Abbiamo detto che forse mai le azioni investigative intraprese dalle Forze dell’Ordine hanno avuto la intensità attuale e potrebbero avere la risonanza che si riesce ad intuire.
Questo, ovviamente, se gli investigatori riusciranno a raggiungere i risultati sperati; compito non facile ma possibile, sia per la qualità degli accertamenti esperiti che per la capacità professionale posta in campo.
Tra tutti i filoni di indagine certamente quello relativo ai proiettili inviati agli amministratori è apparso e sicuramente è quello di maggior interesse.
Una intimidazione che è si è intuito immediatamente essere anomala, atipica al contesto politico amanteano e peraltro pervenuta 5 mesi dopo le elezioni.
Una intimidazione che ha suscitato apprensione nella città ed ovviamente nell’amministrazione, ma che ha indotto anche prime ed importanti riflessioni , la più importante delle quali è stata quella relativa al numero ed alla personalità degli intimiditi.
Perchè soltanto al sindaco, all’assessore Morelli, all’assessore Tempo ed al già consigliere Chilelli, quasi che “gli altri” non fossero importanti? E quali le ragioni di questa azione?
Si opinò per un riferimento allo sgombero delle ville, ma la pista non apparve credibile .
E così le indagini seguirono altre piste tra cui quella delle cooperative o comunque quella legata al lavoro, il vero problema di Amantea.
La intuizione divenne forte quando si ebbe cognizione che la indagine sarebbe stata affidata alla Guardia di Finanza sempre coordinata dalla DDA.
Ed è quest’arma che sta lavorando con intensità, mettendo in campo la storia delle cooperative amanteane , il personale dalle stesse chiamato a lavorare pur non essendo delle stesse socio, le assegnazioni del lavoro e quant’altro .
Ma non può certamente escludersi che a dare peso alle indagini possano esserci intercettazioni anche ambientali e dichiarazioni “interne”.
Il problema è sempre lo stesso: il lavoro.
Se uno lavora ad Amantea è uno che conta; se non lavora vale poco.
Ed il lavoro lo danno solo le cooperative.
Se la cava con poco don Luberto già amministratore del Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello.
Avrebbe distratto dall'Istituto la somma di oltre 3milioni e mezzo causando la bancarotta dell'istituto e la conseguente perdita di lavoro da parte di centinaia di dipendenti che da allora sono senza lavoro.
Il giudice Carmine De Rosa lo ha condannato ad 1 anno e 10 mesi
Una pena notevolmente più bassa di quella a 5 anni passata in giudicato e comminata per aver intascato ingenti risorse distratte dalle casse dell'Istituto Papa Giovanni XXIII per mantenere un tenore alto di vita
Il tutto mentre i pazienti dell'istituto vivevano nell'indigenza proprio per mancanza di soldi servizi, alimenti e farmaci.
Don Luberto è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali, all'inabilità all'esercizio di un'impresa commerciale ed all'incapacità all'esercizio di uffici direttivi per dieci anni ed inoltre al risarcimento dei danni a favore curatela fallimentare dell'Istituto , parte civile nel processo, per 100mila euro.
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Non sbagliavamo quando parlavamo di Amantea che cade.
Era vero ed è ancora più vero oggi.
Cade il castello, la torre civica, la stessa roccia del castello, la chiesetta di San Giuseppe, il collegio dei gesuiti, mezza Catocastro (chiusa in ben 4 punti), le Case sciullate, la Casa della carità, la salita di San Pantaleo, la vecchia Traianea, la ss 18 ( ora strada nova), la ex strada per San Pietro in Amantea, la collina di Coreca, la strada per Serra d’Aiello.
E potremmo continuare a lungo.
Ed oggi il sindaco è costretta ad intimare a 10 persone ( una giuridica) di mettere in sicurezza, a propria cura e spese, un loro immobile rimuovendo tutte le parti pericolanti ( cornicioni, intonaci, canalette, infissi) con avvertenza che in caso di inottemperanza si provvederà d’ufficio con spese da addebitarsi al proprietario “ e si darà avviso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola per la trasmissione della notizia di reato all’Autorità Giudiziaria. ( cosa avranno voluto dire ??????????????????????????????)
Si tratta dell’immobile in via Margherita di proprietà dei sigg : Abbate Mario Raul, Abbate Antonio, Pantusa Grazia Maria, Samà Luca, Samà Claudio, Samà Benedetto, Samà Carlo, Porco Silvana, Massali Giovanni, Massali Giovanni & c.