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Scrive il GOI che “Il Teatro Comunale di Aiello Calabro, sabato 10 marzo,non è riuscito a contenere la folla dei massoni calabresi del Grande Oriente d’Italia di Palazzo

Giustiniani, feriti nell’orgoglio dell’appartenenza dopo il sequestro degli elenchi disposto dalla Commissione Parlamentare Antimafia nei giorni scorsi.

A sostegno di un provvedimento giudiziario ritenuto da tutti “esagerato” nei confronti di una delle Istituzioni più importanti e prestigiose a livello mondiale,anche tanti rappresentanti della società civile.

L’iniziativa a tema,moderata dal giornalista di Radio Radicale Michele Lembo, è stata introdotta dal Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Calabria, Giuseppe Messina, il quale ha ribadito nel suo intervento, tra l’altro, che “possiamo andare avanti con entusiasmo e fiducia,senza farci turbare da sciagurate iniziative basate sul nulla”.

Piena e convinta solidarietà al Grande Oriente d’Italia, ma in generale al diritto di associazionismo e di libero pensiero da parte di tutti i rappresentanti del mondo politico presenti, come l’On.Daniele Capezzone, Deputato al Parlamento di “Direzione Italia”, l’On. Ferdinando Aiello, parlamentare del PD e membro della commissione difesa, l’ex Senatore di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, l’On. Giuseppe Graziano, Segretario Questore del Consiglio Regionale Calabrese ed il Presidente della Provincia di Cosenza, Francesco Iacucci.

Anche il mondo accademico dell’Universita’ degli Studi della Calabria,rappresentato dal Prof. Giancarlo Costabile, docente di Storia dell’Educazione alla Democrazia ha ribadito che la “massoneria è la pedagogia del terzo millennio” e che “bisogna avere paura dei roghi dell’ipocrisia”.

Presenti in sala, tra gli altri, i vertici del Grande Oriente, rappresentati dai due Gran Maestri Onorari, Giuseppe Lombardo e Antonio Perfetti, insieme al grande regista di questo evento pubblico, il Primo Gran Sorvegliante Tonino Seminario.

In prima fila anche il Giudice Romano De Grazia, Presidente Onorario Aggiunto della Corte Suprema di Cassazione ed il Sovrano del Rito Scozzese Antico ed Accettato, Leo Taroni.

Standing ovation finale per le conclusioni del Gran Maestro Stefano Bisi, che ha toccato il cuore e le corde dei sentimenti,con la sua abile oratoria diretta e passionale,di tutti i massoni ed i profani presenti nel Teatro Comunale di Aiello Calabro.

”Essere liberi muratori e’ un privilegio nel terzo millennio, noi difendiamo il diritto di ogni cittadino ad associarsi e ci difenderemo in tutte le sedi legali da un atto illegale.

Ed ancora “noi onoriamo la Repubblica Italiana con la nostra ritualità,puntando sulla solidarietà e sulla cultura,se è vero com’è vero che abbiamo organizzato trenta iniziative pubbliche in tutta Italia per celebrare i 70 anni della nostra amata Patria”.

”Sono venuto in Calabria per confortare i miei fratelli Calabresi e difenderli dall’Inquisizione del Terzo Millennio”.

Alla fine tutti in piedi,ad omaggiare con un lungo e caloroso applauso di oltre cinque minuti, il Gran Maestro Bisi, sempre di più legato ad una Regione che riesce a trasmettere allo stesso forti emozioni.”

NdR. “I registri degli iscritti alla Massoneria sequestrati dalla Guardia di Finanza su ordine della Commissione parlamentare antimafia verranno aperti in contraddittorio con la nostra presenza, probabilmente mercoledì 15 marzo.

Al momento sono sigillati, e, in ogni caso, la Commissione antimafia ha scritto che saranno secretati tutti i documenti e gli atti che hanno requisito dopo 14 ore e mezza di perquisizione, tra l’uno ed il due di marzo.

Un’attività molto lunga, questa della perquisizione, alla quale noi abbiamo collaborato, ma che non abbiamo condiviso.

Per questo faremo ogni azione per denunciare questo atto che riteniamo illegale”.

Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, l’Obbedienza massonica più numerosa del nostro Paese, e di cui la Calabria è una delle massime espressioni in Italia per numero di iscritti, Stefano Bisi, non ha dubbi sul lavoro della Commissione presieduta da Rosy Bindi: si tratta di un’azione che viola i diritti democratici”.

Qualcuno ha ipotizzato che la commissione non avrà il tempo di esaminare quanto acquisito e quanto ancora da acquisire e tutta la vicenda si sgonfierà miseramente.

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Cleto è l’antica Petramala, in dialetto locale, ma anche l’antica Kletè, Κλητή, in greco antico.

 

Uno dei tanti paesini calabresi della collina appenninica che ha perso negli ultimi decenni la gran parte dei suoi abitanti; un po’ come la stessa Calabria.

Un paese dalla antica storia e dal futuro nebuloso.

Un paese dall’antico castello e dai bei palazzi antichi

Ora Cleto è diventato un set cinematografico.

Il regista Francesco de Fazio lo ha scelto come luogo dove girare il suo ultimo film.

 

Le riprese cono iniziate lunedì 6 marzo.

Il film si intitola Acherontia, un film dai contorni horror, che è ambientato interamente in Calabria .

Ci dicono che la trama del film è capace di tenere tutti col fiato sospeso fino alla fine, svelando man mano gli intrighi del paesino di Acherontia, il cui nome richiama oltre che una particolare specie di farfalla anche le antiche origini di alcuni borghi calabresi tra cui Cerenzia.

Un intreccio di leggende e rapimenti avvolgerà la giovane Alice recatasi ad Acherontia per svolgere delle ricerche per la sua tesi di laurea.

Acherontia fa riferimento al mitico fiume infernale sul quale Caronte svolge il lavoro di traghettatore di anime.

Ed Acherontia unito al termine Atropos è il nome di una grande farfalla notturna che richiama le cose sotterranee, la morte, non meno di quanto non faccia il suo aspetto.

 

Atropos infine è il nome della terza Moira, l’immutabile, l’inevitabile, colei che ha il compito di recidere il filo della vita umana.

La Acherontia la morte se la porta, in un certo senso, scolpita sul dorso, dove una macchia biancastra con due puntini neri disegna l’inequivocabile effigie di un teschio.

Proprio questa caratteristica del suo aspetto le è valsa la fama di porta-sfortuna: se Acherontia vola in casa tua, è probabile che sia portatrice di guerre, di pestilenze o, in una versione più “soft”, di morte e di gravi malattie.

Con tutto questo corredo, Acherontia ha ispirato generazioni di artisti, letterati, registi, tra cui de Fazio

Sul set, accanto a volti noti del cinema, ci saranno anche comparse Cletesi.

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Si chiude con la storica sentenza della corte d'Assise di Cosenza di oggi 6 marzo 2017 la incredibile ed annosa vicenda del fiume Oliva.

In verità il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara della Procura di Paola aveva chiesto la assoluzione ex art 530 secondo comma cpp (ovvero con formula dubitativa) dei quattro proprietari dei terreni, dove – secondo l'impianto accusatorio – sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.

Sempre il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara della Procura di Paola aveva chiesto, invece, la condanna di Coccimiglio a sedici anni e 6 mesi di carcere.

Oggi, invece, la Corte di Assise (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Francesca De Vuono) ha assolto tutti gli imputati in base all'ex articolo 530 cpp per non avere commesso il fatto.

La vicenda ha avuto origine dal ritrovamento di una serie di rifiuti tossici e nocivi lungo la foce del Fiume Oliva, nei territori compresi tra Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello.

La Procura della Repubblica di Paola aveva contestato all’uomo di aver realizzato una enorme discarica con accumulo di decine di migliaia di metri cubi di fanghi contaminati con metalli pesanti ed altri inquinanti, tossici, nocivi e cancerogeni, e di avere avvelenato le acque del Fiume Oliva, destinate al consumo umano.

Nel giudizio si erano costituiti come parti civili numerosi enti, quali i Comuni della zona interessata, le organizzazioni ambientaliste e sindacali, ed il Comitato Civico "Natale De Grazia" di Amantea.

Secondo l'accusa, inoltre, proprio a causa dell'intombamento di quei veleni nella zona compresa tra Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell'area e avrebbe provocato tra l'altro la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale che frequentava la zona e le lesioni a un amico del pescatore. La Procura di Paola, che ha svolto le indagini nei terreni dell'Oliva, sosteneva che fossero stati rinvenuti da 120 a 160 mila metri cubi di rifiuti e fanghi di varia natura, anche industriali, contaminati da metalli pesanti.

Inquinanti che avrebbero causato un disastro ambientale nella zona e che sarebbe stato causato, stando alle accuse, dall'interramento di rifiuti da parte della società di cui era titolare l'imprenditore amanteano.

Accuse sempre respinte dagli imputati, in particolare da Coccimiglio e smontate punto per punto dal difensore dell'imprenditore, l'avvocato Nicola Carratelli.

In sede dibattimentale l’avvocato Nicola Carratelli avrebbe dimostrato come l'accumulo del materiale inquinante non sarebbe potuto essere ricondotto all'attività dell'imprenditore, essendosi per contro dimostrato che per diversi anni quell'area era stata addirittura adibita a discarica da parte di alcuni Comuni.(vedi foto)

Secondo la difesa, si tratta di un processo che non avrebbe avuto modo di esistere.

«Cesare Coccimiglio - ha detto l'avvocato Carratelli - non è un criminale ambientale. Ma è un imprenditore onesto e serio che ha dato e da' lavoro a centinaia di persone. Una vicenda processuale durata quattro anni che avrebbe distrutto qualsiasi imprenditore».

Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni.

Intanto continuiamo a mostrare la foto della discarica nel fiume Oliva ed il cui percolato è potuto essere alla base del reale inquinamento insieme ad altro …….

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