
A Monfalcone cittadina della Provincia di Gorizia le donne musulmane che vogliono fare il bagno a mare specialmente ora con questo caldo devono indossare il costume da bagno come fanno le cittadine italiane e le turiste proveniente dall’Est Europeo. Il burqa in spiaggia non si può indossare. Così ha deciso il Sindaco leghista della rinomata cittadina del Friuli Venezia Giulia. Ha scritto finanche una lettera ai cittadini musulmani che sono a Monfalcone e sono poi tanti affinché le donne non facciano il bagno in mare con il burqa o tutte vestite. Il Sindaco ha preso questa drastica decisione dopo aver ricevuto molte segnalazioni e lamentele da parte dei cittadini e non solo di Monfalcone. Subito sono scoppiate le polemiche ma il Sindaco, una donna leghista energica e decisa, si difende :- E’ questione di lotta al decoro. Non ho niente contro nessuno, ma non vogliamo neppure andare verso una islamizzazione o subirla senza capire che abbiamo anche una dignità e una spina dorsale-. La consigliera Pellegrino, dell’opposizione, ha scritto al Sindaco che se non le va bene questa situazione può benissimo cambiare Paese- Ma come ? Siamo in Italia, in Arabia Esaudita oppure in Bangladesh? Monfalcone, città friulana, è in Italia e in questa città si devono rispettare le leggi che sono in vigore in Italia. E’il Sindaco eletto liberamente dai cittadini che deve cambiare Paese? Sono altri che devono cambiare Paese. Sono quelli che non condividono le decisioni prese dal Sindaco e non condividono i nostri stili di vita e i nostri usi e costumi. Vada la consigliera Pellegrino in un paese musulmano, vada in una pubblica spiaggia indossando un bikini. Dall’acqua non uscirebbe viva. Forse è arrivato il momento di dire basta. Non vi sta più bene il nostro paese? Non volete rispettare le nostre leggi, i nostri usi e costumi? Ritornate ai vostri paesi e fate tutto quello che vi piace rispettando le vostre usanze Francesco Gagliardi-San Pietro in Amantea
Il gioco d'azzardo può diventare patologico quando assume le caratteristiche di una dipendenza, detta ludopatia. In questo caso, non essendo coinvolte sostanze chimiche, non si parla di tossicodipendenza, bensì di dipendenza comportamentale, ma è comunque del tutto simile a quelle causate dalle droghe.
A differenza di queste ultime, però, non provoca dei danni fisici evidenti, è quindi più difficile riuscire a individuare un giocatore d'azzardo patologico perché bisogna spostare l'attenzione esclusivamente sul suo comportamento e come questo subisca un brusco cambiamento.
I segnali della dipendenza da gioco d'azzardo
I segnali a cui prestare attenzione riguardano le seguenti sfere della vita di una persona:
- il tempo dedicato al gioco (online e offline);
- l'umore e il comportamento;
- le finanze;
- il rapporto con la legge.
Una persona che ha sviluppato una dipendenza da gioco d'azzardo patologico si reca sempre più frequentemente nei luoghi fisici dove può giocare e si collega sempre più spesso alle piattaforme online che permettono di fare scommesse. Inoltre, aumenta il tempo di permanenza trascorso in questi luoghi, sia virtuali che reali.
Al pari di un dipendente da sostanze psicotrope, chi gioca d'azzardo può sviluppare un andamento altalenante dell’umore: può sperimentare stati di euforia, dovuti all'eccitazione di una scommessa o una puntata nella speranza di una vincita, seguiti quasi inevitabilmente da un sentimento di disfatta nel caso si verifichi una perdita o se pensa alla sua situazione; nel lungo termine può sviluppare una vera e propria depressione, dal momento che non prova più attrazione per nessuna attività o tipo di relazione personale. La persona si troverà probabilmente sola e isolata molto presto a causa del suo comportamento ossessivo.
Inoltre, l'umore di una persona affetta da ludopatia può essere anche influenzato dai sensi di colpa per il fatto di aver trascurato la famiglia, gli amici e il lavoro e molto probabilmente anche per aver dilapidato i propri risparmi. Quest'ultimo punto in particolare può essere un tasto dolente e molto delicato per chi gioca d'azzardo in modo compulsivo: chi soffre di ludopatia continua a giocare nonostante ingenti perdite di denaro, finendo per indebitarsi con famiglia, amici, banche e, non di rado, anche con persone poco raccomandabili. Chi gioca in modo compulsivo non prende in considerazione le statistiche di vincita, che sono sempre sfavorevoli per chi gioca, ma è alimentato dalla speranza della prossima vincita.
Chi ha un conto cointestato con un giocatore d’azzardo patologico si renderà conto che diventeranno frequenti i prelievi di soldi anche di piccola entità, per i quali la persona non sarà in grado di dare una giustificazione soddisfacente.
Infine, la disperazione economica spesso porta il giocatore a compiere atti sconsiderati come furti o ad avere rapporti con la malavita, entrambi pericolosi per lui sia per la sua salite e incolumità sia dal punto di vista legale.
Come aiutare chi soffre di ludopatia
Come visto, la ludopatia non è meno pericolosa di una dipendenza da sostanze stupefacenti perché, tranne per il fatto che non coinvolge direttamente il corpo di chi la sperimenta, ha comunque degli effetti negativi sulla psiche e su tutti gli altri aspetti della vita di quella persona.
È quindi altrettanto importante saper riconoscere i sintomi del gioco d’azzardo patologico e intervenire per evitare che si finisca con il conto in banca svuotato, senza il supporto di amici e parenti o con la fedina penale sporca.
In quanto dipendenza, la ludopatia è una malattia e come tale deve essere trattata, vista la complessità delle situazioni che una dipendenza porta con sé, e sarebbe bene rivolgersi a un centro specializzato per il trattamento delle dipendenze (sia da sostanze che comportamentali).
In Italia, uno dei migliori centri di questo tipo è il Centro di Recupero San Nicola, accreditato con eccellenza dall'Assessorato alla Salute e che ospita anche pazienti stranieri.
La sua equipe formata da medici, psicologi ed educatori, propone ad ogni paziente un programma personalizzato che mira a ricercare le cause alla base della dipendenza e, tramite un percorso psicologico, a dare gli strumenti per non ricadere nella dipendenza.
