
Riceviamo e pubblichiamo dall’ Associazione Nazionale Italiana Volo Libero il seguente comunicato stampa:
Nuova impresa di Aaron Durogati, pilota di Merano, che ha sfiorato il record mondiale di volo libero in parapendio volando per 509,6 chilometri.
Teatro della ammirevole prestazione l’immenso territorio tra gli stati brasiliani del Rio Grande del Nord e quello del Piauì dove ha toccato terra dopo oltre undici ore di volo in una zona denominata Chapada do Frio nei pressi di Paquetá, piccolo comune di sole 4.000 anime
Era decollato alle sei del mattino nei pressi di Caicó, cittadina di 60.000 abitanti sita nella regione del Seridó Ocidental, stato Rio Grande.
Durante il lungo volo verso ovest il parapendio di Durogati ha viaggiato a oltre 46 km/h di media, toccando la quota massima di metri 3.096 con il notevole guadagno di ben 2.900, essendo decollato da un’altitudine di soli 196.
Nei giorni precedenti il pilota aveva eseguito più voli alcuni anche oltre i 400 chilometri.
Gli attuali record del mondo maschile e femminile sono appannaggio di piloti brasiliani e stabiliti nel loro paese.
Il più recente quello rosa di Marcella Uchoa che nello scorso ottobre ha superato i 414 chilometri.
Più sostanzioso quello maschile realizzato nel 2016 da Donizete Baldessar Lemos con ben 572 chilometri.
La carriera del trentunenne pilota sud tirolese è costellata di successi a partire dal titolo europeo conquistato con il team azzurro nel 2010 per passare alle coppe del mondo del 2016 e del 2012 e finire alle molte altre vittorie.
È anche uno specialista di hike & fly, cioè la pratica del volo in parapendio alternata all’escursionismo, come dimostrano le sue partecipazioni alla X-Alps, la più lunga e dura gara di questa specialità.
Gustavo Vitali - Ufficio Stampa FIVL (registro CONI n. 46578)
Un report del Consiglio d’Europa, commentato da EU Observer, mostra come l’accesso a servizi essenziali in Grecia sia stato compromesso in modo devastante da otto anni di programmi di “salvataggio” europei. L’austerità ha inciso in modo pesantissimo anche sui servizi sanitari di base
e sull’istruzione, oltre ovviamente ad avere ridotto drasticamente il reddito e i posti di lavoro. L’unica domanda è quanto ci vorrà prima che questo lampante fallimento delle politiche europee - e dell’intera struttura di potere UE -inizierà ad avere conseguenze politiche proporzionate al disastro causato.
di Nikolaj Nielsen – Bruxelles, 6 novembre 2018
Anni di austerità spinta dalla Ue in Grecia continuano ad avere effetti devastanti su una popolazione alle prese con una povertà devastante e carenza di accesso alle cure mediche di base e all’istruzione. Così afferma un nuovo report del Consiglio d’Europa.
Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, ha dichiarato a EU Observer che i greci stanno tuttora soffrendo per le conseguenze dei salvataggi internazionali e per l’imposizione delle riforme strutturali.
“È molto difficile dire che va tutto bene, al momento. La gente sta ancora soffrendo” ha affermato questo lunedì (5 novembre).
I suoi commenti seguono la pubblicazione di un report di 30 pagine sull’impatto delle misure di austerità in Grecia, secondo il quale gli strascichi dell’austerità avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute, diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea, e avrebbero eroso la qualità dell’istruzione.
Tutto questo fa seguito anche alle dichiarazioni fatte dalla Commissione Europea in agosto, dichiarazioni secondo le quale la Grecia sarebbe tornata a essere un membro “normale” della moneta unica dopo essere uscita dal programma di salvataggio durato otto anni.
Ma la Mijatovic, che nel corso dell’estate ha visitato la Grecia, ha detto di essere stata colpita dalla profondità dei tagli compiuti perfino in ambiti come i servizi per la salute materna e infantile.
“Le conseguenze sono gravi”, ha detto, notando che queste hanno avuto un impatto ben visibile sulla popolazione.
Il suo report sottolinea in particolare come i servizi per la salute materna e infantile siano stati tagliati del 73 percento tra il 2009 e il 2012. Il governo ha inoltre ridotto di un quinto i finanziamenti pubblici per i servizi di salute mentale tra il 2010 e il 2011, e ulteriormente di più della metà tra il 2011 e il 2012.
“Il personale sanitario Greco ha avuto il salario ridotto due volte nel 2012. I finanziamenti agli ospedali pubblici, i servizi di cura, diagnosi e prevenzione delle malattie, tutto questo è stato ridotto del 20 per cento”, ha detto la Mijatovic.
I suicidi sono aumentati del 40 percento nel periodo tra il 2010 e il 2015. Le scarse condizioni igienico-sanitarie – a causa della carenza di prodotti per la pulizia – hanno determinato la morte di circa 3.000 pazienti a causa di infezioni ospedaliere.
L’aumento della povertà ha anche determinato il mancato accesso alle cure sanitarie per un maggior numero di persone, e la Grecia in quanto a copertura dell’assicurazione sanitaria è molto indietro rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei.
La Mijatovic descrive la legge greca sulle cure sanitarie di base, approvata lo scorso anno, come “una caduta” in termini di ciò che sarebbe necessario per riportare la Grecia alla normalità.
“Ora abbiamo una dichiarazione politica secondo la quale tutto andrebbe bene, ma sono certa che tutti siano consapevoli del fatto che c’è ancora moltissimo da fare”, ha dichiarato.
La Grecia ha ricevuto qualcosa come 288,7 miliardi di euro nel corso di tre programmi di salvataggio, e in cambio ha dovuto imporre un’ampia gamma di tagli a tutti i servizi sociali rivolti alle persone in difficoltà.
Circa un terzo dell’intera popolazione vive nella povertà estrema. Il numero dei senzatetto è aumentato di quattro volte.
Il terzo salvataggio, avvenuto nel 2015, ha imposto tagli ancora più severi, costringendo il parlamento Greco ad approvare ben sette pacchetti di misure di austerità. Sono state tagliate pesantemente le pensioni e aumentate le tasse, tra le altre cose.
La disoccupazione in Grecia è diminuita, attestandosi un po’ sopra il 19 per cento, ma rimane il valore più alto di tutta la Ue – seguita dalla Spagna col 14,9 per cento e dall’Italia con il 10,1 per cento.
Un giovane in Grecia è quello che ha la minore speranza in tutta la Ue di trovare un lavoro, a causa del tasso di disoccupazione giovanile al 37,9 per cento. La disoccupazione giovanile in Spagna invece è al 34,3 per cento, seguita dall’Italia col 31,6 per cento.
EU Observer – Henry Tougha | novembre 9, 2018 alle 6:57 am | URL: https://wp.me/p56cLj-4gv
Amici, oggi, finalmente, voglio darvi una bella notizia che arriva dal lontano Pakistan: Asia Bibi, una donna contadina di fede cristiana dopo otto lunghi anni di prigionia, accusata ingiustamente di blasfemia e condannata alla pena capitale nel lontano 2010, è stata liberata. Ma cosa aveva combinata questa donna sposata, con due bambini, che è stata costretta a subire maltrattamenti, ingiurie, percorse, finanche stupri? Aveva rubato? No. Aveva ucciso qualcuno? Macché! Era andata con altri uomini? Quando mai. Aveva dato da bere a due suoi connazionali non cristiani. Dare da bere agli assetati dice il Vangelo. E’ una delle sette opere di misericordia corporale. E poi dare da bere agli assetati lo dice Gesù:- Perché avevo sete e mi avete dato da bere -. Non l’avesse mai fatto. Il suo bicchiere era ed è tuttora considerato contaminato, perché toccato da una cristiana. Siamo in Pakistan, non In Italia, e lì queste cose non si possono fare. E a noi in Italia continuamente ci viene detto di collaborare con questa gente. Una persona cristiana che dà da bere col suo bicchiere ai musulmani commette blasfemia e Asia Bibi, seconda l’accusa dei Giudici, aveva offeso con atti ciò che per altri è divino, sacro. Col suo bicchiere contaminato aveva offeso la religione musulmana che lei non professava. La vicenda, non è di oggi, come abbiamo visto. Risale al 14 giugno del 2009. La donna contadina era impegnata con altre contadine del luogo, tutte musulmane, alla raccolta di alcune bacche. Ha dato da bere col suo bicchiere a due passanti. Secondo alcuni era andata a riempire una brocca di acqua. Scoppia una rissa. Asia non avrebbe dovuto dare acqua col suo bicchiere o non avrebbe dovuto toccare la brocca. Venne denunciata alle autorità sostenendo che durante la discussione avrebbe offeso Maometto. In Pakistan offendere Maometto è grave. E’ blasfemia. Venne picchiata, chiusa in uno stanzino, stuprata e infine arrestata e poi condannata a morte: Impiccagione. Ma il 31 ottobre, finalmente, dalla Corte Suprema è stata assolta dall’accusa infamante e non veritiera e secondo indiscrezioni è già in volo verso un paese libero. Il caso aveva suscitato proteste da parte dei cristiani in tutto il mondo. E diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani avevano chiesto la liberazione della donna ingiustamente segregata , maltrattata e condannata a morte. Lei che si è sempre dichiarata innocente. E i cristiani italiani, la sinistra, le donne, tutti pronti a scendere in piazza per futili motivi cosa hanno fatto per Asia Bibi? Nulla. Ieri alcuni giornali hanno pubblicato in prima pagina a caratteri cubitali la triste vicenda della donna cristiana: - L’incredibile silenzio della chiesa, delle donne e della sinistra italiana-. Alcuni giornalisti, fuori dal coro, però, hanno denunciato l’indifferenza dei cattolici italiani, delle istituzioni, della gerarchia ecclesiastica. Solo Papa Benedetto XVI il 18 novembre del 2010 ne chiese la liberazione. Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, ha così twittato la liberazione di Asia Bibi:- Asia ha lasciato il carcere ed è stata trasferita in un luogo sicuro. La aspetto appena possibile insieme al suo marito e alla sua famiglia, al Parlamento Europeo -.