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Sembra che Sciacca fosse piena di cani randagi

E qualcuno ha pensato- male ovviamente- di liberarsene spargendo esche avvelenate.

Sgarbi dice che “È un gesto di una barbarie inaudita. Solo una mente criminale o malata può avere fatto una cosa del genere. Non si può accettare che vengano uccisi degli animali indifesi. Come non si può accettare il fatto che una città come Sciacca non abbia un canile: io credo che la Regione stessa abbia il compito di assumersi questa responsabilità mettendo a disposizione le relative somme. Mi auguro, infine, che le forze dell’ordine possano presto risalire all’autore o agli autori di questo gesto criminale”“

L’Enpa chiede di “Annullare il passaggio del Giro d’Italia attraverso la città di Sciacca, programmato nella quinta tappa della corsa ciclistica”

E sostiene che “ sarebbe "Un gesto di grande e profonda sensibilità che apprezzato dalla stragrande maggioranza degli italiani".

L’Asp di Agrigento ha dato disponibilità per potenziare le risorse veterinarie per aumentare il numero delle sterilizzazioni.

Il sindaco Valenti ha detto che l’Ufficio Ecologia del Comune di Sciacca effettuerà un’attenta verifica di altri siti dove si segnala la presenza di branchi di cani randagi, al fine di scongiurare il ripetersi di quanto accaduto in questi giorni.

La Lega antivivisezione ha presentato una denuncia contro ignoti ed ha chiesto anche che i carabinieri inviino servizi specializzati come il Soarda (nuova denominazione nata dalla fusione di competenze tra l’Arma dei carabinieri e i forestali nel campo dei reati in danno degli animali).

La vicenda allarma anche la politica tanto che il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, intende istituire una commissione parlamentare che studi il fenomeno del randagio.

Forse avere scaricato sui comuni, in gran parte dissestati, anche i costi gestione dei cani accalappiati non è stata una idea felice, sicuramente comoda ma non felice.

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Ora toglieranno la tessera del PD al sindaco Pd di Castel Volturno?

Ma come si permette questo sindaco PD di dire queste cose?

Ma che cosa ha detto?

Il sindaco Pd ha detto che: «A Castel Volturno sono i nigeriani a dettare le regole»

Dimitri Russo, 47 anni, sindaco Pd di Castel Volturno (Caserta) ha detto «Non ne possiamo più».

Martedì nella cittadina campana arriverà il ministro dell’Interno, Marco Minniti: «Gli dirò che non si può più andare avanti così con una percentuale di migranti che supera qualsiasi livello di tolleranza».

A Castel Volturno non ci sono solo i casalesi, ma bisogna fare i conti anche con la mafia nigeriana. 

Russo intervistato dal Giornale parla di una situazione esplosiva.

A Castel Volturno vivono «circa 15mila migranti. Su una popolazione residente di poco superiore ai 25mila».

E la «maggior parte» sono irregolari.

Russo parla di «criminalità record» e difende i suoi concittadini: «Io sono solo il sindaco delle persone oneste» e di onestà «ce n’è tanta», ma stenta a venire fuori «perché c’è paura» della mafia. «La nostra e  quella dei nigeriani.

Che si sono impossessati delle centinaia di villette abbandonate lungo il litorale domizio». Russo racconta ancora che i nigeriani «hanno sfondato le porte e sono entrati.

Poi le hanno depredate sistematicamente. Ora fanno da basi operative del mercato di droga e prostituzione».

«In piazza — dice ancora — si vedono pochissime persone di colore. Il Comune è come se fosse diviso in due: in paese gli italiani, in periferia gli africani».

Si sono formati ghetti: «Lì c’è uno Stato parallelo. Fatto di degrado e illegalità. Tutto mi separa da Berlusconi, ma su questo aspetto ha ragione.

E magari si trattasse solo di bomba sociale…».

Russo spiega che «esiste il rischio anche di una bomba sanitaria.

Tra i migranti si registrano molti casi di tubercolosi, malaria e Aids.

Ma nella comunità africana ci si cura con metodi tribali.

Lungo il litorale non esistono fogne e l’inquinamento ambientale è un incubo.

Le casse del Comune sono a secco.

Da settimane abbiamo in ospedale un feto partorito e abbandonato da una mamma africana.

Vorremmo garantirgli una onorevole sepoltura.

Ma non abbiamo neppure i soldi per il funerale».

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Reggio Emilia. La loro “Bibbia” era le pagine bianche dove avevano cura di trovare nomi “propri” di persona che si usavano generalmente nel primo 900 per avere la certezza di contattare persone anziane a cui i “telefonisti”, spacciandosi per “Carabinieri”, “Avvocati” o “Agenti di società assicurative”, rappresentavano un grave sinistro stradale dove era rimasto coinvolto un loro parente (generalmente figlio o nipote) chiedendo i soldi per risolvere i guai in cui era incappato il congiunto.

Truffe a raffica ai danni di anziani: arrestati dai carabinieri Reggio Emilia.

Truffavano anziani in tutta Italia: con telefonate e incontri, si spacciavano per avvocati e forze dell’ordine per derubare la vittima di turno, spesso convincendola che un suo familiare era in pericolo e aveva immediato bisogno di denaro.

I carabinieri di Reggio Emilia, come racconta nel video il colonnello Antonino Buda, hanno scoperto una presunta associazione a delinquere alla quale vengono attribuiti un centinaio di colpi messi a segno in tutta Italia, per un giro di affari da mezzo milione di euro.

Trentuno le persone indagate, una delle quali finita in manette.

Associazione a delinquere, estorsione, truffa, furto e circonvenzione di incapaci, violenza privata i reati ipotizzati nel fascicolo della procura.

Un’organizzazione criminale senza scrupoli quella sgominata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia che, unitamente ai colleghi territorialmente competenti, hanno dato corso in Puglia, Calabria, Lazio, Lombardia e Campania, all’operazione "Porta a porta" nei confronti di 31 indagati responsabili a vario titolo dei reati di estorsione, rapina, aggravata in danno di persone anziane o comunque in condizioni di minorata difesa, violenza privata e circonvenzioni di incapaci.

Sono state eseguite perquisizioni ed arresti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia - su richiesta del pubblico Ministero Dr.ssa Maria Rita Pantani.

Circa 100 i colpi commessi in tutta Italia dai truffatori per un fatturato stimato in circa mezzo milione di euro.

I colpi fruttavano non meno di 4.000 euro l’uno fatta eccezione per un caso, in Liguria, dove l’anziana è stata derubata di preziosi e gioielli per 100.000 euro.

Raccapriccianti alcuni contenuti delle intercettazioni telefoniche che vedevano le vittime in lacrime preoccupate per la fine dei loro congiunti a loro prospettata dai truffatori se non pagavano.

In un caso l’anziana accortasi del raggiro in lacrime urlava dal balcone ai malviventi in fuga di restituirle almeno la fede rubata del defunto marito.

Nel corso delle indagini, grazie alle attività tecniche condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia sono state colte in flagranza di reato 12 truffatori (4 arrestati e 8 denunciati) e recuperate somme e preziosi provento dei reati.

I dettagli della complessa indagine verranno resi noti nella conferenza stampa che i vertici del Comando Provinciale reggiano terranno alle 12 di oggi 17 febbraio presso il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Emilia

Gazzetta di Reggio

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