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L'aumento dei pattugliamenti è legato alla crescita degli arrivi lungo quella rotta.

I numeri dell'attività delle questure di Trieste e Gorizia

Oltre 1000 (1.144) immigrati irregolari provenienti dalla frontiera terrestre

rintracciati dalla Polizia di frontiera al lavoro nelle province di Trieste e Gorizia.

A questo si aggiungono più di 2.600 veicoli controllati, 24 respingimenti alla frontiera, un alto numero di arresti e 125 chili di droga sequestrati tra hashish e marijuana.

Sono i numeri che rappresentano una parte dei risultati del lavoro di contrasto alle varie forme di attività illecite transfrontaliere e di lotta all'immigrazione irregolare svolto nei primi mesi dell'anno dalle questure delle due province del Friuli-Venezia Giulia.

A questa attività si aggiunge il potenziamento dei controlli ai confini con la rotta migratoria balcanica, a fronte dell'aumento di migranti rilevato dalla Polizia di frontiera della IV zona di Udine negli ultimi 3 mesi dell'anno, al quale si è accompagnato, in Slovenia, l'incremento di ingressi illegali dalla Bosnia attraverso il confine croato.

Tra i risultati dell'aumento dei pattugliamenti l'arresto di 4 passeur, la denuncia di 24 cittadini kosovari presunti fiancheggiatori di un'organizzazione impegnata a far entrare stranieri dal Kosovo, 33 denunce per altri reati e 13 espulsioni di cittadini stranieri.

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05 agosto 2018 «Questo è stato un tentativo di uccidermi. Oggi hanno cercato di assassinarmi»: poche ore dopo il fallito attentato al presidente del Venezuela Nicolas Maduro, lo stesso capo dello Stato ha annunciato così - in un discorso alla nazione - di essere scampato a un attentato alla sua vita durante la parata militare a Caracas in occasione dell'81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale.

Un attentato con droni esplosivi che ha provocato sette feriti e che Maduro ha subito attribuito all'estrema destra venezuelana in collaborazione con “cospiratori” a Miami e Bogotà, tra cui anche il presidente della Colombia Juan Manuel Santos.

La reazione del governo colombiano non si è fatta attendere: un funzionario dell'ufficio del presidente ha definito infondate le accuse di

Il Venezuela non riesce più a rispettare le consegne di petrolio ai clienti

Una rivendicazione è giunta all’agenzia di stampa Ap da parte di un quasi sconosciuto gruppo che si fa chiamare 'Soldati in T-shirt' .

In un tweet il gruppo ha reso noto di voler colpire il presidente con due droni carichi di esplosivo, ma che i velivoli sono stati abbattuti dai soldati prima che potessero raggiungere il loro obiettivo. L'agenzia Ap precisa che non è stato possibile verificare in modo indipendente l'autenticità del messaggio. «Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili»: recita il testo del tweet.

«Oggi non ha avuto successo - prosegue -, ma è solo una questione di tempo».

Da parte sua, il capo dello Stato venezuelano ha inoltre sostenuto che alcuni dei finanziatori dell'attacco si trovano a Miami, augurandosi che il presidente Usa Donald Trump sia «disposto a combattere i gruppi terroristici».

Alcuni dei responsabili dell'attacco, ha poi detto, sono stati catturati. Le immagini, in diretta tv, mostrano Maduro mentre parla al Paese: improvvisamente si sente un rumore in lontananza, simile ad una esplosione, mentre qualcuno guarda verso l'alto.

Alla destra del palco si intravede un soldato cadere a terra, l'uomo cerca di aggrapparsi al ministro della Difesa.

Le telecamere si spostano poi sulla parata militare e qualche attimo dopo si vedono i soldati che rompono le righe e corrono al riparo.

Qualche minuto più tardi il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez, ha fatto il punto della situazione in diretta tv, confermando che si è trattato di un «attentato» e che il capo dello Stato è rimasto «incolume».

«Nel momento in cui una sfilata militare stava concludendosi sull'Avenida Bolivar di Caracas, si sono udite alcune esplosioni che si è potuto verificare riguardavano artefatti volanti di tipo drone che contenevano cariche esplosive e che sono esplosi vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali», ha detto Rodriguez: i droni «hanno causato il ferimento di sette persone».

Sui social circolano anche foto che mostrano un incendio scoppiato in un palazzo, conseguenza - secondo alcuni - di una delle esplosioni, anche se questa ipotesi è stata smentita dai vigili del fuoco. Dopo l'attacco unità militari hanno preso posizione vicino ai punti nevralgici della zona della Avenida Bolivar. Secondo un esperto che segue da vicino il Venezuela, David Smilde del Washington Office on Latin America, Maduro utilizzerà il fallito attentato per epurare funzionari governativi e membri delle Forze Armate infedeli, oltre a imporre ulteriori restrizioni alle libertà civili per concentrare ulteriormente il potere nelle sue mani.

Venezuela, una crisi senza vie d’uscita

In tarda serata (ora locale) un piccolo gruppo quasi sconosciuto che si fa chiamare «Soldati in T-shirt» ha rivendicato il fallito attentato contro il presidente Maduro.

Il gruppo ha scritto in un tweet che voleva colpire il presidente con due droni carichi di esplosivo, ma che i velivoli sono stati abbattuti dai soldati prima che potessero raggiungere il loro obiettivo.

L'agenzia Ap, che riporta la notizia, sottolinea che non è stato possibile verificare in modo indipendente l'autenticità del messaggio. «Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili»: recita il testo del tweet. «Oggi non ha avuto successo - prosegue -, ma è solo una questione di tempo».

(AFP PHOTO / Juan BARRETO)

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Le autorità cinesi accusano la seconda azienda nazionale produttrice di vaccini di aver falsificato i certificati di 256mila dosi.

15 gli arresti fino ad ora ma lo scandalo potrebbe scuotere anche la politica cinese

 

 

 

Nel 2008 in Cina lo scandalo del latte alla melanina provocò la morte di sei bambini e ne mandò in ospedale almeno 300mila. All'epoca la vicenda venne coperta dalle aziende responsabili e scoppiò solo quando il governo capì che la situazione stava sfuggendo di mano.

Arrivarono condanne a morte e nessuno dimenticò. Dal 2010 a oggi almeno altri tre scandali riguardo i vaccini hanno intaccato non poco la fiducia cinese nella sanità, su cui ha inciso anche il modo in cui in passato è stata gestita l'emergenza Sars.

E adesso una nuova vicenda rischia di fare tremare polsi a manager, dirigenti e, forse, anche a qualche funzionario di rilievo.

I fatti sono i seguenti: la società Changchun Changsheng bio-tech - Chansheng significa "lunga vita" e l'azienda è la seconda produttrice nazionale di vaccini - con sede a Jilin avrebbe venduto 256mila vaccini difettosi al Centro di prevenzione e controllo dello Shandong. Le indagini avrebbero dimostrato che l'azienda avrebbe falsificato i dati di produzione e di controllo del farmaco. Non sarebbe la prima volta, purtroppo, e potrebbe non essere una procedura solo della società in questione.

Il premier Li Keqiang ha subito chiesto una indagine rigorosa, perché i responsabili hanno messo a repentaglio la vita delle persone. I media cinesi hanno bollato il caso come un rischio per la sanità statale cinese, mentre il presidente Xi Jinping ha definito la vicenda «esecrabile»

Non si sa ancora quanti bambini siano stati vaccinati con i prodotti difettosi, né quali potrebbero essere le conseguenze. Al momento si parla di una multa di 500mila dollari circa, mentre il boss dell'azienda, Gao Junfang, e altri quattro dirigenti sono già stati fermati per interrogatori. Gli arrestati in totale sarebbero quindici. Per loro non si profila un futuro roseo: sia il leader Xi Jinping, sia il premier Li Keqiang hanno già chiesto pene esemplari.

La società incriminata, per altro, aveva già avuto problemi in passato ed era stata condannata nel 2017 a pagare una multa di 282 mila dollari e alla confisca i 859 mila yuan di beni, risultato delle vendite di un vaccino per difterite, pertosse e tetano che è stato definito "scadente e non in grado di soddisfare lo standard di immunità".

Secondo le nuove accuse la società avrebbe messo in vendita vaccini antirabbia senza alcuna procedura di sicurezza per la salute. Il premier cinese Li Keqiang ha invitato le autorità competenti «ad indagare per scoprire la verità il prima possibile e a punire chiunque sia coinvolto», mentre il governo ha revocato il certificato di produzione e vendita alla Changsheng, le cui azioni sono crollate in borsa. L'azienda farà una brutta fine.

La novità di questo ennesimo scandalo è che sia stato reso noto proprio dalle autorità al termine di indagini sugli standard richiesti alle aziende che producono vaccini. Come in altre occasioni, lo sdegno popolare è stato clamoroso ed espresso, ormai e soprattutto, via internet ma le autorità cinesi sembrano aver denunciato fin da subito i problemi, colpendo immediatamente l'azienda responsabile.

Lo scandalo, però, rischia di avere conseguenze politiche. Innanzitutto è un duro colpo per chi controlla a livello nazionale la qualità dei farmaci. Il regolatore – dal canto suo - ha comunicato tramite una nota che controlli a carico di Changsheng Biotechnology Co. hanno riscontrato la falsificazione dei registri di produzione e di quelli di ispezione e controllo dei vaccini, oltre alla modifica arbitraria dei processi e della strumentazione per la produzione del farmaco: tutte violazioni definite "gravi" dal regolatore.

In un documento presentato nei giorni scorsi alla Borsa di Shanghai, l’azienda ha avvertito che sospendere la produzione del farmaco avrebbe un impatto significativo sulle proprie finanze e che alcune agenzie regionali cinesi per il controllo delle malattie hanno già interrotto la produzione di altri suoi vaccini.

Già nella giornata di venerdì, il titolo di Changsheng Biotechnology Co. aveva ceduto oltre il 10%. Un editoriale pubblicato dal quotidiano China Daily ha avvertito inoltre dei rischi che il caso può assumere, se non verrà gestito in maniera ragionevole e trasparente. "Il governo deve agire prima possibile e riferire al pubblico di aver gestito la questione e punito senza pietà tutti i responsabili", ha scritto il quotidiano. "Chi osa violare la linea di fondo (etica) producendo vaccini scadenti, o addirittura finti vaccini, deve ricevere le più gravi sanzioni previste dalla legge".

Nella serata di sabato, anche l’agenzia di stampa Xinhua ha pubblicato un editoriale di denuncia pubblica del caso, a dimostrazione della gravità dello scandalo percepita dall’opinione pubblica, mentre sul web l'hashtag #Changsheng, prima bloccato, è stato infine liberato, permettendo ai cinesi di sfogare tutta la propria frustrazione contro l'azienda. Oggi però la parola "vaccini" sembra essere di nuovo censurata sui social.

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