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Redazione TirrenoNews

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Lamezia Terme. «L'ho già detto e lo ribadisco: ben venga l'indagine della Procura di Lamezia. Forse solo così si farà definitivamente chiarezza sul servizio idrico della Calabria».

Lo afferma, in una nota, Luigi Incarnato, commissario liquidatore della "Sorical spa",

in tale veste indagato dalla procura di Lamezia nell’inchiesta sulle interruzioni di erogazione dell’acqua a Lamezia, e candidato per il centrosinistra nel collegio Pollino-Tirreno alla Camera dei deputati. «Non sono e non mi sento nel mirino della Magistratura - spiega Incarnato - ma, semmai, della notizia se di questa se ne vuole fare un uso politico e strumentale a poche ore dalle elezioni.

Questo è inaccettabile.

L'indagine è partita oltre un mese fa e abbiamo dato la massima collaborazione agli inquirenti per far capire le anomalie del sistema che si ripercuotono sui cittadini.

A Lamezia, così come nel crotonese nelle scorse settimane (e ogni qualvolta Sorical procede alle riduzioni per morosità), non c'è stata alcuna interruzione dell'erogazione del servizio, ma solo la normalizzazione delle forniture ai serbatoi secondo gli standard di leggi nazionali ed europee.

Di come venga gestita la risorsa idrica, dai serbatoi comunali agli utenti finali, non è responsabilità della Sorical, ma di chi gestisce il servizio».

Per Incarnato «le azioni intraprese dalla Sorical per il recupero dei crediti - dice ancora Incarnato - sono nell'esclusivo interesse dei cittadini che pagano regolarmente il servizio e che pretendono, giustamente, un servizio di qualità.

È inconcepibile che il 90% dei cittadini lametini paghi regolarmente il servizio idrico e Sorical, da oltre due anni e mezzo, non riceve il pagamento del servizio reso.

La società, nonostante le difficoltà finanziarie, sotto la mia gestione ha ripreso gli investimenti e supportato diversi Comuni a gestire in modo efficiente ed efficace la risorsa idrica che, resta inteso, non è illimitata».

I Carabinieri della compagnia di Potenza hanno consegnato avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al furto aggravato di energia elettrica nelle province di Potenza, Brindisi, Cosenza e Napoli.

L'organizzazione era diretta da una donna di 35 anni, di Napoli, che gestiva appartamenti (affittati da ignari proprietari) situati in quattro diverse città per ospitare donne e transessuali - provenienti nella maggior parte dei casi dal Sud America - che si prostituivano. Le indagini, durate circa dieci mesi lo scorso anno, cominciarono dopo un controllo dei carabinieri in un appartamento in via Messina, a Potenza.
Le donne, che occupavano ognuna una stanza, utilizzavano energia elettrica grazie ad un allacciamento abusivo.

L'arredamento scarno delle stanze, dove vi era solo un letto, fece scattare ulteriori accertamenti, grazie ai quali i militari scoprirono «un vero e proprio via vai dalla palazzina».

La donna che gestiva l'organizzazione si faceva dare da 50 euro al giorno a 250-250 euro alla settimane dalle prostitute, assicurando loro qualsiasi tipo di servizio e assistenza (dall'accoglienza alla stazione alla pulizia degli appartamenti alla fornitura di lenzuola e cuscini, agli inserti pubblicitari).

Il padre della donna, titolare di una busta paga, forniva all'occorrenza «garanzie economiche alla figlia»: quest'ultima aveva anche progettato di riciclare del denaro attraverso la donazione di una villa che il padre avrebbe dovuto fare.

Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato anche un'agenda su cui erano annotati tutti i «debiti» e i pagamenti fatti dalle prostitute, che restavano negli appartamenti al massimo una o due settimane. 

Su richiesta della Procura della Repubblica, guidata dal procuratore capo Salvatore Curcio, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme ha emesso un decreto di sequestro preventivo dei serbatoi di compensazione e ogni altro apparato tecnicamente necessario a ripristinare la regolare portata idrica nella città.

È un ulteriore step nell'inchiesta della Procura di Lamezia sui disservizi idrici.

Uno step che vedrebbe tra gli indagati anche il commissario straordinario di Sorical Luigi Incarnato, candidato del Pd nel collegio uninominale Tirreno-Pollino alla Camera dei deputati.

Incarnato è indagato, in concorso con i vertici di Multiservizi Lamezia e Sorical, per interruzione di pubblico servizio.

I militari del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, diretti dal colonnello Fabio Bianco, hanno provveduto a eseguire la misura cautelare.

Dalle indagini svolte dai finanzieri è infatti emerso come la riduzione della portata andava inequivocabilmente a incidere sui fabbisogni primari di circa 40mila abitanti della città.

L’acqua, infatti, bene essenziale strettamente connesso col diritto alla salute costituzionalmente garantito, è venuta a mancare, sino alla giornata di ieri, dalle 20 circa di ogni sera fino alle 5 circa del mattino seguente in varie zone della città, in modo indiscriminato, non solo nelle abitazioni dei cittadini e negli esercizi pubblici e commerciali, ma anche nelle infrastrutture essenziali alla comunità e negli apparati antincendio utilizzabili, in situazioni di emergenza, dai Vigili del fuoco.

La misura cautelare reale, resasi necessaria per il perdurare della carenza idrica nella maggior parte della città, ha lo scopo di prevenire la reiterazione dell’ipotizzato reato di interruzione di pubblico servizio e dell’aggravamento delle relative conseguenze.

Proprio nelle scorse ore la Multiservizi Lamezia aveva diramato un comunicato nel quale segnalava il ripristino della portata d'acqua.

Ripristino avvenuto in conseguenza del sequestro operato dalla Guardia di Finanza e non per volontà indipendente della stessa Multiservizi.

Per la Procura, i commissari liquidatori di Sorical (Luigi Incarnato e Baldassarre Quartararo) e i funzionari responsabili del settore idrico Sergio De Marco, Massimo Macrì e Luciano Belmonte, avrebbero determinato «una riduzione della fornitura idrica di circa il 25% in relazione ai sei serbatoi di compensazione» selezionati per tagliare la portata dell'acqua «ai danni del 70% delle utenze lametine, ben consapevoli che, a causa della riduzione della portata idrica, l'acquedotto di Lamezia Terme, per le sue caratteristiche ingegneristiche, morfologiche e per il cattivo stato della rete, non avrebbe potuto funzionare in modo da garantire sufficiente fornitura di acqua a tutte le utenze, in spregio delle conseguenze sulla cittadinanza e sui pubblici servizi essenziali».

I responsabili del settore idrico per la Multiservizi Paolo Villella e Mario Perri, invece, «a seguito della riduzione della portata operata dal grossista Sorical (...) optavano per la chiusura delle saracinesche ovvero per la riduzione praticamente totale della portata idrica dalle 20 alle 5 del mattino». 

Ndr. Onestamente restiamo perplessi di questo provvedimento

Se è giusto che la Sorical non possa ridurre la portata dell’acqua per sollecitare i pagamenti delle forniture da parte dei comuni, non ci sembra nemmeno giusto che i comuni possano utilizzare i soldi del tributo per altre esigenze pubbliche.

Ed è a fronte di tale carenza che i dirigenti della Multiservizi, come fanno tutti gli amministratori comunali, hanno chiuso le saracinesche per far riempire i serbatoi creando la pressione necessaria a raggiungere tutti gli utenti.

Ora tutti i Procuratori dovranno chiedere ai GIP gli stessi provvedimenti per ogni amministratore comunale, oltre che, ovviamente, per la Sorical?

Sapete come andrà a finire?

Temo che i politici regionali ne approfitteranno per creare un iper carrozzone trasferendo alla Sorical la gestione e l’incasso delle bollette dell’acqua.

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