Il processo sul Fiume Oliva continua in Corte d’Assise a Cosenza.
A presiedere il giudice Garofalo ed a latere il giudice Lo Feudo.
Come noto il processo per disastro ambientale ha 5 imputati tra cui l’imprenditore Coccimiglio di Amantea ed altre quattro persone proprietarie dei terreni risultati inquinati dopo analisi e carotaggi effettuati.
Nell’ultima udienza, difesa e pubblica accusa hanno concordemente ed opportunamente deciso di acquisire preliminarmente agli atti la documentazione tecnica, sulla quale sarebbero dovuti essere ascoltati i testi Dattola, Trozzo e Chiappetta, dell’Arpacal e Rosanna De Rose,consulente della procura di Paola.
La prossima udienza è fissata per il 22 giugno.
Tra le parti civili costituite in giudizio, ricordiamo, ci sono diversi familiari di persone decedute
per patologie tumorali contratte, presuntivamente, a causa dell’inquinamento ambientale, i comuni di Serra D’Aiello, S. Pietro ed Amantea; il ministero dell’Ambiente, la regione Calabria, la Legambiente calabrese, il Wwf, altre associazioni ambientaliste (Anpana, Vas, e Forum Ambientalista), la Cgil di Cosenza ed il Comitato Civico “Natale De Grazia” di Amantea.
Resta sempre meno spiegabile come sia possibile la costituzione tra le parti civili dei comuni che hanno riempito il letto del fiume dei propri rifiuti come dichiarato nella penultima sessione processuale riunione dal geometra del comune di Aiello Calabro, rifiuti sembra mai rintracciati durante le indagini , quasi fossero scomparsi, od intesi ricadenti tra quelli emersi dalle indagini condotte per conto della procura della repubblica di Paola
Per quanto l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, abbia certificato che la valle è luogo in cui sono stipati veleni di ogni sorta, non c’è un dato un dato scientifico sulle cause, perché non è stato mai attuato il ripetutamente annunciato registro tumori e mai condotte analisi specifiche sulla popolazione della valle.
E resta sempre inspiegabile come mai le recenti analisi sulle acque dell’oliva abbia dato risultati positivi ( nemmeno colibatteri e colifecali) mentre alcuni anni fa di esse si concludeva la inutilizzabilità per uso umano, agricolo e zootecnico.
Le popolazioni del posto, sebbene oramai sfiduciate, attendono da troppi anni una parola di certezza sull’inquinamento e sulle responsabilità.
Giuseppe Marchese
Forse le buche ( non solo buche ma tutto quello che crea pericolo a chi cammina ad Amantea) che sono presenti un po’ dappertutto sulle carreggiate e sui marciapiedi impedisce di alzare gli occhi e per questo non si vede lo stato di grave difficoltà nel quale verso il ficus di Via margherita e la palma della Chiesa matrice.
La palma ha le cime più meno alte curve verso il basso e ingiallite, segno evidente della mancanza di acqua e di concimazione adeguata.
Nessuno che la curi. Nessuno che le dia un pò di acqua ed un po’ di concime. Sopravvive grazie a se stessa. Ma non sappiamo fino a quando.
La palma poggia su un fondo verticalizzato che nemmeno raccoglie la poca acqua piovana che la natura somministra dal cielo
Il ficus di Via margherita che venne violentato da persona sconosciuta e che venne salvato da poche mani e pochissimi cuori versa anche lui un’altra volta in condizioni precarie. Se si alzano gli occhi infatti si nota che le foglie più in alto sono piccole e giallastre , segno che non hanno sufficiente acqua.
Due gli elementi da tenere in considerazione.
Uno il fatto che siano state tagliate inopinatamente le radici aeree che procuravano alimentazione aggiunta.
L’altro il fatto che nessuno la innaffi e la concimi. Peraltro anche il ficus ha un fondo verticalizzato che nemmeno raccoglie la poca acqua piovana che la natura somministra dal cielo.
Roba da restare allibiti! L’Italia ospita i profughi dell’Africa e dell’Asia ma non fa nulla per gli “taliani” nati e pasciuti nella nostra nazione (ma è una nazione?).
Non è certamente il primo caso, né l’unico, ma sicuramente il più paradossale e vergognoso!
Almeno mi pare. Ma giudicate voi!
Abbiamo scritto di una signora che ha denunciato la propria volontà di occupare un alloggio popolare( ovviamente sfitto) visto che a giorni sarà buttata fuori dall’alloggio perché non riesce a pagare più il fitto.
Non trova un lavoro. Se lo avesse pagherebbe la casa dove vive e dove viveva con il suo compagno che il Signore si è portato via.
Si è rivolta al comune e le è stato detto che non è in graduatoria!
Ha chiesto di esservi inserita ma le è stato detto che ci vuole il nuovo bando
Ha chiesto quando sarà bandito ma nessuno le ha dato risposta
E’ disperata ma nessuno se ne cura
C’è chi invece non si dispera ed approfitta di un alloggio sotto le stelle.
Parliamo della tenda di Peppino che al momento è in ospedale.
Una tenda sul demanio marittimo che è stata giudicata abusiva con intimazione di sgombero.
Ora c’è un altro amanteano che deve lasciare la propria abitazione perché non riesce a pagare il fitto e che ha deciso di occupare abusivamente un alloggio abusivo!
Oddio forse non proprio abusivamente perchè sembra che ci sia un accordo con il legittimo proprietario
convinto che solo se occupata la sua tenda stelle sotto il cielo non sarà sgomberata e lui se e quando tornerà potrà avere ancora un simil tetto sopra la testa.
Anzi una coabitazione forse è anche una cosa buona.
I due mancati profughi potranno scambiare quattro chiacchiere , magari sbocconcellare un panino in due, non essere più soli, farsi forza uno con l’altro
Anche lui è andato al comune a presentare il suo caso chiedendo soccorso ed in specie almeno un alloggio.
Ed anche a lui è stato detto di presentare domanda di inserimento negli aventi diritto ad un alloggio popolare, ma rivoltosi all’ufficio ha avuto anche lui la obiezione che deve essere indetto il bando.
Ad ambedue qualcuno ha suggerito di attendere l’estate , di farsi una fortissima abbronzatura e di sbarcare fingendosi profughi e gridando “Allah akbar”.
Spes ultima dea. Chissà che gli credano ed anche a loro diano un letto e tre pasti giornalieri.