I suoceri costringevano i suoi figli a prenderla a sassate
Un incubo vissuto dentro casa per anni.
Marito e suoceri che si trasformano in aguzzini.
E' il dramma vissuto da una donna di Cassano Magnago (Varese) che ha deciso di denunciare il marito e i nonni dei suoi figli.
L'uomo, un 35enne albanese, è stato arrestato dai carabinieri per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia.
E' accusato di aver aggredito, minacciato di morte, insultato e privato della libertà la moglie, connazionale, e di aver anche minacciato di uccidere e maltrattato i suoi stessi figli, con la complicità dei propri genitori, sottoposti a loro volta a provvedimento cautelare di divieto di avvicinamento a nuora e nipoti, per oltre dieci anni.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri di Busto Arsizio (Varese), i nonni avrebbero anche costretto i nipoti, in più occasioni, a colpire la loro madre a sassate, anche quando era incinta del suo ultimo figlio, tanto da mettere a rischio la stessa gravidanza.
A liberare la donna e i minori, un conoscente della famiglia che l'ha convinta a sporgere denuncia.
D’Alema a Pietro Grasso durante l'assemblea nazionale di Liberi e Uguali a Roma.
Riferendosi alla Lega ha detto a Grasso: «Se torniamo a elezioni per il veto a Savona, quelli prendono l'80%»,
L’autonomia, la sovranità del popolo , le ingerenze straniere.
Ed ancora: "Speriamo bene".
La cosa più strana è che lo ha detto il 26 maggio 2018 cioè il giorno prima che Mattarella dicesse di non approvare la proposta di Savona ministro
Ma lui, allora, lo sapeva?
Già dal giorno prima?
E chi glielo aveva detto?
Forse Mattarella stesso?
Buh!
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev agenziavista.it
Assolto perché incapace di intendere e di volere.
E’ il verdetto emesso dal gup del tribunale di Brescia Alessandra Di Fazio nei confronti di Abderrhaim El Mouckhtari, marocchino di 54 anni, che a febbraio di un anno fa uccise con dieci coltellate - colpendola alle gambe e all’addome - la sua terapista per la riabilitazione psichiatrica Nadia Pulvirenti, 25 anni.
Il delitto è avvenuto all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, nel bresciano, dove lo straniero era ospite da cinque anni in uno degli appartamenti della struttura per la riabilitazione di persone con disabilità fisica e psichica.
Ma quel tragico 24 febbraio qualcosa è scattato nella sua mente: l’uomo afferra un coltello da cucina e colpisce ripetutamente l’educatrice, lei tenta disperatamente di difendersi proteggendosi con le mani, gridando a squarciagola per attirare l’attenzione, ma non c’è nulla da fare, non riesce a sottrarsi alla furia omicida del suo paziente. Mentre il personale della struttura soccorre la giovane terapista, Abderrhaim El Mouckhtari fugge a piedi nei campi.
Viene fermato poco dopo dai carabinieri, in stato confusionale, con i vestiti ancora sporchi di sangue.
Portato in caserma e interrogato dagli inquirenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Durante il processo le perizie hanno confermato le sue condizioni di alterazione mentale.
Del resto, nel suo primo interrogatorio, ha chiesto di Nadia per poterle porgere le sue scuse e già questo rappresentava un sintomo evidente di come l’uomo in realtà non si fosse mai reso conto di avere massacrato Nadia a coltellate(belli cxxxi!)
Abderrhaim El Mouckhtari andrà ora in una Rems - le strutture che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari - per la durata di dieci anni poiché, per lo stesso giudice, si tratta comunque di una persona socialmente pericolosa.
La vicenda processuale non è comunque finita qui.
I genitori della giovane aspettano infatti l’esito di un’inchiesta parallela: quella che coinvolge i responsabili della cooperativa Diogene, alla quale sono affidati i servizi svolti all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, e dei vertici dell’Asst di Chiari.
In tutto sono una decina le persone indagate per omicidio doloso, un delitto che forse si sarebbe potuto evitare se all’interno della struttura fossero state adottate adeguate misure di sicurezza e prevenzione: è questa l’ipotesi al vaglio del sostituto procuratore Enrica Battaglia, che ha avviato il secondo filone d’inchiesta.
Quando venne assunta alla cascia Clarabella, Nadia Pulvirenti si era laureata da poco all’Università di Verona in tecnica della riabilitazione psichiatrica e aveva fatto una breve esperienza a Trento. «La scelsi per l’entusiasmo.
Perché condivideva il progetto di accompagnare le persone con disagio psichico all’autonomia.
Per il modo in cui si era presentata, così, senza appuntamento, portando a mano le sue credenziali. Riconobbi subito in lei quello che fa la differenza nei lavori come il nostro: passione e dedizione», la ricorda il responsabile della cooperativa Diogene