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L’omicidio-suicidio nelle campagne di località Arderia.

Indagano i carabinieri di Mileto e della Compagnia di Vibo

Omicidio-suicidio a Mileto.

 

 

 

Saverio Milidoni, pensionato di 83 anni ha ucciso la moglie Concetta Furci, di 82 anni, e poi si è tolto la via impiccandosi a Paravati, località Arderia.

La donna soffriva da tempo di disturbi psichici, ma nulla lasciava presagire il gesto del marito che dopo il fatto di sangue si è tolto la vita.

Un passante si è accorto della tragedia avvertendo i carabinieri subito accorsi sul posto insieme al magistrato di turno della Procura di Vibo.

Ancora da ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

SEGUONO AGGIORNAMENTI

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Elezioni Consiglio Collegio Direttivo dei Geometri della provincia di Vibo Valentia.

Giorno 16 giugno 2018 si sono tenute le Elezioni del Consiglio Direttivo dei Geometri della provincia di Vibo Valentia per il quadriennio 2018 / 2022.

 

Per tale circostanza le proposte di governo per la gestione dell’ente erano due “Il rinnovamento della Professione” e lista uscente “Continuità gli iscritti prima di tutto” con il presidente Giuseppe Preiti.

L’assemblea degli iscritti che nella provincia di Vibo Valentia è composta da n. 320 geometri, ha eletto nella seduta del 16/06/2019 i seguenti componenti del consiglio:

Geom. Preiti Giuseppe

Geom. La Valle Nicola Luigi

Geom. Ariotta Domenico

Geom. Barbieri Pasquale

Geom. Impellizzeri Antonio

Geom. Piro Biagio

Geom. Carnovale Domenico

Consiglio che si è insediato il 3 Luglio per eleggere le cariche interne secondo la seguente disposizione:

Geom. Preiti Giuseppe (Presidente)

Geom. Carnovale Domenico (V. Presidente)

Geom. Impellizzeri Antonio ( Segretario)

Geom. Barbieri Pasquale ( cassiere)

Geom. Piro Biagio Consigliere

Geom. Ariotta Domenico Consigliere

Geom. La Valle Nicola Luigi consigliere

Il primo consiglio è stato anche un momento di dibattito e confronto tra gli eletti per ribadire i motivi che hanno spinto i 7 candidati a chiedere il consenso dei colleghi.

Unanime la convinzione che il momento, non certo idilliaco che la categoria sta vivendo, a qualsiasi livello, Provinciale, Regionale, Nazionale, ha contribuito a renderci responsabili e ci fa prendere coscienza delle problematiche professionali.

Dopo aver ascoltato anche i colleghi iscritti dell’intera provincia, crediamo sia necessario e assolutamente inderogabile rilanciare la categoria per impedire che in futuro la nostra storia possa volgere al declino.

Ci attiveremo affinché la governance nazionale ( Consiglio Nazionale e cassa di Previdenza) si mobiliti per frenare la sempre più continua e inesorabile ombra che si abbatte sulla nostra professione a causa del sempre maggiore impoverimento delle competenze, e per la mancata rivisitazione ed attualizzazione del Regolamento Professionale fermo ancora al 1929;

Crediamo sia indispensabile, alla luce delle tante proteste, una seria riflessione sulla possibile rivisitazione del sistema contributivo sempre più iniquo è insostenibile

Ma è sul territorio regionale e provinciale che bisogna giocarsi la partita della tutela della categoria tentando di invertire la rotta rispetto ad azioni discriminatorie che, in questi anni, sono state consumate nei nostri confronti in particolare negli enti pubblici.

In un clima di assoluta collaborazione con le altre categorie professionali e nel pieno rispetto dei ruoli e delle competenze voglia contribuire alla crescita e allo sviluppo del nostro territorio, mettendo a disposizione esperienza e professionalità.

Con la stessa forza chiediamo però rispetto e dignità, quella dignità conquistata sul campo con anni e anni di professionalità e costante presenza.

I Geometri, tecnici di frontiera, categoria più prossima alle piccole esigenze di cittadini e enti pubblici, ha conquistato un ruolo nella società che intende consolidare, valorizzare, difendere.

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Vibo Valentia. Svolta nelle indagini sull’autobomba che il 9 aprile scorso ha ucciso il 42enne Matteo Vinci e ferito gravemente il padre a Limbadi, nel Vibonese.

 

 

 

 

Dalle prime luci dell’alba è scattata un’operazione antimafia dei carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo e del Ros che stanno eseguendo 6 provvedimenti di fermo a carico di altrettanti esponenti della famiglia Mancuso.

I fermi sono scaturiti dalle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e riguardano i Di Grillo-Mancuso, vicini dei Vinci – che con la famiglia della vittima hanno da tempo un contenzioso per dei terreni confinanti – e imparentati con alcuni dei boss del noto clan di ‘ndrangheta di Limbadi.

I FERMATI Ecco i nomi delle persone fermate nell’ambito dell’inchiesta sull’autobomba che il 9 aprile scorso ha ucciso il 42enne Matteo Vinci e ferito gravemente il padre a Limbadi: Vito Barbara, 28 anni (marito di Lucia Di Grilllo), Domenico Di Grillo, 70 anni, Lucia Di Grillo, 28 anni (figlia delle coppia Grillo-Mancuso), Rosina Di Grillo, 36 anni (figlia delle coppia Grillo-Mancuso), Rosaria Mancuso, 63 anni (moglie di Domenico Grillo), Salvatore Mancuso, 46 anni (fratello di Rosaria).

Ed ecco cosa dice Gratteri

   In seguito agli arresti dei Mancuso-Di Grillo, il procuratore capo di Catanzaro esorta i vibonesi a ribellarsi: «Non devono più sottostare al dominio mafioso, oggi siamo nelle condizioni di dare risposte sul piano giudiziario»

Le indagini che hanno portato all’esecuzione di un fermo di indiziato di delitto a carico di sei persone, componenti della famiglia Di Grillo-Mancuso di Limbadi, per l’omicidio di Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco, avvenuto attraverso un’autobomba piazzata sulla loro auto il 9 aprile scorso, svelano gli interessi criminali dei fermati.

In particolare, gli inquirenti coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal procuratore capo Nicola Gratteri, hanno appurato che i tutti i violenti fatti criminali perpetrati rientravano in un feroce piano estorsivo dei Mancuso ai danni dei Vinci, in atto fin dal 2014 e finalizzato all’acquisizione della vasta proprietà terriera dei Vinci, confinante con quella dei Mancuso, determinati all’acquisizione ad ogni costo della proprietà tanto da ricorrere a qualsiasi mezzo, tra cui l’eliminazione fisica di tutti coloro che avessero intralciato il loro disegno criminale.

Nel complesso, le attività svolte hanno consentito, durante la fase investigativa, di procedere all’arresto per detenzione di armi e munizioni di due degli odierni fermati, Domenico Di Grillo nell’immediatezza dell’attentato perché trovato in possesso di un fucile da caccia con 40 proiettili, e Rosaria Mancuso con una pistola ed un fucile automatico con oltre 200 proiettili di vario calibro, armi nell’effettiva disponibilità degli arrestati.

All’esito dell’attività di questa notte, sono stati raggiunti dal provvedimento di fermo anche le due figlie della coppia, Lucia, 29 anni, e Rosina, 37 anni, nonché il genero Vito Barbara, 28 anni, e Salvatore Mancuso, 46 anni, fratello di Rosaria, a vario titolo interessati oltre all’azione del 9 aprile, anche al tentativo di omicidio perpetrato ai danni di Francesco Vinci il 30 ottobre 2017 quando lo stesso era stato vittima, sotto la minaccia di una pistola, di una feroce aggressione con un forcone e un’ascia.

A fare il punto in conferenza stampa anche il procuratore Nicola Gratteri.

«Ci troviamo dinanzi all’esternazione di un potere mafioso sul territorio, non è una semplice lite fra vicini - ha detto il procuratore di Catanzaro -.

Quel terreno doveva essere dei Mancuso, con le buone o con le cattive. Per noi era importante risolvere questo caso e ciò è stato possibile grazie ad una Polizia giudiziaria di qualità ed i risultati si vedono.

In questa indagine ha lavorato il colonnello Mucci del Ros insieme agli uomini del Comando provinciale di Vibo».

Da Gratteri un’esortazione ad una reazione collettiva alla pervasività mafiosa. «I vibonesi - ha detto - non devono sottostare al dominio di queste famiglie mafiose, ci sono le condizioni affinché la comunità si ribelli e denunci.

Noi siamo nelle condizioni di dare risposte sul piano giudiziario.

A Vibo - ha concluso - c`è la più alta percentuale di massoneria deviata e insieme mafiosa d’Italia, ma anche qui, in questo territorio, qualcosa sta cambiando in positivo. La gente deve convincersi che l’aria sta cambiando»

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