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La Guardia di finanza di Cosenza ha scoperto nel comune di Paola un vero e proprio arsenale composto quattro pistole di cui tre di grosso calibro con matricola abrasa, tre fucili semiautomatici calibro 12, più di cento munizioni di vario tipo e due balestre.

 

A seguito di attività investigative e di controllo del territorio è stato individuato un casolare, apparentemente abbandonato, presumibilmente utilizzato per la coltivazione illegale di canapa indiana.

La destinazione dell’area allo svolgimento di attività illecite è stata confermata da appostamenti che si sono conclusi con una perquisizione del casolare e dei terreni circostanti.

Nel corso della perquisizione, nelle immediate adiacenze del fabbricato, è stata individuata una piantagione di “marijuana”, composta da otto piante di circa 2 metri di altezza, occultata tra piante di ortaggi.

 

Rilevata la coltivazione illegale di piante di cannabis le fiamme gialle hanno perquisito il casolare al fine a rilevare ogni elemento utile ad identificare i responsabili.

Le ricerche sono state effettuate all’interno di quello che sembrava un rifugio per agricoltori in disuso e nei terreni circostanti.

All’interno del casolare, occultate sotto la pavimentazione, sono state scoperte due pistole a tamburo marca “Olympic 38” prive di matricola in quanto originariamente a “salve” e poi modificate, una pistola semiautomatica completa di un caricatore, un fusto di doppietta – calibro 12, un fucile calibro 12 con matricola abrasa, modello “Predator”, un fucile calibro 12 a canne mozze con matricola abrasa, due balestre di cui una a pistola, una pistola aria compressa marca “condor” modificata per l’utilizzo di cartucce calibro 9 X 21, oltre a 108 cartucce di vario calibro.

 

Tutte le armi erano perfettamente funzionanti e pronte all’uso, con il “colpo in canna”.

All’esito delle ricerche sono stati individuati e sequestrati anche 300 grammi di sostanza stupefacente, tra panetti di hashish e marijuana essiccata già confezionata e pronta per essere messa in commercio.

La Procura della Repubblica di Paola ha disposto ulteriori indagini al fine di individuare i soggetti responsabili, che rischiano pene fino a venti anni di carcere.

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Kafkiana abbiamo detto essere la vicenda della provincia di Cosenza.

Ed oggi si aggiungono alla tragicommedia due nuovi atti.

 

Come noto il TAR Calabria si è recentemente pronunciato per la decadenza di Mario Occhiuto da presidente dell’ente provincia.

Lui ha accettato la decisione ma si è riservato di proporre ricorso al Consiglio di Stato.

Intanto il PD, in una nota del segretario regionale del Pd Ernesto Magorno e di quello provinciale di Cosenza Luigi Guglielmelli, ha espresso la propria soddisfazione.

“Auguriamo buon lavoro a Graziano Di Natale, che oggi si è insediato alla guida della Provincia di Cosenza, dopo la pronuncia del Tar che ha annullato il decreto con cui Mario Occhiuto in maniera illegittima aveva indetto i comizi elettorali per le elezioni di secondo grado del consiglio provinciale di Cosenza e non per l’elezione del presidente”.

“Inizia per l’amministrazione provinciale di Cosenza una pagina di trasparenza e legalità, che da tempo il Pd ha invocato in tutte le sedi politiche e anche in quelle giurisdizionali.

 

Grazie al pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale e all’insediamento odierno di Di Natale l’ente può finalmente rientrare nei canoni della correttezza amministrativa e della legittimità amministrativa, ponendo fine alle strumentalizzazioni politiche e agli atti abusivi che sono stati perpetrati fin qui da Mario Occhiuto.

D’altro canto, la linea del Pd sulla vicenda è sempre stata chiara, a sostegno di un immediato ripristino delle regole e di ritorno alla normalità in un’amministrazione pubblica a servizio dei cittadini e non di una parte politica”.

Forti proteste, invece, da parte del centrodestra.

In una nota diffusa dal movimento “Lista per Cosenza” si legge: “Questa mattina con un blitz susseguente a un incontro svoltosi in Prefettura a Catanzaro, il nuovo segretario generale della Provincia di Cosenza ha consentito al consigliere Graziano Di Natale, genero di Mario Pirillo, di insediarsi come presidente facente funzioni”.

“Un atto gravissimo che viola il comma 78 dell’art 1 della legge 56 del 2014 e il principio che regola la vita democratica degli organismi.

(Comma 78. I seggi che rimangono vacanti per qualunque causa, ivi compresa la cessazione dalla carica di sindaco o di consigliere di un comune della provincia, sono attribuiti ai candidati che, nella medesima lista, hanno ottenuto la maggiore cifra individuale ponderata. Non si considera cessato dalla carica il consigliere eletto o rieletto sindaco o consigliere in un comune della provincia).

Quel posto spetta al consigliere Di Nardo.

Presenteremo domani alla Procura della Repubblica di Cosenza denuncia per abuso di ufficio nei confronti del segretario generale e di tutti i responsabili di questo scempio”.

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Dedico questo premio alla giovane di Melito Porto Salvo, vittima del branco e della barbarie. Le sono vicino, come sono vicino a tutte le vittime di abusi».

 

Le prime parole di Monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio, hanno strappato l'applauso del pubblico presente in piazza a Paola in occasione della cerimonia di consegna del Pacchero d'Argento.

«Lo dico a chiare lettere – ha proseguito il presule – C'è incompatibilità tra il Vangelo e la 'ndrangheta.

Chi si schiera contro i diritti della persona, chi commette reati odiosi, chi sfregia l'umanità con i propri comportamenti è contro la parola di Gesù.

Nei loro confronti la politica della Chiesa è quella della tolleranza zero».

La manifestazione, condotta dai giornalisti Fiorenza Gonzales e Salvatore Bruno, è giunta alla settima edizione. E' organizzata dall'Associazione Più di Cento – Tana per la Legalità, presieduta da Salvatore Magarò, il collaborazione con Giovanni Marzullo, segretario territoriale della Cisl.

Oltre a Monsignor Savino sono stati premiati il magistrato Marisa Manzini, il massmediologo Klaus Davi, la cantastorie Francesca Prestia.

Particolarmente prestigioso il parterre degli ospiti.

Hanno partecipato il Prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, il Questore Luigi Liguori, il comandante provinciale della Guardia di Finanza colonnello Marco Grazioli e il tenente colonnello Milko Verticchio, comandante del reparto operativo provinciale dei Carabinieri di Cosenza.

La serata si era aperta con il saluto del sindaco di Paola Basilio Ferrari e con l'introduzione di Salvatore Magarò.

«Questa iniziativa ha l'obiettivo di chiamare a raccolta tutte le persone perbene che ci sono in Calabria – ha detto tra l'altro Magarò –

Non è una passerella ma un'occasione per riflettere e ragionare su questo fenomeno che rappresenta per questo territorio una palla al piede. La 'ndrangheta è la principale causa del mancato sviluppo della Calabria.

Attraverso il Pacchero d'Argento – ha aggiunto – vogliamo premiare i comportamenti di persone esemplari che quotidianamente compiono il proprio dovere, lavorando per la legalità e la giustizia.

E gli esempi sono più importanti delle tante, vuote parole, pronunciate spesso in maniera inopportuna su questo tema».

Marisa Manzini, Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Cosenza, ha sottolineato come, sul fronte della emancipazione culturale, siano stati compiuti importanti passi in avanti: «Quando sono giunta in Calabria circa vent'anni fa – ha sottolineato il magistrato – la realtà era diversa.

Oggi le cose sono cambiate.

Il risveglio delle coscienze è testimoniato anche dalla nutrita partecipazione di cittadini a questa manifestazione».

Sul ruolo delle donne di 'ndrangheta Marisa Manzini ha aggiunto: «E' sempre stato rilevante. La donna delle famiglie di mafia è deputata a tramandare i valori deviati della criminalità alle nuove generazioni.

Oggi assistiamo ad un fenomeno in controtendenza: la donna di 'ndrangheta ha acquisito consapevolezza della possibilità, attraverso le proprie scelte, di rompere la catena di violenza e di morte all'interno del proprio nucleo familiare, per garantire un futuro migliore ai propri figli».

Il massmediologo Klaus Davi, è stato premiato per il format “Gli Intoccabili”in onda sull'emittente televisiva regionale calabrese La C.

Il suo modo rivoluzionario di raccontare la 'ndrangheta, ha aperto uno squarcio nell'informazione.

«Di 'ndrangheta si deve parlare a livello internazionale – ha ribadito – Perché la 'ndrangheta è una questione internazionale. Il nostro dovere è quello di fare informazione, di svelare le trame, gli intrecci, le commistioni; di dare spazio e voce a chi la 'ndrangheta la combatte sul campo tutti i giorni».

Struggente ed emozionante la proposizione del brano di Francesca Prestia “La Ballata di Lea” dedicato a Lea Garofalo dalla cantastorie calabrese. «Con la musica cerco di scuotere le coscienze, di toccare le corde più profonde dell'animo.

Cerco di raccontare la Calabria del coraggio, la Calabria che desidera cambiare partendo dalla propria storia. Lea ha dato l'esempio, cambiando la sua storia e indicando il percorso a tutte le donne che vogliono liberarsi dalla 'ndrangheta e cambiare la loro vita».

15 settembre 2016

Il parterre

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