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Mentre il secondo arrivato e suo prossimo sfidante al ballottaggio, Fernando Haddad del Partito dei Lavoratori, annuncia o per meglio dire auspica un largo fronte democratico per impedire la vittoria al leader outsider della forza di destra, in Brasile (ma non solo) i media cercando di spiegarsi come possa essere avvenuto l’ennesimo boom ai danni dell’establishment dopo i vari shock firmati da Donald Trump, la Brexit e le elezioni del 4 marzo in Italia: la grande affermazione del Partito Social Liberale di Jair Bolsonaro, pur non raggiungendo la maggioranza assoluta che necessitava, è una sorpresa anche se negli ultimi tempi i sondaggi erano tutti dalla sua parte: l’ex militare che non ha mai nascosto simpatie per la dittatura ha sfruttato al meglio il momento di caos istituzionale, economico e anche di credibilità della politica (si veda le polemiche attorno a Dilma Rousseff o lo scandalo Lava Jato che ha coinvolto un altro ex presidente, Lula da Silva), sapendo capitalizzare pure bene il sempre maggior consenso ottenuto sui suoi canali social. E così, come nel caso di Trump, nel giro di due anni si è trasformato da personaggio di colore della destra brasiliana a macchina da voti e uomo di punta di un fronte autoritario, puntando su alcuni suoi cavali di battaglia quali la sicurezza sociale, l’ordine e la lotta alla corruzione, vero grande neo degli ultimi leader del Partito dei Lavoratori, cui non hanno giovato le vicende giudiziarie di Lula. (agg. R. G. Flore)

LE BORSE NON TEMONO BOLSONARO

Il presidente “estremista” che piace però alle Borse: secondo il commento del Sole 24ore, il primo turno delle elezioni brasiliane non vede un “crollo” in Borsa, ma anzi.

I mercati sembrano “non disdegnare” il candidato del Partito Social Liberal: privatizzazioni, deregolamentazione e decentralizzazione dai poteri centrali sono i punti più importanti del programma economico di Bolsonaro.

Al netto di qualche perplessità su come e dove verranno fatte le privatizzazioni, i mercati finanziari preferiscono l’ala più estremista rispetto al “simil Lula” Haddad che in campagna elettorale ha più volte “glissato” sulle riforme che servono al Brasile per uscire dalla recessione, spiega ancora Marzia Redaelli sul quotidiano economico.

EX PRESIDENTE ROUSSEFF PERDE SEGGIO

Jair Bolsonaro al 46%, Fernando Haddad al 28%: sono questi i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile che fanno del candidato di estrema destra il favorito assoluto per il ballottaggio del 28 ottobre.

Una sconfitta molto dura per la sinistra verdeoro, con il Partito dei Lavoratori che ha visto ridimensionarsi il proprio consenso in alcune aree tradizionalmente legate allo schieramento di Haddad. Come riportato dall'Huffington Post, però, il Partito dei Lavoratori ha retto in alcune delle sue storiche roccaforti: è successo nel feudo del Nordest del Brasile, dove i nove stati che riuniscono alcune delle regioni più povere del paese non hanno tradito Haddad, in testa con risultati anche superiori al 60%. Tre fra i più importanti dirigenti nazionali del Partito dei Lavoratori, però, stati sconfitti. Clamorosa batosta per l'ex presidente Dilma Rousseff, candidata per uno dei due seggi della Camera alta in gioco nello stato di Minas Gerais e favorita nei sondaggi, che sembra invece aver pagato lo scandalo corruzione che l'ha travolta, essendo finita addirittura quarta. (agg. di Dario D'Angelo)

HADDAD CERCA "FRONTE DEMORATICO"

Non si dà per vinto Fernando Haddad, il candidato del Partito dei Lavoratori - e quindi dell'ex presidente Lula - dopo il primo turno delle elezioni in Brasile che ha visto Jair Bolsonaro affermarsi con il 46,2% dei voti quando lo scrutinio delle schede è quasi ultimato. Haddad, come riportato da Rai News, ha subito lanciato un appello per riunire un "fronte democratico" da opporre al candidato dell'estrema destra. Secondo Haddad, il ballottaggio è "una opportunità inestimabile" di "unire le forze democratiche" del Brasile in una campagna presidenziale nella quale sono "in gioco i nostri valori". In un breve saluto ai suoi militanti andato in scena in un albergo di San Paolo, oltre a ringraziare l'ex presidente Lula da Silva per il suo appoggio, Haddad ha già detto di essersi messo in contatto con altri candidati della sinistra e del centrosinistra - il laburista Ciro Gome, l'ambientalista Marina Silva e Guilherme Boulous (estrema sinistra) - per preparare il fronte anti-Bolsonaro. (agg. di Dario D'Angelo)

SALVINI ESULTA PER BOLSONARO

Sarà necessario il ballottaggio per eleggere il nuovo presidente del Brasile, ma c’è già uun vincitore: parliamo di Jari Bolsonaro, candidato dell’estrema destra che ha raccolto oltre il 46 per cento dei consensi. Giunti al 98,75 per cento dello scrutinio, Bolsonaro non ha raggiunto quota 50 per cento dei consensi e il prossimo 28 ottobre se la vedrà ai ballottaggi con Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori che si è fermato al 28,9 per cento dei voti. “Ho la certezza che vinceremo al secondo turno”, il commento del nazionalista. E arrivano le prime reazioni internazionali sul risultato del voto nel paese sudamericano: “Anche in #Brasile si cambia! Sinistra sconfitta e aria nuova! #goBolsonarogo #Bolsonaro @jairbolsonaro #BrasilDecide”, le parole di un soddisfatto Matteo Salvini sui social network. Queste le sue parole ai microfoni di Non Stop News: " In Brasile Bolsonaro ha raccolto tantissimi voti, il vento sta cambiando ovunque. Non capisco alcuni giornalisti italiani che danno del "razzista-nazista-xenofobo" a chiunque solo perché chiede più ordine e sicurezza per i cittadini".

BOLSONARO SFIORA IL 50%

Sfonda Jair Bolsonaro, candidato dell'estrema destra alle elezioni presidenziali del Brasile. Quando è stato scrutinato l'80% dei voti Bolsonaro ha ottenuto il 48,03% delle preferenze, un risultato che per pochi decimali non gli consegna la vittoria al primo turno ma lo rende di fatto il superfavorito per il ballottaggio contro Fernando Haddad, il candidato del Partito dei Lavoratori, l'erede di quel Lula incapace di trasferire il proprio consenso personale al nuovo rappresentante della sinistra brasiliana, fermatosi al 26,74%. Come riportato da Rai News, il risultato di Bolsonaro è stato anche superiore a quello degli ultimi sondaggi, che nelle migliori delle aspettative gli attribuivano poco più del 40%. La sua vittoria ha trascinato anche i candidati legislatori o governatori che gli hanno garantito il loro appoggio. Basta vedere cos'è successo nella lotta per la poltrona di governatore di Minas Gerais, dove Romeu Zena, del Partido Novo, con il 41% dei voti ha trionfato a sorpresa eliminando dal ballottaggio il governatore uscente del Partito dei Lavoratori (Pt), Fernando Pimental (22%).

BOLSONARO, "SENZA BROGLI AVREI GIA' VINTO"

Sarà dunque Jair Bolsonaro il grandissimo favorito nel ballottaggio per le elezioni presidenziali del Brasile che si terrà il 28 ottobre. Il candidato di destra, in una dichiarazione resa su Facebook Live, ha dichiarato che senza brogli sarebbe riuscito a diventare presidente già al primo turno:"Abbiamo ricevuto molte denunce: uno votava solo per il governatore e si chiudeva la scheda, oppure uno schiacciava l'1 e appariva da solo un candidato della sinistra. I reclami sono stati veramente tantissimi". Seduto vicino al suo consigliere economico, Paulo Guedes, Bolsonaro ha sottolineato che "il Brasile è ormai al bordo dell'abisso", per poi aggiungere: "E' un lavoro difficile, certo, ma non possiamo continuare a fare le stesse cose fatte durante gli ultimi trent'anni, avremo la responsabilità di decidere quali saranno i settori strategici del paese" perché "non vogliamo consegnare il nostro patrimonio a nessun'altra nazione". Bolsonaro però non vuol correre rischi ed evitare brutte sorprese in vista del ballottaggio, perciò ha lanciato un appello ai suoi sostenitori avvertendo che la campagna "non sarà facile" poiché i suoi rivali "hanno i miliardi"

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Madrid- «Ci sono già vari morti e moriremo tutti se non viene nessuno a salvarci».

È stato l’ultimo appello raccolto domenica pomeriggio da Helena Maleno, l’attivista della Ong Caminando Fronteras, da un barcone semi-affondato con a bordo 60 persone, fra le quali 20 donne e tre bambini, prima che si consumasse una nuova tragedia umanitaria al largo delle coste marocchine.

Sono rimasti alla deriva per due giorni, in attesa di soccorsi mai arrivati. «34 morti, fra i quali un neonato e un bambino, su un barcone con 60 persone che l'altro ieri è naufragato di fronte al Marocco», ha scritto oggi la Maleno nel suo account in Twitter, che rimanda all’hashtag #Fronterasur.

«Hanno chiesto aiuto per 24 ore e li hanno lasciati morire lentamente", ha aggiunto.

La Valero aveva lanciato domenica in Twitter l'allarme sulla scomparsa di un'imbarcazione "salpata dalle coste marocchine con 60 persone a bordo».

E ieri, sull'account della Ong Caminando Fronteras della rete sociale aveva inviato il messaggio urgente: «Sono già sette le persone morte e nessuno vuole andare a salvarle.

Esigiamo a Marocco e Spagna di coordinarsi per evitare una grande tragedia umana».

Secondo l'attivista e portavoce della Ong, l'imbarcazione, sulla quale viaggiavano una sessantina di persone di origini subsahariane, fra le quali 20 donne e tre bambini, salpata sabato sera da una spiaggia marocchina, è rimasta per due giorni alla deriva.

La cooperante spagnola, che fa base a Tangeri, in Marocco, aveva ricevuto la prima richiesta di aiuto dal barcone semi-affondato da parte degli stessi migranti, alle 5 di domenica 30 settembre, dopo che avevano già lanciato un Sos alle autorità marittime marocchine.

«L'ultimo contatto che abbiamo avuto con queste persone è stato alle 17,00 di domenica.

Erano disperate perché nessuno li soccorreva e dicevano che almeno dieci compagni erano già morti», ha spiegato la Maleno, citata dal quotidiano on line Publico.

Un portavoce del Salvataggio marittimo spagnolo ha assicurato a media iberici di aver offerto collaborazione e coordinamento alle autorità marocchine «per la ricerca e il salvataggio di questo barcone in acque marocchine, ma di non aver ricevuto risposta».

Ieri fonti della Marina marocchina aveva informato della localizzazione di un'imbarcazione diretta verso le acque spagnole con a bordo 17 persone originarie della regione magrebina del Rif, fra i 19 e i 30 anni di età, e di aver intercettato domenica altri due barconi con a bordo 112 marocchini, provenienti dalla stessa zona.

di Paola Del Vecchio

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Un oppioide sintetico fino a 100 volte più potente della morfina rappresenta un pericolo reale per chi ne abusa, ma anche per medici e poliziotti: l'inalazione di poche particelle può risultare letale.

 

 

 

L'epidemia di abuso di oppiacei che da qualche tempo preoccupa gli Stati Uniti non accenna a placarsi: secondo alcuni dati preliminari diffusi qualche giorno fa dalla US Drug Enforcement Administration, nel 2016 i casi di overdose sarebbero aumentati del 20% rispetto all'anno precedente, con oltre 59 mila decessi dovuti all'abuso di stupefacenti.

L'ultima e più grave minaccia nella famiglia degli analgesici è un oppioide sintetico chiamato Fentanyl, da 50 a 100 volte più potente della morfina: inizialmente sviluppato negli anni '60 per uso clinico, si sta ora diffondendo tra le droghe di strada dove spesso è mischiato e spacciato con eroina o altre sostanze.

In ambito clinico è impiegato in cerotti transdermici, lecca-lecca o pastiglie per la terapia del dolore cronico dei malati di tumore; in ambito criminale viene sintetizzato dai cartelli della droga messicani a un costo più basso di quello necessario per produrre eroina, con cui spesso viene mischiato per renderla più potente.

Il cantante americano Prince sarebbe morto il 21 aprile 2016 proprio per un'overdose di Fentanyl, farmaco che assumeva per alleviare il dolore causato da un operazione alla gamba.

Il Fentanyl, infatti, è così potente che è facile andare in overdose, anche inavvertitamente ed è molto difficile dosarne la quantità giusta: quella in grado di uccidere una persona potrebbe essere giusta per alleviare il dolore di un’altra.

Uno dei partecipanti a uno studio australiano sul Fentanyl commentò l’efficacia del farmaco dicendo che una volta provata «non si può tornare indietro», perché gli altri oppiacei, a confronto «sono merda».

Prince, una delle più grandi rockstar di sempre, è morto per un’overdose accidentale di Fentanyl, il potente antidolorifico oppioide sintetico, che stava assumendo per alleviare un dolore cronico all’anca.

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