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La deputata M5s Dalila Nesci ha scritto volutamente una lettera ironico-satirica alla Ennio Flaiano, indirizzata a Franco Iacucci, capo della segreteria della presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio.

Nella missiva la parlamentare ha chiesto al governatore Oliverio la revoca degli incarichi di Luca Mannarino, capo di Fincalabra, di Santo Gioffrè, commissario dell'Asp di Reggio Calabria, e di Antonio Belcastro, commissario dell'Aou Mater Domini di Catanzaro.

La parlamentare ha chiesto anche il recupero delle somme, da parte del presidente Oliverio, ironicamente ribattezzato 'Scopellerio', relative a tutti gli incarichi dirigenziali conferiti illegittimamente secondo la Ragioneria generale dello Stato.

«Parliamo – ha spiegato la deputata nella sua lettera – di oltre 15 milioni di euro; dati, direbbe Carlo Emilio Gadda, 'cinobalanicamente', fuori delle regole».

La deputata vuole che il presidente Oliverio provveda al «ritorno di quelle somme, che potrebbero essere utilizzate anche per mantenere a Vibo Valentia, spogliata per intero, la sede di Fincalabra».

Per Nesci, che accusa Oliverio di non aver mai risposto alle sue innumerevoli richieste, «un ennesimo mutismo del presidente della Regione sarebbe prova che è ormai un bandolero stanco, che su un cavallo bianco, col suo tormento lontano va, dov'è silenzio».

La lettera si caratterizza per il tono incalzante.

Per la parlamentare a Oliverio «manca il tempo di rispondere al telefono, che gli squilla a vuoto con la melodia di 'Fuori dal tunnel', di Caparezza.

«Dott. Iacucci, Lei e l'Avvocato Pignanelli – ha ironizzato Nesci – siete messaggeri importanti, per cui Le chiedo di riportare al medesimo, perché rappresenti all'Onorevole Oliverio, il fatto che da 5 mesi è stato eletto Governatore della Regione, non già Capo dell'opposizione, la quale appare scomposta e friabile, sorda e zitta, quando dovrebbe essere di ferro».

Inoltre, secondo la parlamentare Cinque stelle, piuttosto che dare risposte il governatore regionale sta perdendo tempo nell'esposizione pubblica «di disservizi, disavanzi e disfunzioni, cercando in tutti gli uffici e depositi della Regione, di modo da trovare anche 'il ragionier Patò' nascosto in una cantina».

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Nella Bibbia l’agnello identifica il simbolo sacrificale per eccellenza.

L’agnello sacrificale, nei contesti evangelici come l’Ultima Cena e la cena di Emmaus, o in riferimento alla celebrazione della Pasqua ebraica, è associato alla figura di Cristo.

Cristo l’incolpevole, Cristo il buono, Cristo il giusto, Cristo il migliore.

Se non fosse così non sarebbe certo un sacrificio.

Il sacrificio dell’agnello è prassi anche in politica, dove talora, si immola qualcuno per sfamare il popolo.

Ovvio che ci sono sostanziali differenze.

Per esempio, in politica l’agnello sacrificale viene scelto da quelli che ritengono di dover sopravvivere per poter continuare il loro mestiere, la loro professione di politici, i loro interessi.

Diamo comunque atto che si tratta di una scelta difficile, e che spesso è obbligata.

Una scelta, cioè, imposta da una situazione difficile per tutti, così che il sacrificio diventa una distrazione per le masse che si sorprendono di un fenomeno di cannibalismo, ma che apprezzano il sacrificio loro offerto, con una sorta di indifferenza circa l’agnello; come a dire non importa chi sia il sacrificato importante è invece che ci sia un sacrificato.

Per altri invece la scelta dell’agnello è simbolicamente pregna di significato

Spesso serve a dire che si tratta del “loro peggiore” o se volete “ del meno migliore”.

E talvolta serve per dare senso a chi resta,quasi che essi in tal modo siano mondi dal peccato originale e di peccati successivi.

Tanto posto chi sarà l’obbligato agnello sacrificale della giunta Sabatino?

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Erano molte le auto dei carabinieri che ieri sostavano davanti alla caserma di via R. Mirabelli.

E la caserma era piena di carabinieri pronti al loro delicato ed importante servizio.

Raramente si sono visti tanti Carabinieri ad Amantea ; occorre risalire con la memoria ai tempi della operazione Nepetia.

Poi le auto hanno raggiunto i loro obiettivi, proseguendo il loro impegno per tutta la serata e parte della notte.

Si sussurra che siano state seguite decine e decine di perquisizioni.

Ovviamente non trapela nessun nome. E tantomeno trapelano i risultati raggiunti.

Sembra certo, però, che l’operazione consegua, da un lato, al recente rinvenimento del fucile a canne mozze al momento all’esame del RIS, in uno ai proiettili, che pare siano anche essi all’esame balistico per accertarne eventuali compatibilità con altri proiettili rinvenuti od esplosi in altre occasioni, e dall’altro, al pentito Foggetti le cui dichiarazioni possono portare ad una Nepetia 2.

Dichiarazioni che fanno paura. Una notte di paura che probabilmente non sarà l’unica .

Peraltro Amantea sembra accerchiata dalle indagini e dagli investigatori di tutte le armi( Carabinieri, Digos, Guardia di Finanza) , come probabilmente mai o, comunque, molto raramente.

E sembra questo il segno evidente della nuova e fortissima attenzione da parte della Magistratura, dopo anni di sostanziale silenzio.

Merito certamente della DDA che coordina tutte le forze dell’ordine chiamate a delicate indagini che coinvolgono anche il comune ed i suoi amministratori e dirigenti, forse di oggi e di ieri.

Non manca in questo scenario anche la Procura Paolana con le sue precise attenzioni su fatti anche non recenti del comune.

Ed Amantea aspetta paziente che tutto questo lavoro porti a risultati tangibili che pongano fine ad un sistema che sta uccidendo la parte migliore di questo antico paese.

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