Ultimo attacca la Rai: «Festival deciso dai giornalisti, televoto farsa»
Televoto Sanremo, Codacons annuncia esposto all'Antitrust: pubblico umiliato
Sulla vittoria di Mahmood al festival di Sanremo e sul caso televoto interviene il Codacons che annuncia un esposto all'Antitrust.
L'associazione dei consumatori «depositerà domani un formale esposto all'Autorità per la concorrenza denunciando il meccanismo di voto dell'ultima serata del Festival, che ha di fatto annullato le preferenze espresse dal pubblico con possibile danno economico per i cittadini».
«Nella finalissima di ieri il cantante Ultimo - sostiene il Codacons - è risultato essere il più votato dal televoto, ottenendo il 46,5% dei voti del pubblico, addirittura 30 voti percentuali in più rispetto al vincitore Mahmood, che ha ottenuto solo il 14,1% delle preferenze.
Nonostante tali numeri schiaccianti, il voto della sala stampa e della giuria d'onore ha ribaltato la classifica del televoto, assegnando la vittoria a Mahmood.
Ma così facendo - denuncia il Codacons - il voto del pubblico da casa è stato di fatto annullato e umiliato, con conseguenze enormi sul fronte economico, considerato che i telespettatori hanno speso soldi attraverso il televoto, un televoto reso inutile dalle decisioni delle altre giurie».
Il meccanismo delle votazioni, quindi, conclude il Codacons, «sembra aver arrecato un danno a quegli utenti che da casa hanno espresso la propria preferenza (a pagamento) e potrebbe addirittura realizzare la fattispecie di pratica commerciale scorretta. In tal senso il Codacons depositerà domani formale esposto ad Antitrust affinché apra una indagine sulla classifica di Sanremo 2019».
Domenica 10 Febbraio 2019, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 10-02-
Una brutalità senza precedenti, quella che si è ritrovato a subire a Viareggio un poliziotto che, nell’esercizio del sue funzioni – e cioè mentre in borghese stava svolgendo un’operazione contro lo spaccio – è stato ferocemente aggredito da un presunto pusher nordafricano che l’ha ridotto in gravi condizioni.
L’agente, ricoverato con prognosi riservata dopo un delicato intervento chirurgico eseguito d’urgenza, è stato colpito dallo straniero con un violento colpo alla testa inferto con un oggetto contundente, un’aggressione particolarmente violenta che ha provocato alla vittima diverse fratture al cranio.
Durante un controllo anti-droga nordafricano colpisce brutalmente un agente alla testa
Secondo quanto riferito dal sito de Il Giornale nel dare la notizia dell’efferato episodio di cronaca registrato nei pressi di Lucca, «era tarda sera quando l’agente di 28 anni, in borghese, si ritrova nei pressi della Pineta di Ponente di Viareggio.
È il parco centrale della cittadina della Versilia, un luogo che – come altri giardini urbani – la sera si trasforma in una centrale di spaccio».
E allora, è lì, in quel microcosmo intestato a droga e criminalità che il poliziotto, che non era in divisa, ha intercettato il presunto pusher nordafricano che, alla richiesta di un semplice controllo, ha cominciato a dare in escandescenze, facendo improvvisamente degenerare la situazione, trasformatasi in breve in una brutale aggressione.
Il presunto spacciatore, infatti, ha immediatamente colpito l’agente alla testa con un oggetto contundente – ancora non è chiaro se una bottiglia, una pietra, un mattone – che gli ha provocato le gravi fratture al cranio.
L’agente ha riportato un’emorragia cerebrale e fratture del cranio: operato d’urgenza
Soccorso poco dopo dal 118, il poliziotto è stato trasportato immediatamente all’ospedale Versilia, dove i medici che l’hanno ricoverato hanno subito riscontrato una emorragia cerebrale e fratture del cranio.
Per questo la vittima della brutale aggressione è stato tempestivamente trasferito d’urgenza al reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Livorno dove, come spiega sempre il quotidiano milanese diretto da Sallusti, nella notte, «è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per la ricomposizione della frattura frontale e ora, nonostante il ricovero, non dovrebbe essere in pericolo di vita.
Ma i medici per sciogliere la prognosi attendono le prossime 48 ore per valutare il decorso post operatorio». Intanto nelle scorse ore il prefetto di Lucca, Laura Simonetti, e il questore di Lucca, Vito Montaruli, sono andati a fargli visita e ad augurargli una pronta guarigione
“Appello di Salerno chiamata a pronunciarsi sul ricorso contro la sentenza di primo grado presentato da Luigi de Magistris, per l’avocazione e revocazione delle inchieste ‘Why Not’ e ‘Poseidone’ quando era pm a Catanzaro: “reati estinti perchè prescritti ed inoltre essendoci i presupposti per un’assoluzione piena per la presenza di alcune criticità e irregolarità”.
Il tribunale salernitano aveva assolto ex l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, l’avvocato ed ex senatore, Giancarlo Pittelli, l’ex sottosegretario alle Attività Produttive, Giuseppe Galati, l’ex procuratore generale facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro, Dolcino Favi, e l’imprenditore Antonio Saladino.
Il parametro utilizzato dai giudici d’Appello salernitani nel dichiarare la prescrizione è rappresentato dall‘articolo 129 del codice di procedura penale: dagli atti non risulta evidente che il fatto non sussiste o che gli imputati non avessero commesso i reati contestati o, ancora, che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato. Dunque, non c’era evidenza dell’innocenza degli imputati che rispondevano di abuso d’ufficio. Il collegio si è limitato a enucleare gli atti che sembravano sintomatici di uno sviamento della funzione giudiziaria perché diretti a favorire alcuni indagati. Con una pronuncia del genere, si lascia spazio ad un’azione di tipo risarcitorio, quindi, in ambito civile.
De Magistris: magistrati autonomi e coraggiosi”
“A distanza di oltre dieci anni dai fatti Magistrati autonomi, onesti e coraggiosi stabiliscano quello che tutte le persone perbene che hanno avuto modo di conoscere i fatti ben sapevano”. A dirlo, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris in merito alle motivazioni, appena depositate, della sentenza nel processo di Salerno nel quale era difeso dall’avvocato Elena Lepre per la revoca del procedimento Poseidone da parte del procuratore di Catanzaro Lombardi (nel frattempo deceduto) e l’avocazione del procedimento Why Not da parte del procuratore generale Dolcino Favi che, dunque, “furono illegittime. Nella sentenza si riconosce che gli imputati, per i capi di imputazione loro contestati, hanno commesso abuso d’ufficio nel sottrarmi le indagini. Atti illeciti, al fine di cagionarmi un danno ingiusto ed un vantaggio ingiusto agli indagati”. “Non vi è nessun precedente nella storia giudiziaria del nostro Paese – aggiunge l’ex pm – una criminale ragion di Stato condusse a fermare indagini che entravano nel cuore del sistema criminale dei rapporti tra criminalità organizzata, affari, politica, settori di magistratura e forze dell’ordine, con il collante della massoneria deviata”.
“Il Consiglio Superiore della Magistratura che sapeva o aveva il dovere di sapere come stavano realmente i fatti, avendo acquisito atti ed avendo ascoltato i valorosi magistrati di Salerno che indagavano sui magistrati di Catanzaro, decise, su sollecitazione del Ministro della Giustizia Mastella e della Procura Generale della Cassazione, di strapparmi la toga di pubblico ministero e trasferirmi da Catanzaro per incompatibilità ambientale. Difesero l’ambiente criminale e corrotto e trasferirono chi aveva individuato corrotti e corruttori. So bene che cosa avevamo scoperto e stavamo scoprendo, eravamo arrivati al cuore corrotto dello Stato, evidentemente verità che non dovevano scoprirsi. Con una violenza istituzionale senza precedenti hanno distrutto prima me e i miei collaboratori e poi i magistrati di Salerno, autonomi e coraggiosi, che avevano accertato l’onesta’ e la correttezza del mio operato e verificato che era in atto un’attività criminale, da parte di vari esponenti delle istituzioni e della magistratura, per fermarmi. Avete distrutto il mio difficile e complesso lavoro investigativo ma non avete distrutto la mia coscienza. Provo anche vergogna per tutti quelli che nelle Istituzioni in quegli anni, soprattutto nella magistratura, rimasero alla finestra a guardare lo spettacolo di deviazioni criminali senza precedenti. Se i criminali di Stato hanno vinto in quegli anni è stato anche per questa colpevole inerzia. Oggi, però, è come se mi sentissi di nuovo magistrato”.
Redazione quicosenza