
Reggio Emilia. La loro “Bibbia” era le pagine bianche dove avevano cura di trovare nomi “propri” di persona che si usavano generalmente nel primo 900 per avere la certezza di contattare persone anziane a cui i “telefonisti”, spacciandosi per “Carabinieri”, “Avvocati” o “Agenti di società assicurative”, rappresentavano un grave sinistro stradale dove era rimasto coinvolto un loro parente (generalmente figlio o nipote) chiedendo i soldi per risolvere i guai in cui era incappato il congiunto.
Truffe a raffica ai danni di anziani: arrestati dai carabinieri Reggio Emilia.
Truffavano anziani in tutta Italia: con telefonate e incontri, si spacciavano per avvocati e forze dell’ordine per derubare la vittima di turno, spesso convincendola che un suo familiare era in pericolo e aveva immediato bisogno di denaro.
I carabinieri di Reggio Emilia, come racconta nel video il colonnello Antonino Buda, hanno scoperto una presunta associazione a delinquere alla quale vengono attribuiti un centinaio di colpi messi a segno in tutta Italia, per un giro di affari da mezzo milione di euro.
Trentuno le persone indagate, una delle quali finita in manette.
Associazione a delinquere, estorsione, truffa, furto e circonvenzione di incapaci, violenza privata i reati ipotizzati nel fascicolo della procura.
Un’organizzazione criminale senza scrupoli quella sgominata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia che, unitamente ai colleghi territorialmente competenti, hanno dato corso in Puglia, Calabria, Lazio, Lombardia e Campania, all’operazione "Porta a porta" nei confronti di 31 indagati responsabili a vario titolo dei reati di estorsione, rapina, aggravata in danno di persone anziane o comunque in condizioni di minorata difesa, violenza privata e circonvenzioni di incapaci.
Sono state eseguite perquisizioni ed arresti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia - su richiesta del pubblico Ministero Dr.ssa Maria Rita Pantani.
Circa 100 i colpi commessi in tutta Italia dai truffatori per un fatturato stimato in circa mezzo milione di euro.
I colpi fruttavano non meno di 4.000 euro l’uno fatta eccezione per un caso, in Liguria, dove l’anziana è stata derubata di preziosi e gioielli per 100.000 euro.
Raccapriccianti alcuni contenuti delle intercettazioni telefoniche che vedevano le vittime in lacrime preoccupate per la fine dei loro congiunti a loro prospettata dai truffatori se non pagavano.
In un caso l’anziana accortasi del raggiro in lacrime urlava dal balcone ai malviventi in fuga di restituirle almeno la fede rubata del defunto marito.
Nel corso delle indagini, grazie alle attività tecniche condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia sono state colte in flagranza di reato 12 truffatori (4 arrestati e 8 denunciati) e recuperate somme e preziosi provento dei reati.
I dettagli della complessa indagine verranno resi noti nella conferenza stampa che i vertici del Comando Provinciale reggiano terranno alle 12 di oggi 17 febbraio presso il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Emilia
Gazzetta di Reggio
Milano, ragazza stuprata in un albergo nella notte di San Valentino.
Si sono conosciuti nella notte di San Valentino e dopo poche ore lui l'avrebbe picchiata e stuprata.
Una storia da incubo quella avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì 15 febbraio.
Una vicenda che ha come protagonisti un uomo di 30 anni, cittadino marocchino con precedenti ma non per reati di questo tipo, e una sua connazionale sua coetanea.
Secondo quanto reso noto dalla Questura di Milano i due si sono conosciuti mercoledì sera in un locale di Milano e avrebbero deciso di proseguire la serata assieme in altri bar.
Lui, approfittando del fatto che la donna a un certo punto era rimasta sola, l'avrebbe trascinata sull'auto di lei e qui l'avrebbe picchiata.
Successivamente l'ha condotta in un albergo di via Lulli, il New Milan, una stella.
Stando alla ricostruzione di via Fatebenefratelli i due sarebbero entrati nell'hotel insieme e una volta in camera l'avrebbe obbligata ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà, prima di addormentarsi.
Proprio a quel punto la 30enne ha avvertito la polizia: la volante è intervenuta intorno alle 7 e ha trovato l'uomo sul letto, ubriaco, che dormiva.
All'interno della stanza sono state trovate — precisano dall'ufficio prevenzione generale — tracce di sangue.
Per lui sono scattate le manette in flagranza di reato ed è stato accompagnato nella casa circondariale di San Vittore.
L'accusa è pesantissima: violenza sessuale.
L' albergo è stato oggetto di controlli da parte degli agenti della Questura .
Mah!
I fatti risalgono al 2013 quando un gruppo di ragazzini si trovava nel centro di Misurina per migliorare la propria respirazione.
Durante una notte tre ragazzi ospiti della struttura, di età compresa dai 14 ai 16 anni, si sarebbero intrufolati nella stanza di un 15enne e lo avrebbero violentato.
Nessuno si sarebbe accorto di quanto stava accadendo in una delle camere, o forse chi stava vigilando per i corridoi non ha voluto vedere.
Lo avrebbero prima immobilizzato a letto, legandogli mani e piedi con lo scotch, poi costretto a subire violenze sessuali, utilizzando anche un tubo.
È quanto accaduto in una struttura extra-ospedaliera, immersa nelle dolomiti bellunesi, accreditata con il Servizio sanitario nazionale come centro per la cura e la riabilitazione dell’asma infantile.
Un posto paradisiaco, meta dei giovani che durante l'estate vi soggiornano per curare i loro problemi respiratori. Un'oasi di pace e aria fresca che si è trasformata in un inferno per un giovane 15enne, vittima innocente di atti di violenza.
A processo, ieri a Belluno, è finito il sorvegliante notturno, Alberto Sandini, ritenuto "complice" del branco di ragazzini accusati di violenza sessuale.
Il 32enne ingegnere, originario di Vicenza, all’epoca dei fatti aveva il compito di controllare che durante la notte tutto fosse tranquillo.
I reati a lui contestati sono quelli di violenza sessuale di gruppo aggravata dalla minore età dei ragazzini e omessa vigilanza.
Sotto accusa, davanti al tribunale dei minori di Venezia, anche i giovani protagonisti dell'aggressione.
La struttura ha replicato che :"I presunti episodi di bullismo, risalenti all'estate del 2013, al vaglio della Magistratura, sono stati prontamente segnalati al Tribunale dei Minori di Venezia proprio dall'Opera Diocesana stessa, informata dal personale dipendente, consentendo così l'inizio delle indagini sfociate, oggi, nel procedimento penale. L'Opera Diocesana ha prontamente segnalato alle famiglie delle persone coinvolte la notizia del verificarsi dei presunti atti di bullismo oggi oggetto del procedimento penale, dandone sempre contestuale evidenza e comunicazione anche all'Autorità Giudiziaria competente. L'Opera Diocesana è parte lesa in questa vicenda e non è stata oggetto di nessun procedimento giudiziario, risultando totalmente estranea ai fatti. L'Opera Diocesana ha appreso solo oggi, a distanza di cinque anni, della conclusione delle indagini e dell'inizio del processo"