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Pronto come pochi Paolo Orofino aveva anticipato che per il PM di Nocera Inferiore Giovanni Francesco Izzo non ci sono gli elementi per la riapertura del caso Natale De Grazia.

Sempre Orofino notiziava che il procuratore Giovanni Francesco Izzo ritiene che non vi siano gli elementi che potrebbero giustificare una rivisitazione del caso, chiuso quindici anni fa e per questo ha presentato al gip una richiesta di archiviazione rispetto ai dati contenuti nella perizia medico-legale inviatagli dalla commissione parlamentare.

Il PM ha dichiarato «La conclusione a cui sono pervenuto in realtà è contenuta nella stessa consulenza, laddove si afferma esplicitamente che da un punto di vista medico-legale il caso deve essere considerato chiuso».

In sostanza secondo il procuratore la relazione del consulente medico legale della Commissione parlamentare di inchiesta sui ciclo dei rifiuti «rappresenta una situazione di fatto contrassegnata dalla più totale incertezza e, per di più, irrimediabilmente lontana da ogni possibilità attuale di concreto accertamento».

Sulla notizia ritorna Legambiente la quale dichiara che si tratta di “Una scelta affrettata e assai discutibile che lascia francamente sconcertati».

Dichiara Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente «L'orientamento del procuratore Izzo, che ci auguriamo non venga accolto dal gip è stato espresso senza aver ancora ricevuto la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti dedicata al caso De Grazia, approvata lo scorso 5 febbraio. Nella relazione, oltre al contenuto della perizia medico-legale (che smonta le conclusioni di morte naturale e avanza l'ipotesi di un decesso causato da sostanze tossiche, anche se non più accertabile), viene delineato, attraverso episodi precisi e circostanze dettagliate, il clima di pressioni, minacce e di esposizione in cui operava il pool, di cui Natale De Grazia era il motore investigativo, poi smembratosi dopo la sua morte. Allegata alla relazione vi è tra l'altro una mole impressionante di documenti, finalmente desecretati, che possono essere in ausilio nuovo e importante al lavoro dei magistrati».

Insiste anche Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente «Per quanto difficile possa essere, dopo tanti anni è dovere dello Stato tornare a indagare in modo approfondito, sulla base di nuovi indizi, su quella tragica morte, sul contesto entro cui è maturata e sui motivi che l'hanno ispirata, per tentare di giungere finalmente alla verità. Ci auguriamo che il giudice per le indagini preliminari, a cui tocca pronunciarsi sul caso, rigetti la richiesta d'archiviazione e disponga l'approfondimento delle indagini, a cominciare dall'acquisizione della Relazione conclusiva sul caso De Grazie e di tutti gli allegati. In questa vicenda pesano, secondo la stessa Commissione, superficialità, inadeguatezze, errori che hanno condizionato gli esiti della stessa perizia medico-legale e che richiedono oggi il massimo del rigore».

Non resta che attendere.

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Non sappiamo se Rosy Bindi e Domenico Scilipoti abbiano prestato il loro servizio militare( al tempo era obbligatorio) nei paracadutisti. Se lo prestarono può anche darsi che anche allo loro non più giovane età possano aver conservato la freschezza fisica per essere paracadutati.

Di paracadutismo ne parlano loro, almeno a giudicare le parole delle loro reciproche dichiarazioni delle quali presentiamo l’ultima( in ordine di tempo) di Scilipoti.

Eccola:"E' veramente paradossale che l'On. Rosy Bindi continui ad attaccare la mia candidatura in Calabria definendomi un paracadutato da Roma proprio lei, che certamente calabrese non e', che pur di rimanere attaccata alle poltrone romane non ha esitato dopo oltre 20 anni di presenza in Parlamento a chiedere una deroga al suo partito per essere ricandidata, Sarà l’ennesimo caso di qualcuno che, una volta eletta, andrà a Roma e si dimenticherà degli elettori calabresi. Io, se eletto, sono pronto a lasciare il 40% del mio stipendio in Calabria e a trasferire in questa regione la mia residenza".Poi sempre Domenico Scilipoti, candidato al Senato per il PDL in Calabria, continua: "La Bindi che ormai, politicamente, e' piu' vecchia delle poltrone di Montecitorio farebbe bene, invece di attaccare gli altri, a mostrare piu' rispetto verso gli italiani mettendosi in disparte"

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Bolzano. A montare sull’auto il sistema elettromeccanico un altoatesino.

“Aveva pagato parecchie centinaia di euro per installare un sistema di difesa dagli autovelox degno di un film di James Bond. Bastava un pulsante, ben visibile all’interno dell’abitacolo della sua Skoda sport, per far girare la targa rendendola invisibile alle telecamere e agli occhi di potenziali inseguitori.”

Pensava di non essere visto e lo usava con nonchalance .

Ed invece il meccanismo ha sollecitato la curiosità di un agente della Polstrada di Treviso che in A4, vicino a Bergamo, e fuori dal servizio, l’ha iniziato a inseguire.

“Le due auto hanno sfrecciato a circa 170 km/h una dietro l’altra fino a quando l’agente non è riuscito a leggere le cifre della targa che era appena stata rialzata”.

Da qui l’indagine, effettuata da lui e dai suoi colleghi della stradale di Treviso, una indagine che ha portato a identificare il guidatore (intravisto in corsa) e la sua residenza.

L’uomo è stato identificato e fermato dai colleghi di Bolzano che hanno scortato l’auto in caserma scoprendo il meccanismo.

Dietro il portacenere il meccanismo di comando.

La denuncia un passo obbligato .

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