Ieri, 6 novembre 2017, si è votato in Sicilia per l’elezione del Governatore e dell’Assemblea Siciliana.
Ha vinto il centro destra.
Ma il primo dato che emerge da questa tornata elettorale prima delle elezioni politiche del prossimo anno è il clamoroso flop del Partito Democratico di Renzi e il tracollo di Angelino Alfano e del suo partitino formato da fuoriusciti del partito di Berlusconi che aveva proprio in Sicilia il principale bacino elettorale.
Matteo Renzi aveva fiutato la debacle del suo partito e si era rifugiato in America. Tornato in Italia ha trovato un nuovo scenario e i suoi avversari interni sono già pronti a partire all’attacco in vista delle prossime elezioni politiche.
Per Alfano è l’inizio della fine.
Anche per lui suoneranno le campane a morte e si profila un rapido tramonto politico, come è successo all’altro traditore Fini.
Ma chi è davvero il vero, il principale vincitore di questa competizione elettorale?
Non è Renzi, non è Grillo, non è Berlusconi.
Ancora una volta ha vinto il partito del non voto.
Infatti meno della metà degli aventi diritto al voto si è recata alle urne.
Solo il 46,76% ha votato.
Un sintomo concreto del diffuso malcontento che regna tra gli elettori.
A questo punto la politica dovrebbe chiedersi il motivo di questa crescente disaffezione al voto. Il terremoto del voto in Sicilia ha portato alla cancellazione del confronto in televisione tra Renzi e di Maio, perché secondo il candidato premier del movimento 5 stelle Renzi non è più candidato Premier e il Pd, politicamente sconfitto, non è più secondo lui il competitor diretto del Movimento 5 stelle.
Il segretario Renzi dovrebbe dimettersi come lo hanno fatto altri segretari prima di lui dopo una batosta elettorale subita, ma sono sicuro che non lo farà.
E’ partito, invece, il solito spettacolino indecente alla ricerca di un capro espiatorio.
E nel mirino è finito addirittura il Presidente del Senato Pietro Grasso, colpevole di non aver accettato la candidatura a Governatore della Sicilia a sua volta proposta dal Partito Democratico il 25 giugno scorso.
Fino ad ieri Rosy Bindi. Renzi, Serracchiani ripetevano come un mantra:
Noi siamo il primo partito e ci candidiamo ancora un’altra volta a governare il paese.
Il Primo partito è quello di Grillo. Boom!
Il botto questa volta c’è stato ed è stato pure molto forte ed ha fatto tremare tutta la Sicilia e questa volta l’hanno sentito anche a Roma.
Chissà se il nostro amato ex Presidente della Repubblica Re Giorgio avrà sentito la tremenda botta proveniente dalla lontana Sicilia.
Beppe Grillo se la ride sotto i baffi e pensa già alle consultazioni nazionali della prossima primavera.
Questa è l’Italia che cambia.