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Avevano rubato delle bottiglie di alcolici e generi alimentari all’interno di un supermercato di Simbario, occultando la merce fra i vestiti.

Non avevano però fatto i conti con i carabinieri della Stazione di Nardodipace che si trovavano stamane all’interno dello stesso supermercato.

Dopo aver attentamente seguito i loro movimenti, i militari dell’Arma hanno deciso di intervenire con una perquisizione personale che ha dato esito positivo.

Ad essere quindi fermati per il reato di furto aggravato ed essere posti agli arresti domiciliari sono stati Dumbrava Costel e Dumitrascu Costel, di 44 e 48 anni, di nazionalità rumena, residenti a Simbario.

Rispondono di furto aggravato dinanzi al Tribunale di Vibo che si occuperà nelle prossime ore della convalida dei due fermi.

La merce rubata, per un valore complessivo di 70 euro, è stata restituita al proprietario del supermercato.

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Ancora un'aggressione al personale di Polizia penitenziaria.

Questa volta si è verificata nel carcere di Vibo Valentia.

A renderlo noto sono Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale.

 

Un detenuto di origine marocchina, già trasferito da altri istituti per i suoi comportamenti violenti - si precisa in una nota - ha aggredito tre agenti di Polizia penitenziaria.

Infatti, sembra che si tratti dello stesso detenuto, a rischio radicalizzazione islamica che nello scorso mese di giugno ha aggredito il comandante della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia.

Questa volta, a farne le spese, si legge sempre nella nota del Sappe, sarebbero stati i tre agenti, i quali hanno riportato contusioni giudicate guaribili in due e tre giorni.

«Non è accettabile che la Polizia penitenziaria continui a subire aggressioni, senza che l'amministrazione metta in atto iniziative concrete, dimostrando un'inversione di tendenza rispetto al passato - denuncia il sindacato di Polizia penitenziaria - se ci fossero le condizioni sarebbe opportuno che il detenuto, ormai plurirecidivo, venisse espulso e mandato a scontare la pena nel suo paese».

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Per la Suprema Corte, le condotte dell’ex presidente della sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia sono di estrema gravità

E' stata confermata dalla Cassazione la rimozione dalla magistratura di Patrizia Pasquin, ex presidente del Tribunale civile di Vibo Valentia condannata in via definitiva per corruzione in atti giudiziari a due anni e otto mesi di reclusione.

La Suprema Corte hanno infatti respinto - con il verdetto 22427 depositato oggi - il ricorso della Pasquin contro l'espulsione dall'ordinamento giudiziario deciso nei suoi confronti dal Consiglio superiore della magistratura con decisione depositata il 28 luglio 2017.

Ad avviso della Cassazione, non merita obiezioni la pronuncia disciplinare del Csm che "ha rilevato l'estrema gravità dei fatti, evidenziando che il reato di corruzione in atti giudiziari commesso da un magistrato costituisce una condotta che attinge al massimo livello di intollerabilità da parte dell'ordinamento, qualunque e di qualunque entità ne sia l'utile che se ne trae, ed è fonte di discredito per la magistratura".

Nel caso della Pasquin, secondo i giudici, il verdetto del Csm non ha riscontrato "alcun elemento idoneo a fornire una qualche parvenza di giustificabilità nel comportamento dell'incolpata, tale da indurre ad una riflessione sull’eventualità di una graduazione della sanzione".

Patrizia Pasquin, tra l'altro, "con atti contrari ai doveri di ufficio" - ricorda la Cassazione - aveva favorito una persona a lei legata da "stretti rapporti personali" in un procedimento, la cosiddetta vicenda 'Ventura', nel quale avrebbe dovuto astenersi dalla trattazione di una procedura fallimentare che riguardava il suo conoscente, "ricevendo in compenso continuative forniture di derrate" alimentari. 

Patrizia Pasquin (in foto), 64 anni, residente a Tropea, è stata presidente della sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia e prima ancora pm alla Procura di Vibo.

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