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Dopo venti giorni dalla notizia dell'indagine per corruzione, l'esponente della Lega è fuori dall'esecutivo. Nessuna conta al tavolo di Palazzo Chigi. Il decreto di revoca, a quanto si apprende, è stato adottato dal premier, sentito il Consiglio dei ministri, dopo una lunga discussione.

Il capo del governo: "Dopo una discussione franca e non banale, c'è stata piena fiducia sul mio operato e il governo ha preso la decisione più giusta. Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini, consapevoli che senza questo fattore non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento"

Armando Siri è fuori dal governo. Il premier Giuseppe Conte gli ha revocato l’incarico dopo un consiglio dei ministri durato due ore e mezza. L’ormai ex sottosegretario della Lega è indagato per corruzione da parte della procura di Roma. Nessuna conta al tavolo di Palazzo Chigi. Il decreto di revoca, a quanto si apprende, è stato adottato dal premier, sentito il Consiglio dei ministri, dopo una lunga discussione. “Ci sarà un decreto per la revoca di Armando Siri. Al presidente della Repubblica arriverà lo schema di decreto per la revoca. Abbiamo anche acquisito il parere del Cdm che ha ribadito la fiducia nel mio operato e ha preso atto di questa nostra iniziativa. Dopo una discussione franca e non banale, c’è stata piena fiducia sul mio operato e il governo ha preso la decisione più giusta. Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini, consapevoli che senza questo fattore non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento”, ha spiegato il premier alla fine della riunione del governo.

Conte al Cdm: “Ho la fiducia di tutti?” – Durante la discussione le due parti sono rimaste sulle loro posizioni. Da una parte il premier nei panni del pubblico ministero, sostenuto dagli esponenti del Movimento 5 stelle. Dall’altra la ministra della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, a rappresentare la Lega nella difesa di Siri. Anche i due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono intervenuti durante la discussione. Conte ha esposto la sua proposta di revoca e alla fine ha chiesto: “Ho la piena fiducia di tutti? Questo è un passaggio di alta valenza politica e sia chiaro che ci deve essere la piena condivisione del metodo e anche della soluzione che oggi porto”. Il presidente del consiglio ha fatto presente ai suoi ministri che “altri casi simili si possono presentare anche in futuro e io rivendico il metodo adottato oggi anche per il futuro, rivendico di poter discernere – senza alcun condizionamento e senza alcun automatismo né favorevole né contrario – caso per caso. Se perdiamo al fiducia dei cittadini non potremmo più averli al nostro fianco e non potremo agire come governo del cambiamento”. Alla fine tutti i ministri – anche quelli della Lega – hanno ribadito la loro”fiducia” al presidente del consiglio.

Di Maio: “Dal governo segnale di discontinuità” – Subito dopo la fine della riunione del governo, Luigi Di Maio ha convocato una conferenza stampa. “Grazie a quello che abbiamo proposto come M5s il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare la procedura di revoca dell’incarico di sottosegretario a Siri, perché quando si parla di inchiesta di corruzione e mafia la politica deve agire prima della giustizia. Per me è un grande orgoglio di fare parte di questo governo e della decisione presa da tutti quanti insieme”, ha detto il leader del M5s. “In una giornata come quella di oggi in cui l’Italia è scossa da inchieste su temi che riguardano la cosa pubblica, per me è altrettanto importante che il governo oggi abbia dato un segnale di discontinuità rispetto al passato”, ha aggiunto il vicepremier. Che ha sottolineato: “Non è una vittoria del M5s, non sono qui per esultare, è una vittoria degli italiani onesti, in un Paese che ha la corruzione più alta d’Europa. La legge sulla corruzione sta dando i suoi risultati ma la responsabilità politica è delle singole forze”.

Lega: “Fiducia in Conte” – Di Maio ha anche detto “che bisogna convocare subito un vertice di governo su salario minimo e flat tax, e chi le propone porta anche le coperture. Il mio obiettivo è non aumentare Iva e abbassare le tasse agli italiani. Lotta all’evasione seria e spending review sono i due obiettivi che ci dovremo dare”. Una risposta a fonti della Lega. Dal Carroccio hanno definito quella del Cdm come una “discussione civile e pacata” e alla fine hanno ribadito “fiducia nel premier ma convinta difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria come tutti i 60 milioni di Italiani”. Poi dal Carroccio aggiungono: “Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi No e i rinvii”. Dopo le dichiarazioni di Conte e Di Maio, però, fonti della Lega specificano altro. “In Cdm delibera del presidente per revoca Siri ma nessun voto. La Lega ha espresso contrarietà alla decisione e prende atto della facoltà del presidente del consiglio di chiedere la revoca del sottosegretario. La Lega difende un principio: non può esserci un automatismo tra indagini e colpevolezza. È un principio di civiltà giuridica che vale per tutti. Lega e 5 stelle”, dicono da ambienti leghisti. Che ripetono: “L’apertura di un’inchiesta non può coincidere con la chiusura o la condanna.”Siamo dell’opinione che chi ha incarichi istituzionali deve pagare il doppio se colpevole, ma contrari al principio di colpevolezza senza processo”

Da Il FQ

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indagine climaAmici, è vero, non c’è pace tra gli ulivi. Ma oggi, però, non vi parlerò di un noto film degli anni 50 con la bravissima Lucia Bosè, ma vi parlerò di una bufera politico giudiziaria che questa mattina ha sconvolto tutta la Calabria e che ha già preso il posto nelle prime pagine dei giornali: -Appalti in Calabria, trema il Pd: il Presidente Oliverio è nei guai-.- Appalti truccati e corruzione per le grandi opere. Bufera sulla Regione e sul Comune di Cosenza-. Così il televideo della RAI:- Calabria, 20 indagati per appalti pubblici-. E il televideo di Mediaset:-Appalti Calabria, indagato Oliverio. Nei guai anche il Sindaco di Cosenza -. Tutti hanno ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Catanzaro. E torna a far discutere il disarcionamento del Sindaco Mario Occhiuto nel lontano 2016. Tutti ancora ricordano come finì la prima avventura di Mario Occhiuto alla guida del Comune di Cosenza. Pochi mesi prima che il suo mandato di Sindaco terminasse i consiglieri di minoranza e alcuni consiglieri di maggioranza davanti ad un notaio firmarono le proprie dimissioni dalla carica di consiglieri comunali per far cadere il Sindaco. E il Sindaco cadde, il Prefetto nominò un Commissario Prefettizio e poi si andò a nuove elezioni. Stravinse nuovamente Mario Occhiuto. Sbaragliò gli avversari che ancora si leccano le ferite. Tutto finito. Macché. Ora, a distanza di tre anni, i Magistrati della DDA di Catanzaro hanno indagato a fondo e sono venuti alla conclusione che dietro quella decisione non c’era nulla di politico. E l’artefice principale, secondo l’accusa, è Luigi Incarnato, all’epoca Consigliere e Assessore Regionale della Regione Calabria. Per questa triste e insolita vicenda sono indagati diverse persone tra cui l’attuale Governatore della Calabria On. Mario Oliverio e l’ex Consigliere Regionale On. Nicola Adamo. Nel mirino dell’inchiesta oltre al complotto ai danni del Sindaco di Cosenza in particolare ci sono due opere pubbliche: la metropolitana leggera che dovrebbe collegare Cosenza con Rende e l’erigente nuovo ospedale di Cosenza nonché il Museo di Alarico. Molte sono le accuse contestate, tra le altre quella che ha destato molto scalpore, è l’associazione a delinquere. Cos’è l’associazione a delinquere? E’ un delitto contro l’ordine pubblico previsto dall’Art.416 del codice penale italiano. Per la Treccani l’associazione per delinquere è un “ organismo plurisoggettivo composto da tre o più persone capace di realizzare un programma criminoso”. Tra i reati ipotizzati c’è la turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, corruzione. Tutti, però, si difendono e si dichiarano estranei ai fatti. Sono accuse infamanti, risibili e infondate e chiedono di essere sentiti al più presto dai Magistrati per chiarire la vicenda. Comunque la bufera politico giudiziaria di questa mattina ha già lasciato il segno e avrà certamente strascichi non solo nella consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale Calabrese ma anche nelle scelte dei candidati a Presidente della Regione. Oliverio chiede la riconferma e Occhiuto è il candidato unico in pectore del centro destra.

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A Casal Bruciato, zona est di Roma, si rischia una nuova Torre Maura con i residenti in strada e i rom scortati dalle forze dell'ordine.

Da ieri mattina poliziotti, carabinieri e agenti della Polizia Locale sono in strada, in via Satta, ove al civico 20 è stato assegnato un alloggio popolare a una famiglia rom costituita da un padre bosniaco di 40 anni , la moglie e 12 figli.

Quattordici persone provenienti dal campo La Barbuta andranno ad abitare in un appartamento di nemmeno 100 metri quadri.

"I residenti del quartiere stamattina mi hanno chiamato per chiedermi supporto sull'onda di una anomala situazione in via Facchinetti - spiega all'Adnkronos Stefano Borrelli, esponente del coordinamento d'azione del IV municipio - dove si è riusciti a scongiurare una assegnazione, sempre a una famiglia rom.

Sempre oggi, tra l'altro, la stessa cosa sta avvenendo a Casal de'pazzi, ormai una consuetudine". "I quattordici rom che si sono visti assegnare la casa sono scortati da quaranta tra poliziotti, carabinieri e vigili urbani - aggiunge Borrelli –

Alla fine sono diventati come i parlamentari, anzi, hanno più scorta loro".

E' in corso un presidio di alcuni residenti di Casal Bruciato per protestare contro l'assegnazione.

"Da quanto ci risulta in zona Casal Bruciato, via Satta n.20, l'amministrazione 5 Stelle avrebbe assegnato un nuovo alloggio popolare a una famiglia rom" dice Fabrizio Ghera, capogruppo alla Regione Lazio e candidato alle elezioni europee nel collegio Italia-Centro.

"Si tratterebbe di 14 persone, provenienti dal campo La Barbuta, che andrebbero ad abitare tutti insieme nello stesso appartamento. Sempre in queste ore analoga situazione è accaduta in via Schopenhauer n.66 dove un'altra famiglia rom ha ottenuto una casa popolare, e stranamente con una domanda fatta nel 2018: se ciò risultasse vero significa che avrebbe saltato le graduatorie".

"Dopo via Facchinetti, nel IV Municipio spuntano assegnazioni ai nomadi di dubbia legittimità. Ma la sindaca non aveva promesso che avrebbe chiuso tutti gli insediamenti? - conclude - da Casal Bruciato a Casal De Pazzi la Raggi continua a dare case ai rom. Una vergogna, uno schiaffo a tutte quelle famiglie italiane senza un tetto".

l problema è che il ministero dell’Interno (vedi la circolare 7170 del 18 novembre 2009), ha invitato i Comuni a prendere come riferimento per la assegnazione degli alloggi popolari il “Decreto 5 luglio del 1975 del Ministero della sanità che stabilisce i requisiti igienico-sanitari principali dei locali di abitazione e che precisa anche i requisiti minimi di superficie degli alloggi, in relazione al numero previsto degli occupanti”.

Per questo NON può essere assegnata una casa di nemmeno 100 mq a 14 persone perché non sussistono i minimi requisiti sanitari.

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I Racconti

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