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"Sembra proprio che lo sport preferito della Procura di Milano sia quello di eliminare leader politici ed i loro partiti.

E' successo nel '93 con Craxi ed il Psi, rischia di ripetersi a 20 anni di distanza con Berlusconi ed il PdL pur trattandosi di storie politiche e vicende personali diverse. Ad elevare una Procura della Repubblica a santuario intoccabile, persino al di sopra della suprema carica dello Stato, si commette un errore grave ed imperdonabile dagli effetti irreversibili sull'assetto e gli equilibri tra i poteri dello Stato.

Non preoccuparsi come fa il PD, quale forza che aspira al Governo del Paese, del rischio che comporta l'eliminazione per via giudiziaria del leader e del partito maggiore di opposizione, rappresenta una prova di assoluta miopia politica dalle conseguenze imprevedibili sull'assetto democratico del Paese.

La Procura di Napoli che indaga Berlusconi per corruzione nei confronti di De Gregorio considerando reato un negoziato di certo improprio e sgradevole, ma pur sempre di natura politica, per far cambiare campo ad un senatore ignora i tanti cambi di casacca e gli episodi di trasformismo propri di questa seconda repubblica dietro cui non si celano certo motivazioni nobili ma tangibili contropartite.

Se questo è criminale, la stragrande maggioranza dell'attività politica è da considerarsi materia criminale.

Di questo passo, perché la Procura di Milano non indaga Berlusconi per istigazione a delinquere, (art. 414 del codice penale) per aver indotto circa 150 parlamentari del PDL a protestare, atto considerato da taluni come eversivo, presso la stessa Procura?”

E' quanto dichiara in una nota Saverio Zavettieri, dei 'Riformisti Italiani'.

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Forse Maradona, ora che non è più un grande evasore e può rientrare in Italia, è entrato nelle aule del Consiglio regionale ed ha mostrato a tutti come si dribbla?. E forse questa tecnica calcistica può essere utilizzata per ogni cosa? Anche con la Corte costituzionale?

I dubbi ce l’ha solo la sinistra la quale ieri pomeriggio ha chiesto a gran voce di conoscere il parere dell’ufficio legislativo di Palazzo Campanella sulla norma presentata in aula da Nazzareno Salerno (Pdl).

Perché questa insistenza? E come si poteva non averla considerato che nel recente passato, altri due provvedimenti a favore dei precari della sanità sono stati infatti cassati dalla Consulta per illegittimità?

Già, ma perché averli, questi dubbi? Non dice il vecchio adagio che “ non c’è due senza tre”? E poi perché questa preoccupazione? Mica sono stati messi in galera i consiglieri che approvarono le due leggi illegittime? Mica è iniziato nei loro confronti un processo di responsabilità penale per abuso in atti d’ufficio? Mica è iniziato nei loro confronti un processo di responsabilità per danni erariali, magari trattenendo parte delle loro prebende?

E poi che ci si aspetta, se non lodi! Almeno da parte dei mille precari. Di mille famiglie di precari.

Tutt’al più le altre migliaia di precari chiederanno lo stesso trattamento di favore ed ora che si è scoperto come dribblare la Corte Costituzionale è giusto che tutti i precari siano stabilizzati. Sto pensando agli oltre 5000 LSU ed LPU!

Anzi sarà pure possibile creare altri precari e poi stabilizzarli!

Ma allora perché oltre la sanità non diamo alla regione anche la Pubblica istruzione dove ci sono decine di migliaia di precari?

Tanto i politici calabresi sono irresponsabili( nel senso che non sono giudicabili dalla legge) e quindi possono tutto!

Resta solo il problema dei costi! Macchè! Quando mai i costi sono stati un problema! Qualcuno pagherà! Al massimo si ridurranno i servizi. Tiè, al più aumenteremo un po’ le tasse regionali. Tanto le tasse occorreva comunque aumentarle in quanto lo Stato ridurrà, come già legislativamente deciso, i trasferimenti erariali! E comunque nemmeno le tasse sono un problema, basterà non pagarle!

Anzi forse è il caso di pensare a trasferirsi in altre regioni, se non in altri stati! Però che bella idea!!! Così lasceremo la Calabria ai politici ed agli impiegati pubblici!

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Di seguito la nota diffusa dal Portavoce:

“Il 19 marzo fermeremo i servizi che gestiamo per conto del Comune e scenderemo ancora una volta in piazza per rivendicare i diritti degli ultimi, dei cittadini più deboli. Lo faremo con la morte del cuore, consapevoli che si tratta di un gesto estremo, l’ultimo prima della inevitabile chiusura definitiva di esperienze straordinarie che nel corso di oltre 30 anni hanno restituito dignità ed umanità a migliaia di persone dimenticate, abusate, abbandonate, ferite.

Saremo in piazza con loro, con le loro famiglie, con chi rischia di pagare il dazio di una città che, affogata in un presente drammatico, non si fa scrupoli di abbandonare al proprio destino i propri figli più fragili.

Sappiamo bene che esistono leggi precise. I Commissari, legittimamente, ci hanno rammentato che un Decreto Ministeriale del 1993 esclude i servizi sociali dalla lista di quei servizi ritenuti essenziali per la vita della comunità. Ebbene sono stati proprio i nostri amici più deboli, ad insegnarci che troppe volte “diritto” e “Giustizia” non coincidono, e che quando ciò accade siamo chiamati a lottare per rispondere alla legge più alta delle nostre coscienze.

E’ per questo che non possiamo rassegnarci alla morte annunciata dello stato sociale.

Viviamo forse il momento più drammatico della storia della nostra città, un momento che tutti i cittadini stanno pesantemente pagando sulla propria pelle. Ed è proprio in momenti come questi che è più alto il rischio di una guerra tra poveri.

In una città devastata, commissariata, abbandonata, la logica del “si salvi chi può” è ormai diventata stile diffuso. Il problema è che i più deboli non possono, i poveri non hanno strumenti, i fragili rischiano di frantumarsi.

Noi non ci stiamo! Non possiamo accettare che anni di battaglie per i diritti di tutti debbano naufragare di fronte alla ineluttabilità dei conti in rosso di un Comune in difficoltà.

“Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto fare parti uguali fra disuguali” insegnava ai ragazzi di Barbiana Don Lorenzo Milani. Non è giustizia operare tagli lineari che gravano come macigni su chi è già fortemente provato da anni di abbandono, di ritardi ingiustificati, di costante contrazione di risorse. Negli ultimi due anni l’investimento diretto del Comune di Reggio in servizi gestiti dal Terzo Settore è sceso dai già insufficienti 340 mila euro al mese del 2011, agli attuali 230 mila, con la conseguenza di una sostanziale riduzione di risposte in termini di servizi.

Martedì 19 marzo a partire dalle 10,30 ci presenteremo simbolicamente alle porte del Municipio, in attesa di risposte concrete e definitive: se lo stato sociale deve morire, qualcuno se ne deve assumere la responsabilità! Non accettiamo di scomparire per “inerzia”.

I dati del resto sono ineluttabili: il mondo del Terzo Settore reggino ha una credito nei confronti del Comune di Reggio pari a circa 7 milioni di euro al 31 dicembre 2012 e relativo ai 3 anni precedenti. Di questi, nonostante ci fosse stato garantito che perlomeno i fondi vincolati sarebbero stati ricostituiti, per un totale di 2 milioni di euro, al momento sono stati versati solo 340mila euro per servizi per minori ex L.285.

Il Terzo Settore reggino non ha alcuna certezza circa il futuro dei servizi che gravano sul bilancio comunale, le cui convenzioni sono scadute al termine del 2012 e non sono state prorogate. I servizi stanno proseguendo sulle spalle delle organizzazioni senza alcune sicurezza di continuità.

I Commissari hanno già dichiarato, da ultimo nella nota inviata alla stampa nei giorni scorsi, che il DM del 1993 impedisce di garantire il pagamento puntuale del corrente, con la conseguenza che il Terzo Settore dovrebbe continuare a portare avanti i servizi aumentando il proprio indebitamento. Cosa evidentemente impossibile considerando che nessuna banca è più disposta a fare credito o ad anticipare fatture del Comune e che molte organizzazioni sono soggette a vessazioni costanti da parte del fisco, degli istituti previdenziali e di Equitalia.

Questi sono i motivi per i quali scenderemo in piazza. Non manifestiamo contro nessuno, il mondo del Terzo Settore per stile non è mai “contro”, e sempre “per”. Ma non intendiamo arretrare di un solo passo di fronte ai diritti dei più deboli, i livelli essenziali di assistenza non sono derogabili, per nessun motivo.

Proprio in queste ore abbiamo appreso che la struttura commissariale ci ha convocati per una riunione lunedì sera. Ovviamente, come sempre abbiamo fatto, andremo ad ascoltare. Ma il tempo delle parole, delle promesse, degli attestati di solidarietà, è ormai terminato. Ora attendiamo solo gesti concreti, in assenza dei quali non ci resterà che certificare la fine dello stato sociale a Reggio Calabria.

Questo è il messaggio che vogliamo lanciare a tutta la città ed è per questo che continueremo la nostra lotta non violenta, a partire dalla manifestazione di martedì.

Il Portavoce del Coordinamento Avv. Luciano Squillaci

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