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giusi«Rispediamo al mittente le conclusioni del presidente dell’associazione Klampete Massimo Restuccia, motivandole nei fatti e senza alcun tipo di pregiudizio».

Il delegato alla comunicazione Giusi Osso, responsabile organizzativo insieme all’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli della partecipazione del comune di Amantea alla trasmissione televisiva “Mezzogiorno in Famiglia”, ha inteso contestare le conclusioni dello stesso Restuccia che, a mezzo stampa, ha fatto intravedere delle nubi sulle scelte che hanno riguardato la composizione dei team che hanno preso parte al progetto.

«Il sindaco Monica Sabatino – spiega la Osso – dopo aver completato la parte programmatica con gli autori del programma ha conferito l’incarico di responsabili organizzativi alla sottoscritta e all’assessore Morelli. Dalla Rai ci hanno comunicato via mail le figure ed i ruoli che servivano alla realizzazione delle dirette e dei giochi e già dal mese di gennaio abbiamo pubblicato sul sito istituzionale dell’ente una manifestazione d’interesse per coinvolgere le persone necessarie. Mantenendo fede al regolamento della Rai abbiamo prodotto i video ed i materiali informativi per consentire agli autori di selezionare i soggetti più idonei a rappresentare Amantea e la sua comunità».

«Per quanto riguarda l’associazione Klampete – prosegue la Osso – abbiamo richiesto al presidente Restuccia la fornitura di un video che è stato spedito a Roma, insieme a quello di una rievocazione storica proposta da un altro gruppo. Così come è stato fatto per i cantanti e per gli altri contenuti proposti. Gli autori e la redazione hanno vagliato nel dettaglio i filmati ed i progetti presentati e sulla base dei contenuti della trasmissione hanno richiesto la rievocazione storica dell’associazione che non fosse la Klampete. È bene evidenziare, infatti, che tutti i contenuti della registrazione dell’11 marzo e delle dirette del 14 e 15 marzo sono stati decisi e definiti dalla Rai e non dall’ente comunale che si è limitato soltanto a inviare il materiale necessario. Questa situazione è stata evidenziata sin dalla prima riunione. Mi sembra dunque non confacente alla realtà delle cose la presa di posizione del presidente Restuccia che è stato sempre informato sull’evoluzione della situazione. Certamente se Amantea fosse andata avanti nel programma si sarebbero creati ulteriori spazi ed i giacimenti culturali ed artistici della città sarebbero stati ulteriormente valorizzati. Mi auguro che l’associazione Klampete prosegua nel suo lavoro di divulgazione storica e culturale, operando di fianco all’amministrazione comunale, nella consapevolezza che non è stato compiuto alcun tipo di favoritismo, come del resto possono confermare in qualunque momento i referenti della redazione di Mezzogiorno in Famiglia che hanno seguito il comune di Amantea. L’auspicio è che il prossimo 12 aprile la nostra città possa essere ripescata per consentire alle eccellenze del territorio, tramite Rai 2, di farsi conoscere ed apprezzare in Italia e nel mondo».

Comunicato stampa comune di Amantea.

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tonnoIl Meridione, in generale, la Calabria non può farcela ad uscire da questa ormai atavica condizione, con un’imprenditoria che non ama e non fa cultura, che non apre alla società gli spazi dell’aggregazione civile e professionale: quanti nostri fisici, matematici, chimici, ingegneri, , architetti, informatici, designers, intellettuali, artisti e letterati, ecc. ecc., sono costretti ad emigrare se vogliono fare il loro mestiere ad un buon o massimo livello, ma finanche ad un livello decente? Dalla consapevolezza che questa Regione, priva com’è di personaggi culturalmente, moralmente e politicamente irreprensibili; scaturisce il bisogno, forse , di cominciare a trarre delle conclusioni di progettazione e lotta per il prossimo futuro. Innanzitutto sviluppare un’ attività arbitraria di conflitto sociale senza riproporre l’irrigidimento di vecchie formule cristallizzate. Una lucida capacità non solo teorica in grado di affrontare non solo tutte le contraddizioni sociali, ma superare  la mummificata concezione del “partito” che  la classe lavoratrice si vedeva e si vede ancora costretta a difendere per feticismo statutario o per puro attaccamento inconscio alla vecchia bandiera. Per non cadere nella trappola dell’omologazione bisogna avere la consapevolezza di non essere come gli “altri” e dunque agire con una libertà che non ha nessun rapporto con il diritto costituito. Se si riuscirà a elaborare un “partito” di comuni intenti, vivo, si avrà anche la capacità di inventare nuove forme di libertà con le masse, senza avere il bisogno di consultarsi con gli esperti dei protettori di “animali domestici” che inevitabilmente li ricondurrebbe alla collaborazione di classe (il voto) e rimettendoli al servizio dell’establishment. Rimanendo, così, nel mondo illusorio della propria indipendenza e autonomia, nella religiosa “speranza” che qualcosa cambierà come scriveva e cantava Luigi Tengo: “Quando la sera me ne torno a casa/

Non ho neanche voglia di parlare/Tu non guardarmi con quella tenerezza/Come fossi un bambino/ che ritorna deluso/Si lo so che questa non è certo la vita/Che hai sognato un giorno per noi/

Vedrai, vedrai/ Vedrai che cambierà/Forse non sarà domani/Ma un bel giorno cambierà/…….”

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

giggino

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Mi è capitato di scorrere “Tu che mi dovevi amare” la raccolta di poesie di Maria Antonietta d’Onofrio, una “Donna” , una di quelle capaci di “Donare” senza chiedere nulla in cambio, come una mamma, di tutti, nella profonda accezione dell’ “Io ti dono perchè tu possa donare ad altri”, senza pretese, senza scambi chiesti o sollecitati, per la gioia di donare, restando volutamente nascosti nel proprio io, nella propria anima.

Doni segreti, fatti in modo segreto, magari da persone segrete; o come nel caso delle poesie della d’Onofrio da persone sconosciute.

Maria Antonietta con le sue poesie dona emozioni; muove sorpresa, gioia e felicità, dolcezza, ma, insieme, anche tristezza.

Conservo il testo sul comodino pronto in ogni occasione ad aprirlo a caso ed a leggere o rileggere poesie, anche di poche righe, mandandole a mente, ripetendole a voce bassa, soffermandomi poi a luci spente a riflettere sulle parole e su quello che esse esprimono.

E quasi sempre il cuore, il cervello e l’animo si librano lievi ad inseguire parole come note di una musica amata .

Poi mi addormento con queste parole come ultime di un ultimo momento di lucidità.

Sono parole tutto sommato semplici, che troviamo in ogni vocabolario, ma che pochi sono capaci di mettere insieme perché assumano la forza che poi riescono ad esprimere quando diventano poesie . Una forza irresistibile, inarrestabile, come quella del coraggio, dell’amore, della fede.

Parlo di frasi come quelle che si leggono in quello che io considero il capolavoro della intera raccolta , quel “Canterò la vita”, un inno alla fede ed alla speranza, là dove dice:

“ Ora che il cielo è chiaro devo andare”: parole nelle quali sembra si possa leggere che “ la vita mi chiama al mio compito ; non ho più scuse e non ho più paure; anzi la luce è fuori, pronta ad accompagnarmi in questo difficile ma obbligato passo”

“c’è acqua e c’è pane sulla tavola” : parole nelle quali si può leggere che “ ho lasciato per gli altri quanto dovevo; vado via , vi lascio……”

“C’è una porta socchiusa ai miei passi”: è il destino che mi chiama, mi invita; basta attesa; quella porta che lascia entrare la luce sembra indicare che il percorso sarà agevole e dolce; devo andare!

“ Asciugherò il mio pianto e canterò la vita nei paesi del silenzio” : basta piangere, allora, ora andrò nel mondo, là dove altri (ancora) piangono, ad offrirmi , a cantare la vita, l’amore. Eccolo il dono di Maria Antonietta, non la sola speranza che il domani possa essere migliore, ma la certezza che si possa avere, se si cerca, un futuro consapevole, in particolare quando mentore nel mondo del silenzio sarà chi come lei sappia avvertire il calore del sole che sveglia l’anima che voleva perdersi e che oggi invece diventerà artefice di un risveglio globale, donando sprazzi di luce a tanti altri .

Musica non solo e tanto per le orecchie, ma per la mente, il cuore.

E chissà che non venga anche qui ad Amantea ad arricchirci con la sua “bellezza”

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