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Ormai questi giornalisti hanno la pretesa di voler sapere e dire sempre la verità.

E filmano pure.

E si tratta di provocazioni come successo a Bologna , dopo Ostia.

Ed in un paese senza legge è chiaro che Spada o non Spada la gente reagisce.

Soprattutto se sono stranieri.

Soprattutto se sono spacciatori .

E così ancora una volta Brumotti ed una troupe di “Striscia la Notizia”.

E’ successo a Bologna dove sono stati aggrediti da un gruppo di stranieri che pure hanno derubato il giornalista per non permettergli di mostrare in tv quanto documentato con le proprie telecamere.

Un fatto gravissimo in se, ma che getta una luce sinistra su quanto accade a Bologna dove evidentemente ci sono molti limiti sulla legalità in mezzo alla strada.

Sul campo c’era l’inviato del programma MediasetBrumotti, che, al lavoro insieme a due cameraman, aveva già filmato alcune cessioni di stupefacenti, fingendosi un potenziale cliente.

Quando Brumotti si è rivelato come inviato del tg satirico, estraendo un megafono per denunciare l’accaduto, è stato immediatamente accerchiato da un gruppo stranieri, probabilmente gli stessi spacciatori che temevano di essere riconosciuti ed identificati.

Hanno perciò circondato la troupe e, dopo essersi impossessati delle telecamere, si sono velocemente allontanati.

Magari avranno pensato : Ma come si permettono questi italiani di filmarci mentre spacciamo, noi siamo profughi? Se ne sono dimenticati? Che fine ha fatto la loro ospitalità? Solo perché spacciamo droga? E che cacchio? Poi avranno detto se ci arrestano mangiamo gratis ma se ci rimandano nei nostri paesi è finita la pacchia!

Ed allora botte!

Sul caso adesso indagano i Carabinieri, avvisati dell’accaduto dallo stesso giornalista di ‘Striscia’.

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Il giudice Nicola Aiello ha rinviato a giudizio sedici persone tra gestori di circo e intermediari accusati di aver favorito l’immigrazione clandestina e di averci lucrato come un vero e proprio business

Ha chiesto il patteggiamento della pena, invece, Vito Gambino, funzionario dell’assessorato regionale al Lavoro arrestato nel 2015 al termine delle indagini che avrebbe sollecitato i suoi interlocutori istituzionali per far rilasciare autorizzazioni illegittime per le assunzioni.

La prossima udienza fissata per metà dicembre

I rinviati a giudizio per il processo la cui prossima udienza è fissata per il 20 dicembre davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo sono: i gestori dei circhi Francesco (49 anni), Alberto (49) e Claudio Vassallo (43), Kisham Chand (52), Davide Rossi (41), Eleuterio De Bianchi (68), Mihai Gabriel Marinescu (38), Nirmal e Jatinder Singh (di 58 e 45 anni), Tommaso Fernandez (58), Paul Harmesh (50), Muhammad Bilal (39), Mohammed Islam (37), Avtar Chand (33).

Alcuni di loro dovranno rispondere anche dei reati di falso materiale e ideologico in atto pubblico e corruzione di pubblici ufficiali.

Ufficialmente si sarebbero occupati di reclutare ballerini e attrezzisti per numerosi circhi d'Italia, ma secondo l’accusa avrebbero fatto carte false per fare entrare illegalmente dei migranti in cambio di denaro.

Ad accorgersi dell’esistenza della presunta organizzazione sono stati gli agenti della Squadra Mobile che, alla fine del 2015, hanno tratto in arresto 41 persone.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche i figli del funzionario regionale che lo avrebbero aiutato in alcuni passaggi.

Il figlio Vincenzo, secondo quanto ricostruito dall’accusa, avrebbe dato una sistemata ad alcuni locali nella zona di via Malaspina per farli sembrare le sedi legali di alcuni circhi.

Sulla sua PostePay sarebbero stati versati i soldi sborsati da decine e decine di indiani, bengalesi e cinesi arrivati in Italia con questo meccanismo.

La figlia Francesca Gambino, oltre ad avvisare il padre in caso di controlli di polizia giudiziaria, si sarebbe occupata della corrispondenza.

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Cinque nigeriani sono stati rinviati a giudizio dal gip di Palermo con l’accusa di associazione mafiosa.

Altri 14 imputati come membri della mafia nigeriana hanno scelto il rito abbreviato.

 

Un provvedimento che è stato una vera e propria corsa contro il tempo da parte del giudice per le indagini preliminari per evitare la scadenza dei termini di custodia cautelare degli stranieri detenuti.

La “Black Axe” nigeriana arriva a Ballarò

Tra le accuse contestate agli imputati, lo sfruttamento della prostituzione e il traffico di stupefacenti.

La banda si riuniva nel quartiere Ballarò del centro storico.

L’espressione Black Axe, cioè «ascia nera», che dà anche il nome all’operazione, è una specie di mafia nigeriana che proprio come Cosa nostra segue particolari riti di affiliazione, ha un linguaggio specifico e sistemi di potere dislocati in varie zone.

«Le indagini hanno accertato come l’organizzazione al suo interno riproducesse compiti, funzioni e persino organigrammi tipici di uno Stato, tanto che per indicare le figure verticistiche facevano riferimento al tipico formulario di cariche istituzionali», spiegarono gli inquirenti al momento degli arresti, spiegando che l’associazione era «basata su rigide regole fatte di “battesimi”, riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli all’interno del sodalizio» e che l’organizzazione «garantiva il rispetto delle regole interne e la sicurezza dei suoi principali membri attraverso il braccio armato, “Bucha” o picchiatore».

Il business dei nigeriani: prostituzione e droga

L’operazione era stata condotta nel novembre del 2016 dalla Procura di Palermo – nelle indagini coordinate dall’aggiunto Leonardo Agueci e condotte da Sergio Demontis e Gaspare Spedale – e aveva portato al fermo di una ventina di persone. 

Ma soprattutto aveva fatto luce su una serie di condotte criminali finora quasi inedite a Palermo.

Un primo pezzo del puzzle la Procura lo aveva trovato quando due nigeriani avevano denunciato un’aggressione a colpi di ascia avvenuta il 27 gennaio 2014 in via del Bosco, una traversa di via Maqueda.

Un anno fa vi furono i primi arresti e adesso i primi rinvii a giudizio.

di Federica Parbuoni

Ne parla anche https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/14/mafia-nigeriana-a-palermo-5-rinvii-a-giudizio-per-esponenti-di-clan-stranieri-accusati-di-416-bis-e-la-prima-volta/3977256/

Ed aggiunge anche :

““Vorrei attirare la vostra attenzione sulla nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenente a sette segrete, proibite dal governo a causa di violenti atti di teppismo: purtroppo gli ex membri di queste sette che sono riusciti ad entrare in Italia hanno fondato nuovamente l’organizzazione qui, principalmente con scopi criminali”, si legge in un’informativa dell’ambasciata nigeriana a Roma del 2011.

L’inchiesta del fattoquotidiano.it ha anche svelato come tra i nigeriani e i boss i Cosa nostra a Palermo ci fosse una sorta di accordo per spartirsi il territorio al centro della città”.

Come se ci mancassero i mafiosi!.

A chi dire GRAZIE?

Facile da capire, ma se lo volete ve lo spiegheremo meglio!

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