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Arresti ad Amantea. Dimissioni? Forse si, forse no!

Venerdì, 21 Luglio 2017 10:36 Pubblicato in Cronaca

Arrestati La Rupa e Socievole cosa succederà della Giunta Pizzino?.

 

E’ la domanda che si pone tutta la città!

La cosa strana è che tutta Amantea si preparava a festeggiare il “21 luglio”, da noi chiamato “ U juornu di cjuoti”, un evento che trae la sua orìgine da un fatto vero, quello dell’arrivo di una nave che prendeva i “cjuoti” per portarli nel manicomio di Nocera Inferiore.

 

Un evento apotropaico che ha la “funzione” di allontanare il “male”.

Ed invece questo 21 luglio 2017 si è presentato con una inaspettata notizia che sta portando la città in bocca a tutto il mondo.

Ma negativamente. Od almeno così pensano in tantissimi.

Nessun comunicato da parte della Giunta di Pizzino che è coinvolta nella vicenda con un consigliere e, come dicono i giornali, con un “sostenitore della sua amministrazione”.

 

Molti giudicano probabili le dimissioni del sindaco, peraltro sollecitate su Facebook solo dal M5s di Amantea:

Francesca Menichino, infatti, scrive:” La verità è come un fiume in piena, non la puoi fermare. E la verità rende giustizia. Oggi 21 luglio è finita la farsa ad Amantea . Ve lo avevamo detto che sarebbe durata pochissimo”

Poi continua :” Durante il primo consiglio comunale alle domande su La Rupa e sullo svolgimento della campagna elettorale il sindaco Mario Pizzino rispondeva così. Ovviamente noi del M5s non abbiamo convalidato questi eletti e abbiamo chiaramente detto il perché! Oggi sono stati arrestati La Rupa Franco e Socievole Marcello. Il sindaco deve lasciare la sua poltrona se vuole salvare la nostra città da un altro scioglimento. Lo faccia subito e chieda scusa ad Amantea per questo ulteriore dramma arrecato alla nostra Città!”

 

Silenzio invece, almeno per ora, da parte della minoranza costituita dalla lista di Tommaso Signorelli che ha dato la stura alla intera vicenda.

Molti altri, invece, ritengono non opportune le dimissioni di Pizzino per non lasciare abbandonata a se stessa, ed in un momento difficilissimo, la città.

Noi abbiamo una sola certezza che è quella che Amantea accetterà democraticamente qualsiasi decisione sarà presa.

Ma temiamo di sapere anche che ad Amantea, come sempre, vincerà il silenzio. quello che avvolge la città e le sue cose.

Purtroppo Amantea è una città fatta di un popolo ancora non abituato alla verità ma che, anzi, diffonde le bugie in nome e per conto della “propria verità”

Non ci resta che fare gli auguri alla città perché abbia un futuro sereno .

Auguri sinceri.

LaRupa Socievole

 

Stamattina Amantea si sveglia con una inaspettata ed incredibile notizia.

 

 

I due nel corso della campagna elettorale dello scorso giugno avrebbero fatto pressioni sul vice sindaco di Serra d’Aiello Fabio Innocenti.

Pressioni al fine di indurre la sua fidanzata Vanessa Innocenti e la famiglia della stessa a votare per il consigliere comunale arrestato, con la minaccia che altrimenti a quest’ultima non sarebbe stato rinnovato il contratto di lavoro a termine presso la scuola materna gestita dal comune di Amantea attraverso una cooperativa.

 

Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri dal sostituto Anna Chiara Fasano, sotto il coordinamento del procuratore di Paola Pierpaolo Bruni.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip di Paola Rosamaria Mesiti, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

I Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito l’ordinanza a carico di un consigliere comunale di maggioranza del comune di Amantea, Marcello Socievole di 53 anni, eletto a seguito della consultazione elettorale tenutasi in detto centro lo scorso 11 giugno e di un ex sindaco di Amantea (già consigliere regionale), Franco La Rupa di 61 anni, ritenuti responsabili di voto di scambio e tentata estorsione in concorso nonché, il consigliere comunale, anche di tentata violenza privata.

 

Al solo consigliere comunale arrestato, inoltre, viene contestato l’aver prospettato l’avvio di una ingiusta azione giudiziaria ai genitori della suddetta e ciò per impedire la divulgazione della registrazione del colloquio nel corso del quale erano state profferite le minacce anzidette.

Tutto sarebbe partito da una denuncia dellla lista di Tommaso Signorelli oggi all' opposizione nel Consiglio Comunale di Amantea e da una registrazione effettuata proprio dall’Innocenti e poi diventata evidentemente e di fatto quasi pubblica.

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Ieri 19 luglio Amantea ha dimostrato di essere viva.

 

E lo ha fatto con semplicità, ma, insieme, con forza.

Nel pomeriggio con una cerimonia di un gruppo di amici di Falcone e Borsellino che hanno assistito alla posa di un mazzo di fiori, sulla nuda terra, simbolo del luogo dove anche gli eroi giacciono, come da 25 anni i due magistrati, da parte di un giovanottino che ha voluto dedicare a Paolo Borsellino la sua tesina di licenza di scuola media.

Uno dei pochi, se non l’unico nella nostra cittadina.

 

Si chiama Umberto De Luca ed era insieme al fratellino più piccolo (vedi prima foto)

In serata con una cerimonia ben più importante organizzata dall’amministrazione comunale di Amantea che ha porto ai due eroi un altro mazzo di fiori.

 

Una cerimonia molto partecipata, presentata da Enzo Giacco e durante la quale sono stati recitati passi relativi ai due celebrati eroi.

Poi in serata su RAI 1 il pregevolissimo docufilm firmato da Attilio Bolzoni, scritto da Salvo Palazzolo, Emilio Fabio Torsello, Diana Ligorio, che ci ha tenuto incollati allo schermo per quasi un ora, ricordando quei dolorosi momenti per le famiglie e l'Italia tutta intera.

Un film che ha emozionato e che è stato il programma più visto di mercoledì 19 luglio 2017.

 

Un film che ci impone di chiederci il perché del sacrificio di questi due Guerrieri, ed ancora se esso sia stato vano o meno.

Guerrieri che tutti vorremmo fossero ancora qui con noi per avere oggi un Italia migliore.

Di questo straordinario documento filmico è indimenticabile la frase del fratello di Paolo il quale ha ricordato che il Giudice Paolo Borsellino aveva fretta e continuava a ripetere a colleghi e familiari “Non ho tempo, no rimane poco tempo”.

 

Il magistrato era perfettamente consapevole che il suo destino era segnato e diceva “La domanda è quando mi ammazzeranno, non se mi ammazzeranno”.

Eppure è andato incontro alla morte forte della fede che lo ha sempre assistito , emulo di quel Cristo che takuni dimenticano.

Non solo i colleghi di Caltanissetta, che stavano per interrogarlo, ed ai quali avrebbe fatto i nomi dello Stato colluso, ma anche gli uomini di Cosa Nostrasapevano delle confidenze del suo amico Giovanni Falcone.

Cosa Nostra era a conoscenza di quell'appuntamento, delle tante cose che Paolo Borsellino avrebbe detto ai magistrati di Caltanissetta.

 

Del resto era stato proprio a preannunciarlo, un mese esatto rima della sua morte, il 19 giugno 1992, nell'atrio della Biblioteca Civica di Palermo, in un convegno organizzato da Micromega per rendere onore alla memoria di Giovanni Falcone.

"Quindi- proseguì il magistrato- io questa sera debbo astenermi rigidamente - e mi dispiace, se deluderò qualcuno di voi - dal riferire circostanze che probabilmente molti di voi si aspettano che io riferisca, a cominciare da quelle che in questi giorni sono arrivate sui giornali e che riguardano i cosiddetti diari di Giovanni Falcone.

 

Per prima cosa ne parlerò all'autorità giudiziaria, poi - se è il caso - ne parlerò in pubblico.

Posso dire soltanto, e qui mi fermo affrontando l'argomento, e per evitare che si possano anche su questo punto innestare speculazioni fuorvianti, che questi appunti che sono stati pubblicati dalla stampa, sul "Sole 24 Ore" dalla giornalista - in questo momento non mi ricordo come si chiama...  -  Liliana Milella, li avevo letti in vita di Giovanni Falcone.

Sono proprio appunti di Giovanni Falcone, perché non vorrei che su questo un giorno potessero essere avanzati dei dubbi".

E Borsellino andava fermato.

Vogliamo chiudere ricordando le più belle parole che Borsellino aveva letto il giorno della celebrazione dei funerali di Falcone, parole indimenticabili: “La lotta alla mafia (primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale , anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”.

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