di Francesco Gagliardi
Ieri sera, 3 aprile 2021, la nota rubrica di Canale 5 “Striscia la notizia” si è occupata di un cantiere inaugurato in pompa magna quattro anni fa e precisamente il 1^ aprile 2017 e mai iniziati i lavori.
Venne inaugurato alla presenza delle massime autorità con i Sindaci con le fasce tricolori con tanto di posa della prima pietra come si evince dalla foto.
Si trattava di un tratto di strada che doveva collegare tre Comuni della Toscana: Impruneta, Greve in Chianti e Bagno a Ripoli. E’ stato inaugurato, ma dell’opera non c’è traccia.
Tutto è rimasto come prima.
C’è solo la prima pietra, benedetta finanche da un sacerdote.
E’ ancora lì, della strada neppure l’ombra.
Ed erano stati stanziati 26 milioni di euro, che non sono bruscolini.
Ma evidentemente è stato un bel pesce d’aprile per gli abitanti di quei tre incantevoli borghi toscani.
L’inviata Chiara Squaglia, che se la squaglia, di Striscia la notizia non solo si è recata sul posto ma ha anche fatto visita anche all’attuale Sindaco di Firenze Nardella, che 4 anni fa ancora non ricopriva la carica di Sindaco, per cercare di capire le ragioni di questo notevole ritardo e come è possibile che lo Stato, le Regioni stanziano i soldi per la realizzazione di opere pubbliche utilissime per tutta la collettività e queste non vengono realizzate.
O se vengono poi realizzate passano diversi anni con sperpero del pubblico denaro.
Molti lavori spesso rimangono fermi sulla carta dopo anni e anni dalla posa della prima pietra.
Il Sindaco che non è responsabile di questo notevole ritardo ha dato la colpa alla burocrazia italiana che è davvero insostenibile.
Troppe pastoie burocratiche, troppe leggi, troppi cavilli, troppi documenti, carte bollate, firme, rifacimenti di progetti, appalti, fallimenti di aziende.
Molti miei fedeli lettori si stupiranno, ma in Italia è un fatto normale.
Una ditta partecipa ad un concorso per la realizzazione di un’opera, lo vince offrendo prezzi al ribasso, poi si accorge che i soldi non bastano e non può terminare i lavori, dichiara fallimento e quindi tutto si ferma. L’opera non viene portata a termine.
Intervengono i Tribunali, cambiano le norme, occorre fare nuovi progetti e gli anni passano e le opere da realizzare rimangono sulla carta. La prima pietra rimane, però sempre al solito posto.
Quella non si tocca.
Di chi la colpa?
Indovinate un po’.
Dei meridionali, dei burocrati che occupano posti di prestigio provenienti dall’Italia meridionale che sono famosissimi per inventarsi lacci e lacciuoli. Retaggio della dominazione spagnola.
Chi vorrebbe fare, come i settentrionali, le cose in maniera efficiente e rapida si trova spesso in difficoltà, perché sono in minoranza nelle stanze dei bottoni.
E se la pigliano con Garibaldi.
Ahi, Peppino, così scrive Lucio sul giornale digitale “l’Arno di Firenze”, se te ne restavi in Brasile a rubar cavalli a farti i cavoli tuoi, invece di venire qui a rompere i co…ni!- Questo, caro Lucio, è proprio quello che dovremmo dire noialtri meridionali.
Ci avete rubato e depredato di tutto e svuotato finanche il forziere del Banco di Napoli e portato altrove finanche i bulloni dei macchinari di Mongiana.
Questa è storia.
Leggi qualche libro prima di scrivere simili balle.