Consegnarono a 3 imprenditori trevigiani 35mila kg di funghi porcini
Gli imprenditori fecero sparire subito i funghi e non pagarono mai il conto
I titolari delle due aziende polacche fornitrici dei funghi iniziarono un processo civile.
Intendevano recuperare circa 220 mila euro
Sono passati 8 anni dal 2006 e non si è giunti nemmeno alla prima sentenza
I due polacchi hanno dichiarato «In Italia non si combina nulla. È la quarta volta che arriviamo dalla Polonia per niente: il processo continua a essere rinviato. Siamo stufi».
E poi hanno aggiunto: «Questo è un girone infernale. Non è Europa».
Poi hanno concluso: « Rinunciamo anche ai soldi che ci è costata la truffa»
Insomma di fronte ad otto anni di tribunale tra attese e rinvii hanno scelto di non presentare il conto ai tre imputati, accusati di falso, truffa e riciclaggio.
Di fronte a tali comportamenti abbiamo la conferma ai nostri timori ( se non certezze) : l’Italia , la patria del diritto è anche la patria delle ingiustizie .
8 marzo è nel mondo la giornata della donna.
La giornata della libertà della donna.
La giornata dell’affrancamento da ogni vessazione, da ogni differenza( in negativo), dal dolore, dalle privazioni, dalla sofferenza.
Ma è anche la giornata del riscatto della donna e soprattutto della donna-madre.
Tante le celebrazioni un po’ dappertutto
Tante le mimose anche se un po’ passate, sfiorite, come sembra sfiorita questa celebrazione che appare sempre più doma ed antica.
Pochi hanno ricordato le donne del Venezuela.
Le nostre donne, le nonne, le madri, le studentesse. Italiane di prima, seconda o terza generazione che soffrono i problemi di un paese che si trova ad una svolta.
Un paese che vede da un lato un legittimo governo, quello di Maduro , post Chavez, e dall’altro le altrettanto legittime proteste e democratiche opposizioni di una grande parte del popolo venezuelano per una situazione difficile.
Un popolo in piazza per ragioni sociali ed economiche prima che politiche
Ad iniziare dalla insicurezza.
Nella sola Caracas si registrano oltre 150 morti di morte violenta solo nei fine settimana.
Non solo , ma da molti mesi mancano generi alimentari di prima necessità: latte, zucchero, farina, pane, carne ecc...
Non solo, mancano anche medicine per la dialisi, le cardiopatie ecc...
E giovani e donne protestano
Sono donne dalla forza immensa come le Madri di Plaza de Mayo che magari semplici casalinghe, spesso analfabete, hanno combattuto da una posizione di disparità assoluta rispetto al potere e senza ricorrere alle armi una battaglia dando luogo ad movimento che vive ancora oggi
A loro ed alle donne tutte del Venezuela l’augurio di Buon 8 Marzo insieme all’augurio di un futuro migliore per se se stesse , per le loro famiglie, per i loro figli.
A loro ed alle donne tutte del Venezuela l’augurio di non dover più scendere in piazza per avere pane, medicine e sicurezza.
Ci sono i fatti e le interpretazioni. I primi sono lì da vedersi, oggettivi, crudi nella loro nudità; le seconde invece sono per natura personali e Rizzo Stalin cambiano a seconda dei soggetti. Un morto è un morto, un morto innocente è un morto innocente ma c’è chi pensa che – nel caso delle foibe – gli uomini, le donne crivellati di colpi e lasciati cadere mezzi vivi in buche profondissime a morire di inedia, meritassero quella fine. Qualcuno la pensa così, anche nelle civilissime e moderate istituzioni milanesi.
Stalin fu uno dei più feroci dittatori della storia dell’umanità, forse il peggiore per il numero di vittime. In trentun anni di governo col pugno di ferro – anzi d’acciaio (da cui il soprannome) – fece morire fra le 20 e le 60 milioni di persone fra gulag, fucilazioni di massa e la carestia Ucraina, privata di tutto il grano a disposizione.
Josif Džugašvili, questo il suo vero nome, passava le nottate a firmare condanne a morte, cui alla fine aggiungeva un numero in matita rossa (+5.000, +6.000): altre persone che il Kgb doveva fucilare, scegliendole a caso, solo per dimostrare la potenza del Capo supremo.
Ma le interpretazioni, come sempre, differiscono: «61 anni fa moriva. Oggi è un reciproco di Hitler, il suo nome serve a combattere il Comunismo. Il solo suo ricordo fa però tremare i padroni, ha edificato il primo paese socialista, senza di lui il nazismo avrebbe vinto. La sua esperienza non è fallita, è invece fallita la sua revisione. Il suo nome russo si traduce in “acciaio”. STALIN. Terrore dei fascisti e dei falsi comunisti. Onore e Gloria a te!!!».
Così scriveva oggi sulla sua bacheca l’ex deputato (nel senso che non siede più nei banchi di Montecitorio, ma prende il vitalizio di 4.500 euro netti al mese in barba alla solidarietà proletaria), oggi europarlamentare, Marco Rizzo. Ora noi siamo per la libertà di pensiero e di parola, non vogliamo certo una legge Scelba al contrario: Rizzo può vedere la storia come vuole, è libero di idealizzare figure come Stalin, Kim Jong Il (per la cui dipartita espresse dolore e presentò le proprie condoglianze al popolo nordcoreano), Chavez e Maduro. È libero di non vedere la realtà preferendole un feticcio estraneo. Del resto in tanti cercano di sfuggire al mondo: chi con l’alcol e la droga, chi con l’immaginazione e chi con l’ideologia.
Rizzo StalinA farci schifo, semmai, è la generale accettazione di opinioni folli come queste. Chi inneggia a Hitler o a Mussolini viene giustamente stigmatizzato se non deriso nella sua ignoranza. Chi inneggia, oltre a Stalin, a Lenin o Che Guevara – dimenticandosi che il primo diede vita a repressioni sanguinose per mezzo del suo braccio armato, la Čeka mentre il secondo era solito far fucilare gli omosessuali senza alcun motivo – viene graziato. Sì, magari gli si dice che sbaglia ma l’indignazione non arriva da ogni parte.
Specie dalle parti della sinistra moderata – quella che imbarcò Rizzo nella sventurata avventura del secondo governo Prodi – dove, pur con tutti i distinguo, continuano ad esistere morti di serie A e di serie B. di Matteo Borghi da L’intraprendente.
NdR Feticci, idoli che da destra a sinistra diventano dei per un popolo che non accetta le verità.