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Redazione TirrenoNews

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La vita è tutta un bivio. E ad ogni bivio occorre interrogarsi. Andiamo a destra od a sinistra? Se poi una strada sale ed una scende il dilemma diventa ancora più difficile da risolvere.

 

E le domande diventano più difficili. Andiamo a destra che presenta una strada in salita od a sinistra che presenta una strada in discesa? E poi altri dubbi. Ma siamo sicuri che la salita sarà sempre tale e la discesa sarà sempre tale? Non è che poi la strada in salita diventa pianeggiante o magari discesa? Mica può essere sempre salita. Se lo fosse dove arriveremmo? In cielo! E similmente discesa.

 

Anticipiamo, ovviamente scherzando le domande serie di Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik, “il rompiballe” , che si interroga in attesa di leggere le “fregnacce” ( il termine non è il più esatto, dovrebbe essere ben altro, ma un minimo di pudicizia si impone) dello “sparaballe”

Eccovele:

FRA COMMEMORAZIONI E CARRI CARNEVALESCHI

“Ora l'inverno del nostro scontento……..”. In questo tiepido sole di marzo, tutte le fangose nuvole che incombono minacciose sulla nostra terra vengono tumulate nel ventre profondo del mare di Ulisse e sparse per le lacunose “strade”di Amantea.

Una triste realtà si presenta ai nostri occhi ed è la constatazione che per la prima volta nella storia recente i giovani meridionali si trovano di fronte a prospettive di vita peggiori di quelle che hanno avuto i loro genitori. Di certo, lo stile di vita di buona parte dei cittadini sta cambiando, dovendosi adattare a una situazione economica che indebolisce inesorabilmente le certezze passate. Ciò che fino a pochi anni fa pareva garantito (lavoro, pensioni, diritto di cura) non lo è più ed è presumibile che non lo sia in futuro. Sono le conseguenze della crisi iniziata nel 2008, che ha portato con sé il crollo del potere d’acquisto e la drammatica perdita di posti di lavoro, sia nei settori tradizionali dell’industria manifatturiera sia nei servizi. A risentire degli effetti della crisi sono le fasce più deboli della popolazione, mentre aumenta in maniera inquietante l’area grigia di coloro che si stanno impoverendo e temono di perdere la relativa agiatezza conquistata. Di particolare interesse la vulnerabilità alla povertà, sottolineata da un aspetto cruciale dell’insicurezza che colpisce la nostra società, ossia la probabilità di diventare poveri in futuro. E’ vulnerabile non solo chi è già indigente, ma anche chi rischia di diventarlo. Le stime mostrano che la vulnerabilità alla povertà si diffonde su ampia scala, se si considera che già agli inizi degli anni novanta del secolo scorso riguardava quasi la metà della popolazione e che la situazione sembra volgere al peggio, soprattutto alla luce della cronica stagnazione del prodotto interno lordo italiano e degli effetti persistenti della crisi. In altre parole, si assiste alla sub-proletarizzazione di larghi settori della classe media, un fenomeno in atto da tempo ma che sta accelerando negli ultimi durissimi mesi. Amantea, cittadina di circa 18 mila anime sembra immune a tutti questi malefizi. Il fatto più eclatante, che ha fatto scrivere fiumi di parole ai vari quotidiani negli ultimi 4 giorni, è stata la querelle fra un assessore il sig. Giancarlo Cannnata e un consigliere di opposizione Signora Concetta Veltri. Il problema, di vitale importanza per la popolazione, era se i famosi carri carnevaleschi dovessero calpestare solo il sacro suolo amanteano o anche quello meno nobile di Campora San Giovanni. Tutto ciò che succede nel resto del Paese non sembra sfiorare minimamente questa “Isola felice” adagiata sul mare di Ulisse. Non importa se il quadro che emerge è chiaro e che da tempo il Paese sta andando a rotoli e oggi, in tempi di recessione, va incontro al declino. A differenza degli anni che seguirono l’ultimo conflitto mondiale, dalla più misera povertà ad un miraggio di benessere; oggi le cose si sono ribaltate e si vedono i nostri giovani e meno giovani costretti a passare da una situazione quasi vivibile alla miseria più nera. Ai giorni nostri la valigia di cartone è stata sostituita dal trolley e i giovani , questa volta , non più semianalfabeti , ma diplomati e laureati continuano a lasciare questa terra. Una magra consolazione. A differenza dei loro padri e dei loro nonni, arrivati nelle ricche regioni del nord negli anni Cinquanta e Sessanta e settanta del secolo scorso con la valigia in mano tenuta chiusa dallo spago, in gran parte non cercano posti di lavoro alla Fiat o in un'altra delle grandi fabbriche di Piemonte e Lombardia, e neppure in quelle medie e piccole del facoltoso Nordest. Puntano a occuparsi nella pubblica amministrazione o come classe docente nelle scuole di ogni ordine e grado. Dal Sud si emigra ancora andando nel nord d’Italia, nel nord Europa, in Australia e Nord-America nella speranza di trovare un’occupazione stabile, oppure precaria ma sicuramente più remunerativa. Alcune analisi parlano di Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni. L'emorragia emigrazionale sembra più forte in Campania a seguire Puglia, Calabria e Sicilia. In vistosa crescita, in particolare, sono le partenze dei laureati 'eccellenti': nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; anni più tardi la percentuale e' balzata a quasi il 38%. I laureati meridionali che si spostano al Centro-Nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma ottengono stipendi più alti. Un altro fenomeno di rilievo e' quello dei pendolari ‘di lungo raggio’ , che vivono al Sud e lavorano al Centro-Nord o all'estero, rientrando a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Ad aggravare la situazione c’è stata poi la ormai famosa crisi, che in molti casi ha costretto i pendolari a tornare a casa: se il movimento Sud-Nord e'cresciuto, con l'accentuarsi della crisi migliaia di persone sono rientrare al Sud, soprattutto donne. L'Italia , dunque, è ancora spaccata in due , si continua ad emigrare ma con una differenza sostanziale: chi emigra ora ha il vantaggio d'aver studiato, ma è meno forte. Gli immigrati degli anni Sessanta erano forti perché partecipavano a un avvenimento collettivo che ha cambiato l'Italia. Emigrare dal Sud ora è un'esperienza vissuta individualmente e forse è ancora più mal vista , poiché va ad occupare dei posti agognati anche dai giovani del nord , quei giovani che fino a pochi anni fa , non avevano problemi di inserimento lavorativo , dopo la terza media entravano in fabbrica ora le cose sono cambiate . I contratti capestro spingono anche i piemontesi e lumbards a cercare il posto fisso nelle pubbliche amministrazioni . E il flusso migratorio di laureati e professionisti continua : non trascinano più una valigia di cartone chiusa con lo spago, non indossano abiti sdruciti, ma hanno un moderno trolley e una valigetta col computer. Ma, come i loro antenati, con la tristezza nel cuore. Dopo il carnevale lungo un mese ci si sta preparando alle prossime feste: Domenica delle Palme, Pasqua, Pasquetta e Pasquone. “Perciò…. per occupare questi giorni belli ed eloquenti,sono deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi” e al posto di “Sparaballe” mi presento a Voi: “Il Rompiballe”. Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

La protesta di Gaetano Campaiola per le contravvenzioni

Lunedì, 02 Marzo 2015 14:44 Pubblicato in Cronaca

Stamattina siamo passati davanti alla famosa edicola Campaiola, prossima a Piazza Commercio.

 

Eravamo pronti, come al solito, a dare una occhiata veloce alle locandine di vari giornali e che, sintetizzano. in genere, gli articoli più importanti della edizione del giorno.

Sorpresa!

 

Nessuna locandina esposta; non c’è quella della Gazzetta del Sud, non c’è quella de Il Quotidiano, non c’è quella de Il garantista, non c’è quella de La provincia.

In compenso c’è un tazebao sul quale leggiamo:

“E’ dunque questo il modo di gestire un evento come il carnevale?

Domenica 1 marzo si fa il carnevale

Richiamiamo migliaia di persone da fuori

Li facciamo entrare ma non li supportiamo con i parcheggi ed alla fine alle ore 16,00 parte una squadriglia di Vigili da Piazza Cappuccini a multare.

Il bilancio è salvo!

Viva il turismo di Amantea”

Gaetano è fatto così, quando deve dire qualcosa non le manda a dire.

Addirittura, come in questo caso, le scrive.

Ieri sera era già arrabbiato ; aveva saputo delle contravvenzioni elevate in via Roberto Mirabelli, dove , per caso, lui abita.

E stamattina lo ha, anche, scritto.

Non sappiamo se tra i contravvenzionati ci sia anche lui, donde la sua giustificata arrabbiatura, né sappiamo se ci sono turisti.

Una cosa però Gaetano la dice.

Se Amantea vuole fare davvero turismo deve avere più parcheggi, comunque ben segnalati e facilmente raggiungibili e dai quali si possa, facilmente, raggiungere la via di esodo verso nord, sud ed est.

Gaetano non è l’unico a lamentarsi di quanto occorso ieri sera. Ce ne sono tanti altri.

E tutti invocano e dicono la stessa cosa: “Se davvero volete fare le contravvenzioni per divieto di sosta il comune deve prima mettersi a posto con la legge e predisporre un numero di parcheggi maggiore, tanto più quando inibisce l’uso dei pochi parcheggi disponibili”

Come dice Gaetano, “Sanzionare solo per fare cassa non è una cosa corretta!”.

Domenica mattina 1 marzo gli operai del comune hanno rimosso la tabella Terranova esposta in via Margherita.

 

E solo per permettere un più agevole passaggio di grandi carri carnevalizi.

 

E ci chiedevamo se subito dopo il carnevale l’insegna sarebbe stata ricollocata o se sarebbero state imposte modalità diverse.

 

E stamattina la tabella era di nuovo al suo posto immediatamente ricollocata dal personale delle cooperative guidato dal Rocco Cima.

Che efficienza!

Eccola nella foto scattata stamattina.

Senza la tabella Terranova l’esercizio commerciale ha perso un po’ di pubblicità ma noi gliela facciamo recuperare

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