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flessibilità-pensioniE’ possibile ritirare la pensione nei 223 Uffici Postali e nei 120 Postamat della provincia

Cosenza, 29 maggio 2023 – Poste Italiane comunica chein tutti i 223Uffici Postali della provincia di Cosenza le pensioni del mese di giugnosaranno in pagamento a partire da giovedì 1.

In continuità con quanto fatto finora, con l’obiettivo di evitare assembramenti, il pagamento delle pensioniin contanti avverrà preferibilmente secondo la seguente turnazione alfabetica, che potrà variare in base al numero di giorni di apertura della sede di riferimento:

Pertanto,

i cognomi                    dalla A alla Cgiovedì 1°giugno

dalla D alla Ksabato 3 giugno (solo mattina)

dalla L alla Plunedì 5 giugno

dalla Q alla Zmartedì 6 giugno

Le pensioni di giugnosaranno disponibili a partire da giovedì 1,anche per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una PostepayEvolution che abbiano scelto l’accredito. I possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti o di PostepayEvolution, quindi, potranno prelevare in contanti dai 120ATM Postamatdella provincia, senza recarsi allo sportello.Inoltre,i possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti potranno usufruire gratuitamente di una polizza assicurativa che consente un risarcimento fino a € 700 all’anno sui furti di contante subiti nelle due ore successive al prelievo effettuato sia dagli sportelli postali sia dagli ATMPostamat.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.poste.it o contattare il numero verde 800 00 33 22.

Poste Italiane - Media Relations

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ragazzi emilia romagnaL’Emilia Romagna con la pioggia caduta in abbondanza è stata colpita da una immane tragedia. Campi coltivati completamenti allegati e distrutti, frane e smottamenti di terreni, ponti crollati, alberi sradicati, strade a autostrade distrutte, case e capannoni invasi dalle acque ora putride e fatiscenti, attrezzi agricoli e industriali da buttare, animali morti, uomini e donne costrette ad abbandonare le proprie case, pericolo di epidemie. Ma di fronte a questa tragedia ancora una volta gli uomini e le donne, i vecchi, specialmente i giovani considerati da molti scansafatiche, si sono mobilitati lasciando tutti a bocca aperta. Hanno abbandonato il proprio lavoro, molti giovani se ne sono fregati del reddito di cittadinanza e si sono precipitati nei luoghi danneggiati dall’alluvione per dare una mano a chi ne aveva maggiormente bisogno. Tutti insieme, con stivali di gomma, con badili, con pale, vanghe, zappe, rastrelli, secchi, carriole, a spalare e trasportare fango prima che solidificasse e a salvare ciò che si poteva salvare. A liberare strade, case, cantine. A portare cibo e bevande a gente che non poteva uscire di casa. Poche cose son riusciti a salvare. La maggior parte degli utensili da cucina e dei mobili sono inservibili e vengono accatastati ai cigli delle strade per essere poi smaltiti. Le vite dei Romagnoli sono in mezzo alle strade: vestiti, scarpe, libri, elettrodomestici, quadri, foto, divani, poltrone, sedie, televisori, automobili una sopra l’altra. Tutti gli italiani, i giovani in particolare, ma anche gli immigrati, oggi, dopo il disastro, come del resto hanno fatto i medici e gli infermieri durante il Covid, si sono prodigati per aiutare i più deboli, i più colpiti dalla alluvione, e chi ne aveva maggiormente bisogno. Lo hanno fatto dopo l’alluvione del Polesine e di Firenze, dopo il terremoto dell’Aquila e del Belice. Dopo l’alluvione di Firenze del 4 novembre del 1966 tutti si misero all’opera per aiutare la popolazione colpita e per recuperare, salvandole dal fango, statue, quadri, dipinti, libri che altrimenti sarebbero andati perduti. La televisione ci ha fatto vedere a noi che siamo comodamente seduti nelle poltrone delle nostre case completamente all’asciutto migliaia di giovani tutti coperti di fango intenti a spalare, intenti ad aiutare persone sconosciute, a portare cibo e bevande, e anche conforto alle persone anziane ed inabili. Molti si sono stupiti, io no. Invece i media si sono meravigliati, non volevano credere che quei ragazzi erano italiani, i bamboccioni, pronti ad aiutare chi soffre e chi aveva perso ogni cosa. Giorno e notte, ci hanno riempito le teste, sorpresi da questa generosità dei nostri ragazzi, raccontandoci le loro storie, non senza cadere a qualche tono retorico. E’ stato un fuoco di paglia? Un fuoco effimero? Sappiamo che quando c’è un nobile fine da raggiungere, quando c’è una emergenza, quando la gente è in gravi difficoltà, i nostri ragazzi sono sempre in prima fila, non si sono mai ritirati indietro. Uno di loro si è assentato per alcuni giorni dal posto di lavoro ed è andato a spalare fango. Non l’avesse mai fatto. Ha perso il posto di lavoro. Il proprietario della pizzeria lo ha licenziato in tronco. Di fronte al dolore degli altri, di fronte alla disperazione, di fronte ai disastri, i nostri giovani sono stati i primi a rispondere all’appello. Di fronte a una tragedia come quella di questi giorni abbiamo scoperto cosa sono capaci di fare i nostri giovani. Invece di chiudersi nelle loro stanze o impiegare il loro tempo nei pub a bere e divertirsi, hanno lasciato le loro case e sono corsi a dare una mano a chi ne aveva maggiormente bisogno. Per molti è stata una sorpresa, per me è stata una riscoperta. Mauro Magatti su Avvenire così ha scritto: - Se vogliamo davvero onorare coloro che sono morti e creare una cultura necessaria per evitare nuovi futuri disastri, sforziamoci di imparare davvero da quello che, ancora in questi giorni dolorosi, sta accadendo davanti ai nostri occhi-. Sono questi i giovani che spesso sui giornali e nei vari talk show televisivi vengono accusati di non aver voglia di lavorare? Davvero preferiscono il reddito di cittadinanza? Davvero vogliono godersi il sabato e la domenica standosene a casa al calduccio e all’asciutto, davanti alla Tv, sdraiati su un divano? No, sono venuti anche da molto lontano, anche dalla nostra Cosenza. Hanno abbandonato le loro case, i loro divani all’asciutto e hanno deciso di andare ad aiutare gente sconosciuta che un divano non ce l’ha più. Questi ragazzi hanno lanciato un grande messaggio, speriamo che arrivi anche ai politici nostrani.

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durogati-xalps-2023L’8 giugno da Kitzbühel in Austria avrà inizio la decima edizione della biennale X-Alps, ben nota come la gara di hike & fly, vale a dire escursionismo abbinato al volo in parapendio, più dura al mondo.
Sono stati selezionati 32 piloti di 18 nazioni, la Nuova Zelanda la più lontana. Tra questi lo svizzero Christian Maurer che di Red Bull X-Alps ne ha vinte ben sei e si conferma ancora una volta l’uomo da battere. L’Italia sarà rappresentata da Aaron Durogati, di Merano, vincitore di due coppe del mondo e reduce dai mondiali di parapendio in Francia, da Nicola Donini di Molveno (Trento), pilota versatile tra acrobazia e hike & fly, e da Tobias Grossrubatscher di Castelrotto (Bolzano) alla sua terza esperienza in questa maratona.
I piloti avranno circa due settimane di tempo per affrontare con spirito di avventura e sacrifici fisici un percorso di 1.223 km attraverso le Alpi. Obbligo di toccare 15 punti prestabiliti, detti “Turn Point”, ovvero punti di svolta, ma anche “boe”, prima di raggiungere il traguardo di Zell am See, località lacustre dell'Austria. Unici mezzi di trasporto ammessi: il parapendio oppure… le scarpe! Vale a dire che, se non si vola, si va avanti a piedi con il parapendio in spalla. Invece il team che assiste ogni concorrente provvede a rifornirlo di ogni necessità, attrezzatura per la notte compresa, periodo durante il quale è severamente vietato muoversi. Eccezione: il cosiddetto “Night Pass”, ovvero il permesso di camminare una notte durante tutta la gara a scelta del pilota. Un secondo permesso sarà assegnato l'8 giugno al vincitore del prologo, una mini gara con partenza da Kirchberg.
I punti di svolta sono disseminati tra Austria, Germania, Svizzera, Francia e Italia. In alcuni casi i piloti dovranno atterrare per firmare una lavagna o scattare un selfie; in altri sorvoleranno le boe restando entro raggi tra i due e cinque km. Per quanto riguarda la penisola sono stati scelti il Colle del Piccolo San Bernardo, all’incirca sul confine con la Francia, il Rifugio Brentei sotto Cima Tosa nelle Dolomiti di Brenta, le Tre Cime di Lavaredo dove una via ferrata attende i partecipanti per raggiungere il Monte Paterno, alto 2740 mt, per poi atterrare a Sesto in Val Pusteria.

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I Racconti

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