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Ad ottobre del 2013 la prima notizia che la Procura di Ferrara aveva iscritto Clini nel registro degli indagati

L’inchiesta della magistratura iniziava a fare luce sulla fine di fondi ministeriali per 54 milioni di euro destinati per opere di sviluppo nel settore idraulico in Iraq.

Il progetto “New Eden” era partito nel 2003 – quando Clini ricopriva ancora il ruolo di direttore generale del ministero dell’Ambiente – per iniziativa del ministero e dell’americana Iraq Foundation.

Obiettivi del programma di cooperazione: ripristino ambientale, controllo dell’inquinamento e erosione dei corsi d’acqua, riforestazione, protezione della fauna locale nel sud dell’Iraq, controllo dei fenomeni di piena e gestione integrata dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate, l’area che la Bibbia identifica appunto con i Giardini dell’Eden.

Insieme a Clini nel registro degli indagati altra persone sospettate a vario titolo di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, corruzione e riciclaggio.

Perquisiti gli uffici del ministero dell’Ambiente, dove è stata acquisita documentazione ritenuta importante ai fini delle indagini, ed i locali di una società di Ferrara, la Med Ingegneria, primo referente tecnico dell’Iraq Foundation per il progetto nell’antica Mesopotamia.

Il progetto “New Eden” aveva tutti i crismi di una riparazione post-bellica. Con “New Eden” gli attori internazionali si proponevamo lo scopo di “restaurare, per quanto possibile, l’ambiente pre-esistente, tenendo conto non solamente degli aspetti meramente ambientali, ma anche di quelli socio-economici”. Un fine nobile, insomma, che si poneva “l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali e garantire lo sfruttamento delle immani risorse energetiche disponibili nel sottosuolo”.

Ieri, poi, l’arresto a cura della Guardia di finanza. Nei suoi confronti, e di un imprenditore del Padovano, socio dello studio che ha curato il progetto di bonifica, sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Il reato ipotizzato è peculato ai danni del ministero dell'Ambiente.

Indagata anche la moglie di Clini Martina Hauser ed altre 4-5 persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione con l'aggravante della trans nazionalità.

Sotto indagine anche presunte provviste realizzate tramite progetti per centinaia di milioni realizzati in Cina e Montenegro.

Il sospetto degli inquirenti è che dietro il finanziamento di tali progetti, ottenuti da imprese italiane, ci sia stato un giro di mazzette

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Un fatto gravissimo

Il giovane aggressore ha tentato la fuga tra le viuzze del centro, ma è stato bloccato e arrestato con l'accusa di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale: diventato papà da meno di un mese, è finito ai domiciliari e domani sarà processato con rito direttissimo.

Nessuna paura, però.

Non è successo ad Amantea ma in Campania.

La vigilessa era il capitano della polizia municipale Silvia Mignone.

Schiaffeggiata, presa a spintoni e ferita alla testa da un casco scagliato contro di lei.

A ferire la vigilessa un 22enne, l'incensurato A.D.P., al quale si sono uniti ventina di giovani che hanno accerchiato i vigili urbani.

C'è stato addirittura un tentativo di linciaggio, ma l'arrivo di tre pattuglie della polizia locale e dei carabinieri del Radiomobile ha evitato il peggio.

Il comandante Carlo Pubblico ha detto : «La nostra pattuglia è stata aggredita e minacciata, ma i vigili sono stati bravi a non perdere la lucidità e a gestire una situazione incandescente, nonostante fossero accerchiati da una ventina di energumeni - dice - Noi non indietreggiamo e l'abbiamo dimostrato ieri sera con i fatti. Dopo l'aggressione, siamo tornati a presidiare il centro storico e abbiamo fatto decine di multe».

Poi il sindaco Figliolia ha aggiunto «E' un episodio vile e inqualificabile, ai danni di una donna che rappresenta le istituzioni . E' l'ennesimo episodio di violenza e intimidazione che colpisce i vigili urbani, chiamati a far rispettare le regole e le ordinanze contro la movida violenta. Porteremo la vicenda all'attenzione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica».

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Giravano e girano molti soldi falsi in particolare nel taglio da 50 euro.

Ma non si riusciva a trovare la zecca”

Una nei mesi scorsi era stata trovata in una salumeria ma si aveva la certezza che ve ne fosse “almeno”un’altra.

Ed infatti era così.

Una stamperia dalla quale venivano sfornati ogni giorno centinaia di banconote di vario taglio, euro perfettamente imitati e pronti per essere immessi nei canali del flusso clandestino dello spaccio

Una stamperia che era protetta da le misure di sicurezza all’avanguardia adottate dagli arrestati, per non essere scoperti: microtelecamere posizionate all’esterno del perimetro del manufatto in tempo reale consentivano di tenere sotto controllo la situazione dall’interno.

Non solo ma tanti ''pali” vigilavano durante la notte a tutela del caveau.

La stamperia era nascosta nel seminterrato di un’officina adibita a riparazioni auto, un laboratorio clandestino per la produzione di euro falsi, attrezzato con sofisticati macchinari off set altamente performanti.

I militari hanno fatto irruzione nella stamperia contemporaneamente attraverso le scale interne dell’autofficina e dalla porta blindata esterna del fabbricato, tagliata a tempo di record con l’aiuto dei Vigili del Fuoco.

Come abbiamo detto è già la seconda stamperia sequestrata, dall’inizio dell’anno, dalla Guardia di Finanza nell’hinterland napoletano

In manette quattro campani, arrestati mentre cercavano precipitosamente, di fuggire lasciando, peraltro, le macchine tipografiche in funzione e 160.000 banconote da 50 euro, di ottima fattura, già stampate su fogli di carta filigranata e pronte per essere tagliate.

Ora fate attenzione alle monete da 50 euro

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