 e ottobre 2011 per un importo complessivo di 301.791 euro.(Corriere della Calabria)

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