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L’Ora legale di G El Tarik

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“La Filosofia contempla la Ragione, onde viene la scienza del vero: la Filologia osserva l'Autorità dell'Umano Arbitrio, onde viene la Coscienza del certo.” Giambattista Vico.
Non sono mai stato un artista. Sono un mestierante interpretativo, se così si può dire, che ha “anche” a che fare con l’arte, che interpreta con l’intuizione e un po’ di sensibilità. Scrivo sulle parole e le cose degli altri. Come sono bravo io a interpretare quello che altri hanno già detto! Sono bravo, ma il Giardino dei ciliegi, l’ha scritto nel 1903 A. Pavlovic Cechov, non io. Io non saprò mai scrivere neanche una riga del Giardino. Io so però leggerlo. Ed eccomi qui a riflettere e tentare di scrivere su qualcosa di umano: il libero arbitrio. “Puntigliosamente”, come direbbe una persona a me molto cara, vado alla ricerca di un “nuovo” modo di vedere il libero arbitrio che potrebbe avere il vantaggio di farci sentire totalmente liberi di agire e liberi dunque da tutta una serie di vincoli psicologici e sociali attuali, bagaglio del passato. Il libero arbitrio non può essere più considerato solo come una sensazione mentale di libera scelta. E neppure visto solamente come un termine indispensabile nell’ambito del discorso politico e giuridico. Neanche confinato nell’essere un termine colloquiale del discorso comune. Il libero arbitrio che sia, senza ombra di dubbio, un fatto di natura scientificamente fondato, una realtà psicologica e biologica. Il suo essere presente nell’essere umano si è andato sempre più affermando nella nostra storia evolutiva, in tutte le specie intelligenti producendo un ampio vantaggio nella competizione per la sopravvivenza. Noi apparteniamo alla specie che compete al suo interno per la conquista di qualsiasi cosa incluso la conquista del proprio partner e questo perché “…. Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!” Cosi scriveva Luigi Pirandello in una delle sue opere teatrali.
Il “libero arbitrio” come atto non conforme alle regole sociali che portarono Marcel Duchamp a lottare tutta la vita per sottrarsi al lavoro, rifiutando – esattamente all'opposto di Pablo Picasso – di ridurre la sua vita alla produzione di opere da immettere nel mercato. Rifiutando di essere un lavoratore dell'arte, un produttore d'immagini. E, ancora più radicalmente, rifiutando di identificarsi con la figura dell'artista, rifiutando anzi qualsiasi identificazione. A chi gli chiedeva quale fosse la sua professione, Duchamp rispondeva: “Perché volete a tutti i costi classificare la gente? Che cosa sono? Un uomo, semplicemente un respiratore”. L'atto arbitrario, in tal senso, è la costante creativa contrapposta all' appiattimento del divenire umano.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

Redazione TirrenoNews

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1 commento

  • gigino pellegrini

    gigì.. ma chi vo diri cu sa filosofia spicciola?? sulu peppe marchese ti sopporte a s'amantia!
    virg'i fierru ere n'atra cosa.. lassici stari...

    Rapporto gigino pellegrini Mercoledì, 01 Aprile 2015 17:38 Link al commento

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