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Il mistero dei “tonnetti” dalla spina bifida. Dove sono? LA BUFALA!

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Ricordate la vicenda degli alletterati dalla spina bifida?

Ci fu un gran clamore con tanto di articoli sui giornali e sui siti web. Anzi, qualcuno a proprie spese fece fare analisi approfondite ad un laboratorio privato “scoprendone la pericolosità”.

 

Si trattava probabilmente di una “passa”, così si chiamano in gergo marinaresco, quando i pesci muovono da un luogo ad un altro ed in questo viaggio in genere in gruppo vengono pescati .

Ne vennero segnalati a Fiumefreddo Bruzio, a Campora san Giovanni, a paola, a Fuscvaldo, a San Lucido.

Ora non più!

Recentemente, a fine agosto 2015, gli stessi Euthynnus allitteratus sono stati , invece, pescati nelle acque antistanti a Gallipoli.

Ammazza che giro!

I tonnetti alletterati, quindi, avrebbero invertito la rotta verso il nord, scendendo, attraversando il canale di Sicilia, piegando a sinistra e risalendo la costa ionica calabrese, per costeggiare la penisola salentina prima verso sud e poi verso nord.

Ma alcuni Gallipolesi ( si chamano così?) hanno appositamente contattato Stefano Piraino, docente del Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’ateneo salentino, secondo il quale non si tratterebbe di spina bifida, bensì. “Si tratta di una fusione distale delle spine neuronali vertebrali”

In sostanza lo scienziato ha sostenuto che il fenomeno è datato e spazialmente diffuso ( Baia di Augusta, coste del Cilento 2011, coste calabresi 2014, eccetera ).

 

Infine ha ricordato il fenomeno della biomagnificazione , cioè il processo di accumulo degli inquinanti nei pesci predatori ed ha concluso che “ Insomma, è probabilmente meglio mangiare alici che non gli alletterati”.

Ma è di questi giorni il pregevolissimo intervento del Prof. Fabio Marino , Docente di Ittiopatologie e tecniche diagnostiche, del Dipartimento di Chimica, Farmacologia e Biologia Ambientale UNIME e Vice Presidente della Società Italiana di Patologia Ittica, il quale chiarisce il fenomeno attualmente sotto il controllo degli organi preposti.

D)Si può parlare di spina bifida o è una bufala?

Alcuni pesci, negli ultimi mesi, sono stati inviati al Centro di Ittiopatologia Sperimentale della Sicilia per le indagini del caso. I tonnetti presentano una struttura fibrocartilaginea che congiunge ventralmente ed in direzione cranio caudale i processi emali delle vertebre, e si fonde con la colonna vertebrale vera e propria in prossimità dell’inserzione della pinna caudale, simulando l’esistenza di una doppia colonna vertebrale.

La definizione di spina bifida comporta una schisi, cioè una mancata fusione dei corpi vertebrali, che può implicare una apertura a Y, ma sul piano trasversale, della colonna vertebrale con fuoriuscita del midollo spinale e delle membrane che lo avvolgono. Questo, quindi non è il caso dei tonnetti e l’identificazione della lesione è errata. Non si tratta nemmeno di sdoppiamento della colonna, la cui corretta denominazione sarebbe “diplospondilia”, perché la seconda finta colonna non è tale, non è costituita da vertebre, né tantomeno contiene alcun midollo spinale all’interno.

Si tratta di una condizione fisiologica, normale nel tonnetto, nota da tempo per quanto riportata solo su pochi testi scientifici, addirittura considerata caratteristica di specie; verosimilmente questa caratteristica della spina dell’ ”alletterato” è correlata ad un adattamento funzionale che in tal modo conferisce maggior robustezza alla colonna fornendo un punto di inserzione per i muscoli scheletrici che permettono il nuoto. Quindi nessun problema per i tonnetti, nessuna correlazione con l’inquinamento e nessun rischio per il consumatore.

Questa particolare spina è conseguenza dell’inquinamento marino?

Lo escludo. E’ un fatto fisiologico, pensi che in America lo considerano un criterio di riconoscimento della specie, una sorta di “caratteristica”. La presenza di tracce di metalli pesanti è comune nei tunnidi per il fenomeno del bioaccumulo e non è detto che tali elementi siano correlati all’insorgenza di patologie.

Altre considerazioni contribuiscono a sfatare il mito della cosiddetta “spina bifida”?

Le anomalie congenite interessano una percentuale infinitesimale di una popolazione ittica, ma qui tutti i tonnetti la presentano; i teleostei colpiti da patologie sono più deboli e finiscono per essere predati, mentre i tonnetti sono quasi sempre catturati a traina, quindi capaci di seguire e afferrare l’esca prima dei consimili (sembrerebbero i più forti anziché i malati).

Insomma prof Marino, possiamo stare tranquilli e continuare a consumare questi gustosi tonnetti?

Per quanto concerne i controlli, mai come adesso i pesci sono oggetto di studio da parte del mondo della ricerca e di continuo monitoraggio sanitario da parte degli Enti preposti, ASL e IZS. Se venisse fuori qualche risultato importante, qualche rischio anche ipotizzato per il consumatore, l’intera comunità ne sarebbe informata immediatamente.”

Cogliamo l’occasione per ringraziare sia il professor Fabio Marino, sia Palmira Mancuso.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Novembre 2015 11:57
Redazione TirrenoNews

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