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Redazione TirrenoNews

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Se occorreva la certificazione del fallimento della politica nella nostra terra, eccone un’altra prova tombale!

E non è strano che se ne accorga anche Bankitalia!

Dice Bankitalia che mediamente ogni anno “scappano” dalla Calabria oltre 2500 laureati: 26mila in 10 anni.

Non dice, però, quanta “altra forza lavoro” è scappata.

Verso il centro nord, verso l’ Europa.

E quanta altra si accinge a scappare.

Lo scrive la filiale di Catanzaro della Banca d’Italia nell’annuale rapporto sull’andamento dell’economia in Calabria.

Secondo il rapporto «nel decennio 2006-2016 la fuoriuscita netta dalla Calabria è stata pari a circa 26mila laureati, un sesto dei residenti con lo stesso titolo.

La perdita di capitale umano è essenzialmente ascrivibile ai movimenti verso il Centro Nord e, in misura minore, alle migrazioni verso l’estero».

In compenso la Calabria importa braccianti.

Da ogni parte del mondo.

E c’è di peggio.

Il rapporto annuale sull’economia regionale realizzato dalla Filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, con la collaborazione della filiale di Reggio Calabria sostiene che “L’attività economica, in Calabria, durante il 2017, «è cresciuta in misura modesta, in linea con l’anno precedente»

E poi conclude che gli indicatori di povertà restano ai massimi nel Paese.

I livelli di Pil e occupazione restano tuttavia ancora distanti da quelli del 2007, ultimo anno prima della crisi, e anche la distribuzione dei redditi resta uguale».

Insomma la politica degli ultimi 10 anni è stata un vero fallimento

Per il lavoro e per la sanità non ci resta che emigrare fuori dalla Calabria.

E pensare che anche la stampa da eco a chi sostiene che “va tutto bene, madama la marchesa”

E per chi ama La Calabria, la sua terra, non resta che sperare nella rivoluzione!

Tangenti in cambio di favori e multe di autovelox annullate, Comandante Polizia Locale di Tursi tra le cinque persone arrestate nell’operazione Velomatic della Polizia di Stato di Matera

Si chiama Velomatic l’operazione di Polizia Giudiziaria condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Matera.

Alla conferenza stampa hanno partecipato il Vice Questore Fulvio Manco e il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Matera Pietro Argentino.

Le cinque persone arrestate sono accusate a vario titolo di concussione per induzione, corruzione e truffa aggravata. In carcere è finito Giovanni Sanchirico, classe 1954, residente a Tursi e comandante della Polizia Locale di Tursi mentre sono agli arresti domiciliari Ottavio Chiappetta, classe 1972, imprenditore residente a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza e titolare della ditta Beta Professional Consulting srl, Maria Rubolino, classe 1971, residente a Nova Siri e compagna di Giovanni Sanchirico, Egidio Siepe, classe 1960, residente a Rocca Imperiale e dipendente dell’azienda Beta Professional Consulting srl e Antonio Iantorno, classe 1966 collaboratore di Ottavio Chiappetta e intermediario tra il Comandante di Polizia Locale e l’imprenditore.

L’inchiesta è partita dalle indagini avviate a seguito dell’incendio di una BWM intestata ad un dipendente dell’ufficio tecnico del Comune di Scanzano.

Sono state avviate intercettazioni telefoniche ed una in particolare è stata utile per avviare questa seconda inchiesta denominata “Velomatic”.

La telefonata “galeotta” è stata quella tra il Comandante della Polizia Locale di Tursi, Giovanni Sanchirico e una vigilessa del Comune di Scanzano.

In questa conversazione Sanchirico spiegava come funzionava il sistema di autovelox forniti dall’azienda Beta Professional Consulting srl e l’affare che consentiva di annullare le multe in cambio di ricompense, favori o denaro.

Prima di seguire gli arresti all’alba di questa mattina nel mese di gennaio la Polizia aveva già eseguito perquisizioni nell’azienda Beta Professional Consulting srl sequestrando telefoni, server e computer aziendali.

Velomatic ha individuato due tipi di reato: uno legato alle tangenti elargite al Comandante dall’imprenditore che forniva gli autovelox e l’altra legata all’annullamento delle multe, per le quali era richiesto un euro ad ogni cittadino che si presentava al Comando di Polizia Locale.

Tenuto conto che sono state eseguite tra le 13 mila e le 15 mila multe nel periodo preso in considerazione gli investigatori ritengono che sono stati incassati almeno 5 mila euro.

Per quanto riguarda la tangente incassata su una cifra che poteva variare tra i 1000 e i 2400 euro per ogni autovelox l’imprenditore versava al Comandante della Polizia Locale 391 euro.

Il Comandante di Polizia Locale di Tursi incassava il denaro attraverso bonifici versati sul conto corrente della compagna, che è finita ai domiciliari.

Oppure pretendeva ricompense o favori che andavano da un carico di legna e alla promessa di un’assunzione del futuro genero.

Michele Capolupo

La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)

Da sassilive.it

I militari della Compagnia della Guardia di finanza di Vibo Valentia hanno individuato, nel comune di Pizzo, una vastissima piantagione di marijuana, della qualità notoriamente conosciuta come “skunk”.

La coltivazione era effettuata in 20 serre ed insistente su un appezzamento di terreno di oltre un ettaro, interessava un totale di 89.624 piante di varia altezza, gran parte delle quali già giunte a fioritura e, pertanto, pronte per essere sottoposte alla successiva fase di essiccazione.

Al momento del massiccio blitz operato dalle Fiamme gialle sono state sorprese sette persone intente a coltivare parte delle innumerevoli piante. Si tratta di G. D., 43 anni, e P. M., 34 anni, cittadini italiani; D. T., 23 anni, originario del Mali; B. A. 23 anni, originario della Guinea; T. M., 33 anni, K. B., 33 anni, e T. S., 35 anni, (gli ultimi tre tutti originari della Costa d’Avorio), tratti in arresto in flagranza di reato e associati alla Casa circondariale di Vibo Valentia.

Oltre alle 20 serre già in coltura, è stata altresì rilevata l’esistenza di un’estesa area già predisposta per l’impianto di ulteriori 3200 piante, posizionate in vivaio in appositi contenitori di polistirolo. 

Quella scoperta dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia è apparsa sin da subito una vera e propria azienda agricola, estremamente strutturata e munita di ogni elemento produttivo necessario per la coltivazione e la successiva distribuzione dello stupefacente: teli, mezzi, utensili, un capillare ed ingegnoso sistema di irrigazione automatico, aeratori, un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica, buste, bilance di precisione e, “last but not least”, ben 5 braccianti di nazionalità extraeuropea, regolarmente pagati per lo svolgimento delle mansioni loro affidate. 

In prossimità della piantagione i militari hanno scoperto anche l’esistenza di una casa colonica che, formalmente disabitata, era in realtà adibita sia allo stoccaggio e all’essiccazione della marijuana sia a modulo abitativo per gli addetti agli illeciti lavori.

I finanzieri vibonesi, in esecuzione di quanto prontamente disposto dal Pm di turno presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia, Benedetta Callea, tempestivamente informata della scoperta, hanno proceduto all’arresto delle sette persone individuati in loco ed al sequestro dell’intera piantagione, di un ingente quantitativo di stupefacente già essiccato e di tutta l’attrezzatura scovata all’esito delle approfondite attività di perquisizione eseguite. 

L’autorità giudiziaria ha disposto, inoltre, previa opportuna campionatura, l’estirpazione delle piante di canapa indiana e l’immediata distruzione delle medesime.

Le coltivazioni, a fioritura completa, avrebbero prodotto circa 8 tonnellate di marijuana.

Lo stupefacente, una volta essiccato ed immesso sul mercato, avrebbe fruttato un profitto, sul mercato illegale, pari ad almeno 20 milioni di euro.

Un duro colpo inferto dalla Compagnia della Guardia di finanza di Vibo Valentia a quella che rappresenta, ad oggi, una delle più fruttifere forme di business della criminalità calabrese.

Le indagini delle Fiamme Gialle, dirette dal sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Benedetta Callea, sono ancora in corso di esecuzione al fine di accertare eventuali ulteriori responsabili nell’attività illecita.

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