
Redazione TirrenoNews
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Le nostre conoscenze in materia di cancro sono insufficienti e spesso dettate dalla paura e condotte per mano dalla nostra ignoranza.
Eppure per documentarsi basta un minimo sforzo.
Potremmo sentire sul web gente come il Prof. Franco Berrino
che per prevenire i tumori suggerisce di mettere nel piatto prevalentemente cibi vegetali non industrialmente raffinati, cibi integrali, meglio se biologici.
Il professore sostiene che sono gli alimenti di origine animale quelli ad essere più facilmente contaminati dalle sostanze chimiche.
Allora è bene riscoprire i piatti della tradizione popolare della nostra e di altre culture: la pasta e fagioli, il riso con le lenticchie, ma anche il cus cus con i ceci del Nord Africa, il riso con la soia che si mangia in Oriente, il mais con i fagioli neri del Messico e così via.
Insomma una base fatta di cereali con un po’ di legumi, verdure, e occasionalmente prodotti animali.
Non solo ma Berrino sostiene che cereali e legumi possono sostituire la carne da usare al massimo ad una volta la settimana. Quando una persona mangia cereali e legumi ha tutte le proteine di cui ha bisogno.
L’alimentazione troppo ricca di proteine animali provoca un eccesso di acidificazione nell’organismo.
Mangiare troppa carne, troppo formaggio o latte è una delle cause dell’osteoporosi, perché l’ambiente acido fa perdere calcio dalle ossa.
Poi Berrino tocca il problema degli zuccheri e sottolinea che la nostra alimentazione è caratterizzata da troppi zuccheri e da troppi alimenti raffinati.
La farina 00 ne è un esempio.
Si può dire che questa farina sia anche peggio della zucchero: fa aumentare troppo velocemente la glicemia.
Questo aumento fa aumentare a sua volta di molto l’insulina e questa fa alzare i fattori di crescita che determinano la maggior parte dei tumori.
Infine questi picchi di insulina favoriscono l’obesità, perché ci mandano in ipoglicemia, e questa ci fa venire fame di zuccheri.
Più mangiamo zuccheri e più abbiamo fame di zuccheri.
Nella nostra cucina, all’Istituto dei Tumori, prepariamo dolci tutti i giorni, ma li facciamo senza zucchero.
Sono dolci buonissimi, nei quali usiamo la frutta (uvetta, fichi secchi) per dolcificare e farine non raffinate.
Per capire meglio il pericolo rappresentato dagli zuccheri basta andare il prossimo 22 dicembre , alle ore 16.30 a Fiumefreddo Bruzio nel castello della Valle ed assistere al convegno dal titolo provocatorio “L’amara verità. Gli zuccheri nutrono il cancro”.
“Numerose ricerche dimostrano come un eccessivo consumo di zuccheri favorisca l’insorgenza del cancro e la sua proliferazione e svelano la “relazione pericolosa” fra dolci e tumore.
Nella lotta allo zucchero qualcosa sta però cambiando: l’American Heart Association, ad esempio, ha vietato fino ai due anni di età dolci e bibite gassate.
E anche dopo, fino a diciotto anni, non bisognerebbe superare i venticinque grammi al giorno: 6 cucchiaini scarsi.
Le nuove linee guidano puntano a combattere i chili di troppo, anche per i rischi correlati di ammalarsi di diabete, veder proliferare i grassi nel sangue e, da grandi, compromettere la salute di arterie e cuore.
Ad aprire il convegno i saluti
-del sindaco di Fiumefreddo Vincenzo Gaudio Calderazzo,
-di Massimiano Amendola della Pro Loco,
-del presidente del Rotary Club Amantea Salvatore Basso,
-di Caterina Gangale dall’associazione “ledonnescelgono”, che da anni sviluppa attività di informazione, di sensibilizzazione sociale e coopera nella realizzazione di progetti finalizzati alla prevenzione del tumore della mammella.
Relazioneranno:
l’antropologo Mauro Francesco Minervino (L’amara verità: gli zuccheri ci hanno cambiati),
la nutrizionista Pamela De Luca (La biologia degli zuccheri),
il pediatra Giampaolo De Luca (Gli zuccheri: il punto di vista del pediatra),
il medico radiologo Pasquale Musolino (La Pet in oncologia: con il glucosio si studia il tumore),
il senologo Raffaele Leuzzi (Gli zuccheri nutrono il cancro) e
il nutrizionista clinico Rolando Bolognino (Le scelte alimentari nella prevenzione oncologica). Modererà il giornalista Antonio Chiappetta.
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Il processo Plinius arriva in Corte d’Appello. Eccole richieste di condanna.
Lunedì, 19 Dicembre 2016 10:24 Pubblicato in Alto TirrenoEcco le richieste del procuratore generale della Corte d’Appello Salvatore Di Maio.
Per il tecnico comunale Antonino Amato: assolto in primo grado, la richiesta in Appello è di una pena pari a 6
anni, la stessa richiesta formulata in I grado dal Pm Luberto.
Per l'imprenditore Nicola Balsebre, condannato a 5 anni in I grado, il Pg Di Maio ha chiesto la conferma della decisione del Tribunale di Paola.
Per il tecnico comunale Pierpaolo Barbarello, condannato in I grado a 2 anni, il Pg Di Maio ha invece presentato un “conto” più salato: 2 anni e 9 mesi e una multa pari a 2.600 euro. La procura catanzarese intravede l'aggravante del reato contestato.
Per l'ex sindaco di Scalea, Pasquale Basile, sono chiesti 15 anni ed 8 mesi, 8 mesi in più in riferimento al reato di corruzione.
Per il tecnico comunale Giuseppe Biondi, viene chiesta la conferma della condanna in I grado a 4 anni.
Per l'architetto Vincenzo Bloise, condannato in I grado a 4 anni, vengono chiesti 7 anni.
Per l'ex vicesindaco, Maurizio Ciancio: assolto dal Tribunale di Paola, secondo il Pg della Corte d'Appello sono chiesti 1 anno e 6 mesi e ad 800 euro di multa.
Per l'imprenditore Santino Crisciti, assolto dal tribunale di Paola, sono chiesti 4 anni e 4 mesi.
Per l'imprenditore Luigi De Luca, condannato a 8 mesi in I grado, il PM Di Maio ha chiesto 14 anni di reclusione ed il pagamento di 13mila euro di multa, per la vicenda del presunto sequestro di persona.
Per Francesco De Luca, condannato a 6 mesi dal tribunale paolano, la richiesta del Pg è di 5 anni di reclusione.
Per Giuseppe Forestieri, ex assessore, secondo l'accusa della Corte d'Appello assolto dal tribunale di Paola sono chiesti 1 anno e 6 mesi di reclusione.
Per l'avvocato Mario Nocito, uno dei principali indagati dell'operazione Plinius, la richiesta è di 15 anni e 6 mesi, un aumento rispetto ai 15 anni decisi dal collegio del tribunale di Paola.
Per Giovanni Oliva, ex comandante della Polizia municipale, assolto in I grado, il Pm Di Maio, ha chiesto 2 anni di reclusione.
Per i tre imprenditori balneari: Antonio Vaccaro, Luigi Bovienzo e Pino Manco, assolti in primo grado, la richiesta del Pg è una pena pari a 2 anni e 4 mesi.
Restano immutate le richieste per gli altri imputati;
l'imprenditore Agostino Iacovo: 4 anni e 8 mesi;
l'imprenditore Corrado Lamberti: 4 anni 6 mesi;
l'imprenditore Riccardo Montaspro: 9 anni 3 mesi;
Eugenio Occhiuzzi: 4 anni 6 mesi;
l'imprenditore Rodolfo Pancaro: 3 anni 3 mesi;
l'imprenditore: Angelo Silvio Polignano: 5 anni;
l'imprenditore, Francesco Paolo Pugliese: 5 anni;
Cantigno Servidio: 12 anni;
Alvaro Sollazzo: 11 anni 4 mesi;
Mario Stummo: 14 anni;
l'imprenditore Marco Zaccaro: 9 anni;
Giuseppe Zito: 10 anni 4 mesi.
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Inchiesta Nepetia. Arrestato anche Giovanni Amoroso. E siamo a 3.
Lunedì, 19 Dicembre 2016 09:55 Pubblicato in Primo PianoRicordate Giovanni Amoroso?
Amoroso nel settembre 2005 si era dato alla latitanza per fuggire ad un ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di armi e droga emessa dal Tribunale di Palmi – GIP, latitanza durata circa due anni, fino a quando, nel gennaio 2007, non era stato catturato dai Carabinieri di Paola (CS) all’interno di un covo di campagna, in cui furono peraltro trovate anche delle armi.
Veniva da Rosarno ed era indicato come esponente del clan della 'ndrangheta Pesce-Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria).
Qui ad Amantea aveva trovato una donna A.M. ed alcuni riferimenti tra cui G.C. ed A.M.
Amoroso deve rispondere del tentato omicidio del maresciallo Sisti e dell'appuntato De Sarro, in Via Garibaldi ad Amantea il 6 gennaio 2007
Pochi giorni dopo, esattamente il 9 gennaio 2007, Amoroso veniva trovato in una abitazione del comune di Lago senza avere il tempo di usare le pistole con matricola abrasa che aveva al seguito , compresa la calibro 9 con la quale erano state compiute azioni intimidatorie ad Amantea
Ora la recente pronuncia della cassazione ha reso definitive le posizioni processuali di tutti coloro che erano stati coinvolti nel processo Nepetia, tra cui quella di Giovanni Amoroso e che è passata da 20 anni e 4 mesi a 13 anni e 6 mesi.
Un arresto atteso, allora.
E così, i Carabinieri della Tenenza di Rosarno, in ottemperanza all'ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso dalla Procura Generale presso la Corte d'appello di Catanzaro - Ufficio esecuzioni penali, hanno rintracciato e tratto in arresto Giovanni Amoroso, di 41 anni, residente a Rosarno.
I Carabinieri della Tenenza, in stretta collaborazione con la Compagnia di Gioia Tauro diretta dal Tenente Gabriele Lombardo, in previsione dell'imminente emissione del provvedimento di cattura a seguito di condanna, avevano già da giorni attivato un'attenta attività di monitoraggio del soggetto, personaggio noto alle forze dell'ordine per essersi sottratto in passato ad un provvedimento restrittivo a suo carico.
Pertanto, emesso il provvedimento di cattura dall'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale presso la Corte d'appello di Catanzaro, nella notte del 16 dicembre, una ventina di militari della Compagnia CC di Gioia Tauro, coordinati sul posto dal Comandante della Compagnia, dopo aver circondato l'isolato, hanno fatto irruzione all'interno dell'abitazione di Via Ligabue.
Nel corso delle successive operazioni di perquisizione dell'immobile i Carabinieri hanno appurato che il catturando, consapevole dell'imminente provvedimento a suo carico, aveva già preparato i bagagli in attesa dell'arrivo delle forze dell'ordine che era certo sarebbero giunti di lì a breve.
L'arrestato, espletate le formalità di rito, è stato quindi tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi (RC) su disposizione dell'Autorità Giudiziaria mandante,
E siamo a 3.
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