
Redazione TirrenoNews
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Amantea è tra i 40 Comuni su 405 che faranno parte dell’Assemblea Aic (Autorità Idrica della Calabria).
In attesa del comunicato del comune di Amantea per il quale occorre aspettare mercoledì visto che la quasi totalità dell’amministrazione è andata a Roma dal papa, la notizia ve la diamo noi!
Ora aspettiamo che siano affrontati e risolti i problemi dell’acqua.
Problemi seri come quelli verificatesi domenica 18 quando per una rottura dell’acquedotto di Potame molte famiglie sono rimaste senza il prezioso liquido.
Ed ecco i 40 comuni
- Cosenza
- San Giovanni in Fiore
- Rende
- Acri
- Montalto Uffugo
- Scalea
- Amantea
- Castrolibero
- Luzzi
- Trebisacce
- Aiello Calabro
- Spezzano della Sila
- Bianchi
- Longobucco
- San Lorenzo Bellizzi
- Catanzaro
- Girifalco
- Sellia Marina
- Chiaravalle Centrale
- Cicala
- Miglierina
- Crotone
- Crucoli
- Umbriatico
- Vibo Valentia
- Pizzo
- Arena
- Spadola
- Reggio Calabria
- Palmi
- Siderno
- Cittanova
- Roccella Jonica
- Montebello
- Monasterace
- Palizzi
- San Lorenzo
- Calanna
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Alla regione Calabria non s’è mai visto un precario licenziato
Lunedì, 19 Marzo 2018 22:58 Pubblicato in CalabriaEra la voce che un tempo correva negli uffici regionali .
Insomma bastava entrare e poi non uscivi più.
Prima o dopo saresti stato stabilizzato.
E non era importante quello che realmente facevi.
L’importante era che fossi presente , magari seduto su una sedia in attesa di un lavoro.
Lì negli uffici regionali nessuno era un numero, ma ognuno era figlio, amico, parente di qualche persona importante .
Politico, massone, giudice, non era importante.
La quota di ognuno era chi lo aveva segnalato, non che titolo avesse o cosa sapesse fare.
Ora sembra che non sia più così.
Almeno stando a sentire il consigliere regionale Gianluca Gallo, i quale dichiara che «In Calabria esistono migliaia di lavoratori precari».
Ma poi insiste sostenendo che “a centinaia di loro viene negato persino il diritto di potersi dire tali”. E continua dichiarando che “È il caso del personale che, tra il 2003 ed il 2015, ha prestato servizio negli uffici regionali garantendo, attraverso contratti a progetto, diverse attività: dalla rendicontazione dei bandi del Fondo sociale europeo al monitoraggio della realizzazione delle operazioni cofinanziate col Por all'inserimento dei dati nelle banche dati”
Infine denuncia che “Una volta giunti a termine i progetti, dopo anni di impiego sono stati confinati nel nulla insieme alle competenze nel frattempo acquisite. Uno spreco trasformato in discriminazione quando la Regione ha scelto di negare loro finanche un bacino nel quale confluire, in vista di un possibile reimpiego attraverso politiche attive o strade alternative. Un paradosso nella terra dei paradossi, finito al centro di un incontro svoltosi stamane a Catanzaro tra una delegazione dei lavoratori, affiancati dal consigliere regionale Gianluca Gallo, e i vertici della macchina burocratica regionale: presenti il dirigente generale del dipartimento Lavoro, Fortunato Varone; il dirigente generale del Segretariato generale, Ennio Apicella, e i dirigenti dei Settori Mercato del lavoro e Segreteria di giunta, Roberto Cosentino e Francesca Palumbo”.
Ma che significa ?
Sono stati mandati a casa?
Sono ancora negli uffici regionali a non far nulla?
E chi li ha mantenuti se i loro progetti erano giunti a termine?
Ma nessuno controlla la spesa pubblica?
Ma allora è vero che nella regione Calabria non s’è mai visto un precario licenziato.
C’è lavoro per Gratteri, visto che nessuno applica la legge?
Bene che Gratteri intervenga, subito e con decisione.
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Il ROMITORIO DI AMANTEA (di Ferruccio Policicchio)
Lunedì, 19 Marzo 2018 18:34 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiTra i luoghi culturali tenuti in poco conto ad Amantea figura quell’antica Chiesetta che chiamiamo di S. Giuseppe e sappiamo che si trova, guardando dal mare l’antica città, sul lato nord della stessa, con la prospettiva rivolta a sud (cosa non di poco conto), dominante e quasi custode dell’antico porto in un paesaggio suggestivo e pregno di significati storico-antropologici.
Non a caso si è detto “quella antica Chiesetta che oggi chiamiamo di S. Giuseppe”.
Essa, verosimilmente, nasce come grotta, ossia eremo – essendo la Chiesa in punto di difficile accesso – perché nella tradizione di molteplici religioni, la grotta era il luogo dove, di preferenza, l’uomo si ritirava e diventava eremita ed in genere, dopo la frequentazione di un personaggio ritenuto “santo” o “illuminato”, l’ipogeo si tramutava in luogo di culto dove potevano edificarsi anche particolari strutture.
Sappiamo che l’insediamento eremitico spesso nasceva per iniziativa di un singolo anacoreta (è il caso, in tempi postumi, di Francesco da Paola) che poi attirava il modus vivendi cenobitico potendosi presentare una iniziativa comunitaria di un gruppo di monaci osservanti di una stessa regola religiosa che sceglieva uno specifico punto per l’isolamento ascetico.
Ed è il caso dell’insediamento, nel rione Catocastro, dei basiliani che, in linea di diretto collegamento tra l’abitato e la grotta (oggi Chiesetta), avevano individuato in essa il punto di riferimento dell’esperienza monastica di isolamento dove i monaci potevano condurre vita anacoretica in solitudine, penitenza e preghiera per un certo periodo recuperando l’ispirazione religiosa originaria, dalla quale lo stesso monachesimo era sorto.
La conferma di quanto asserito viene offerta da un atto di morte, quello di tale Giuseppe Launi, figlio di Gennaro e di Antonia Bonavita, deceduto ad Amantea il 9 gennaio 1848, all’età di anni 70, «in contrada S. Giuseppe» di professione «romito».
Purtroppo il monachesimo orientale e la civiltà bizantina, ad Amantea, è stata relativamente studiata a fondo, anche se sappiamo – oltre ciò che ci è dato cogliere attraverso toponimi ed il culto di alcuni santi che venne a insediarsi nella città – che in conseguenza della lotta iconoclastica fu eletta sede di emirato e, ancor prima, sede vescovile.
L’Eremo è oggi, ancora, meta di pellegrinaggio ogni 19 di marzo, giorno in cui i devoti amanteoti, affollano la processione con fervida devozione.
Buon onomastico, quindi, a tutti i Giuseppe, con particolare riguardo a coloro che parteciperanno alla imminente processione in partenza da «quella antica Chiesetta che oggi chiamiamo di S. Giuseppe».
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