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Meridionali Brava Gente di G el Tarik

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Riceviamo , ringraziamo e pubblichiamo l’ultimo “lavoro” diGigi:

“In questi primi giorni di Settembre proverò ad occuparmi di una questione che apparentemente non interessa nessuno di voi che leggete, perché ognuno sente solo i mali propri. Ma cerco di stimolarvi a volare al di sopra dei vostri interessi immediati; e vi richiamo ad osservare un problema che, in fondo, come illustrerò in seguito, è di interesse generale. Dal Mezzogiorno si trasferiscono al Parlamento Nazionale, quasi sempre deputati ministeriali! Le vittorie, in campo di politiche sul territorio, sono sempre più rare e di breve durata. E questo spiega, secondo la mia modesta opinione, l’odio, direi quasi personale, che hanno i meridionali, ma anche tutte le persone oneste, contro i poteri smisurati del Nord. Dagli inizi degli anni 50 ad oggi abbiamo avuto molti ministri che hanno calpestato, corrotto l’Italia meridionale; ma nessuno ha così sistematicamente e cinicamente calpestato il nostro onore e la nostra dignità di “Sudisti”.  Questa spiegazione è un pochino frettolosa ma necessaria. Giudicate Voi. Nel meridione, fare opera di rinnovamento, è quasi impossibile. Le persone dovranno ben presto avvedersi che manca loro il terreno sotto i piedi, manca l’aria per respirare. Si parla di un territorio, dove la gente che lavora ( una volta si sarebbero chiamati proletari) non riesce in alcun modo ad avere una certa influenza sull’andamento politico ed economico dello stesso. I meridionali, è risaputo, non godono di buona fama. Particolarmente i Calabresi. Se si mette da parte la retorica unitaria, un po’ retrò e umiliante per i meridionali, un fatto è certo non sono molto stimati in tutto il Nord a partire da quello italiano. Questo pregiudizio becero, chiaramente non tiene conto degli ottimi professionisti che imperversano, non solo in patria ma anche all’estero: “quando noi siamo buoni”,diceva Gaetano Salvemini, “siamo buoni per davvero e sappiamo essere anche migliori” fra i migliori al mondo. Purtroppo questi, calati in un ambiente diabolico, sotto la campana “protettrice”, esterna al loro territorio di origine, a volte, intristiscono e muoiono asfissiati. Si fa sempre un grande spreco di solidarietà; ma quando la parte dell’Italia più misera, più sfinita, più povera, quella più degna di simpatia e di aiuto, chiede un atto di vera solidarietà, allora non trova che scherno e ostilità.

Negli ultimi anni, il Sud e la Calabria hanno ripreso “le valige” e questo sta sconvolgendo tutto il territorio: è tornata l’emigrazione a dissanguare e dilaniare questa parte dell’Italia. Si continua, come negli ultimi 80 anni, a parlare della “quistione” meridionale, quale era tanti anni fa; mentre l’Italia meridionale di oggi è tutt’altra cosa. Il meridionale, ancora una volta, si vede costretto a prendere suo malgrado la strada per l’estero dove cercherà e otterrà una coscienza di cittadino, che gli viene negata nel Proprio Paese. L’Italia non può più ospitare i figli poveri del suo Mezzogiorno e se ne sbarazza mandandoli via per poi ritrovarseli sugli spalti degli stadi esteri a tifare per la squadra del Paese che gli ha dato i natali e non li ha voluti. Mentre succede tutto questo, a Roma si parla della necessità di combattere, si fa per dire, ogni aumento di spese militari. Parlare di non aumentare le spese militari, ora non serve a nulla, per il semplice fatto che già sono state aumentate. I mass-media, su questi argomenti, arrivano sempre con un po’ di “ritardo”. E, anche quando si dovesse correggere qualcosa, affermando la necessità di chiedere la diminuzione delle spese militari, il problema rimarrà. Ora, con quali intenzioni Matteo Renzi, (l’uomo dei mille giorni come Anna Bolena), come prima Berlusconi, Monti e Letta, parla di riforme? Promettendo alla gente che ancora spera in un lavoro, riforme dalla possibilità pratica inesistente? Oppure parlare di riforme solo per fare proseliti, per tener caldo l’ambiente, per avere una futura piattaforma elettorale? Non vi pare, cari concittadini, che sia giunta l’ora, finalmente di agire dal basso e riprenderci un Paese che sentiamo nostro fin nei più profondi meandri del nostro animo? I politici meridionali che ci hanno rappresentato in oltre 70 anni sono qualcosa tra il servo e il mafioso. Il politico meridionale si è sempre insediato, nel Parlamento Nazionale, con l’arrogante convincimento a curare i propri interessi e quelli dei suoi “sponsors” e facendo in modo, per dirla alla De Robertis, che “tutto cambiasse perché nulla cambiasse”. E’ risaputo che per un politico meridionale sensibile, ve ne sono decine e decine forniti di peli sullo stomaco per “traghettare il Paese fuori da imbarazzanti impaludamenti”. Come molti anni fa, l’onorevole Giuseppe Pica , abruzzese, il quale racchiudeva in sé il tipico atteggiamento del politico meridionale di denigrare la “truce” bassezza” del popolo che rappresentava. Oggi ci ritroviamo i Razzi e gli Scilipoti che perpetuano quella meravigliosa tradizione. Non intelligenti ma furbi, non lungimiranti ma abili nelle emergenze (soprattutto quando si tratta di far sparire i fondi), disinteressati al bene comune ma molto attenti a restituire i favori, soprattutto quando il creditore é utile o pericoloso. Una classe politica siffatta, deve essere tornata assai utile ai poteri forti, banchieri ed imprenditori visigoti d’Italia. Il piccolo e insignificante politico meridionale a questo punto, abbandonata qualsiasi rettitudine morale, si dedica con convinzione alla pratica del potere, scendendo a compromessi sempre più bassi e, alla fine, portando beneficio solo a se stesso e ai suoi mandanti.

Se si eccettuano rare e, tutto sommato, poco efficaci eccezioni (Salvemini, Fortunato, Sturzo, Dorso e qualcun altro), lo sciagurato e amebico politico meridionale é indistruttibile e si organizza su diversi livelli: quello che arriva ai vertici della politica italiana, quello che "fa numero" nelle varie sedi della iperburocratica macchina politico-amministrativa e quello che è addetto al controllo del territorio dal basso, non raramente in tacito accordo con le fiorenti associazioni a delinquere.

Settembre 2014          Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

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