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Amantea muore ed i politici dormono.

Giovedì, 04 Giugno 2015 21:06 Pubblicato in Cronaca

Tutti a parlare del “Lungomare rubato” per realizzare il ponte “Calatraviano sul Colongi”, il ponte “camionale sul Catocastro”, la inutile “passerella di Campora SG”, la strada di urbanizzazione di Santa Maria, ed altre cosine per amici e sodali e nessuno a chiedere con forza la “bonifica” delle strade e dei marciapiedi nei centri abitati e delle strade e delle cunette nelle campagne ed altri bisogni indispensabili.

Ma il vero scandalo non è questo, quanto il fatto che nessuno si preoccupa della sanità amanteana, nessuno si preoccupa del fatto che Amantea un tempo aveva due cliniche private, che poi sono fallite, che aveva avuto finanziato l’ospedale, ma la politica non lo ha voluto(!) , che è stata sede di una ASL, poi di un “distretto sanitario”, infine di un qualificato Poliambulatorio che ora sta chiudendo.

Devo purtroppo supporre che nessuno dei pseudo politici amanteani abbia preso in mano la proposta di Piano territoriale sanitario per rilevare che Amantea ,la 23esima cittadina calabrese per numero di abitanti, la 11esima cittadina cosentina per abitanti, non avrà niente! Rien de rien.

Ed anzi le stanno rubando quel poco che ha!

Addirittura si prevede che la scelta e revoca del medico dovrà essere fatta a Paola!

Una vergogna, anzi una porcheria, se vero!

Ed i politici ( non si offendano quelli veri, quelli che lavorano per la propria comunità, quelli che si impegnano quotidianamente per la propria città ed il proprio territori, se li paragono ai nostri) dormono.

Nemmeno la speranza di “Una casa della salute”.

Eppure perfino il commissario Scura che conosce Amantea e la sua situazione ha dichiarato la sua disponibilità a venire nella nostra cittadina per parlare di sanità

Non solo ma prima delle elezioni regionali c’era qualcuno che si illudeva di avere amici potenti che avrebbero protetto la città e la sua gente!

Ad iniziare dalla sanità!

Ne riparleremo!

Tra poco sarà quasi un mese da quando i Vigili precari, dopo la pronuncia del Tar Calabria, con il proprio legale avvocato Crescenzio Santuori , hanno diffidato, con nota del 19 maggio, il comune di Amantea ad attendere a quanto disposto dal tribunale.

Attesa inutile . Nessuna risposta , nessuna rassicurazione .

L’amministrazione comunale è in tutt’altre faccende affaccendata.

A questo punto ai Vigili precari non resta che ricorrere ancora una volta al TAR per la nomina di un Commissario.

E qualcuno dei Vigili si chiede se non sia proprio questa la strategia imboccata dalla giunta Sabatino e cioè lavarsi le mani pilatescamente per non incontrare alcuna responsabilità nello svolgimento del concorso.

Ed i Vigili sono oggettivamente arrabbiati. E non poco. E non ci stanno più ad aspettare.

Ed è proprio per questo che la nota di messa in mora è stata indirizzata, anche, alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza , alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola ed alla prefettura di Cosenza.

Nemmeno la Prefettura sembra sia intervenuta per sollecitare il buon funzionamento della pubblica amministrazione ai sensi e per gli effetti dell’art 97 della Costituzione Repubblicana la quale impone che “I pubblici uffici sono organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione”

Quale buon andamento può rinvenirsi in un siffatto comportamento della civica amministrazione?

Non per nulla il legale di Bossio Teresa, Valeriano Marilena, Africano Ornella, Guido Rizzo Antonella e Vilardo Francesco contestava un “un immotivato silenzio ed in una ingiustificata inerzia rispetto all’obbligo di concludere il procedimento amministrativo avviato mediante l’indizione del concorso pubblico per la elezione per titoli ed esami per la copertura di n 7 agenti di polizia locale del 7 aprile 2014” e “la finzione delle difese svolte dalla amministrazione innanzi al TAR Calabra nel giudizio RG 184/2015, ove è stata, invece, (in modo del tutto strumentale ) fermamente affermata la volontà di agire secondo principi di trasparenza e legittimità”.

Scrive Gigino Pellegrini:

“La città è la rappresentazione fisica, nel tempo, della vita sociale: organismo vivente in continua evoluzione che riflette lo scenario della società presente sulle fondamenta di quella del passato. All’interno di questa rappresentazione il cambiamento dell’organismo urbano è l’elemento che interviene con continuità e si esplicita nella contrapposizione, sempre diversa, tra la staticità della forma e la dinamicità della funzione.

Un approfondimento sui contesti urbani e le sue evoluzioni non può prescindere dall’analizzare la relazione che esiste fra linguaggio formale ed i suoi contenuti.

Eliminare i segni del passato significherebbe per le nuove generazioni crescere senza quella storia che gli appartiene, senza godere del patrimonio di esperienze che ha contribuito a forgiare il carattere della società della quale fanno parte.

Questo è alla base dell’esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio storico ereditato dal passato che, a partire dal nucleo originario, ha strutturato la città moderna e contemporanea.

Esigenza che, a partire dagli anni ’50, si trasforma da una tutela della singola opera d’arte, alla considerazione dell’insieme dei monumenti in un contesto urbano organico, fatto di aspetti formali ma anche di contenuti funzionali che cambiano nel tempo, per rispondere alle esigenze di natura, non solo sociale, ma anche economica.

Una delle limitazioni dovrebbe riguardare la possibilità di accesso e di movimento, necessariamente condizionate dal fatto che i centri storici non hanno e non si sono evoluti con una struttura urbana fatta in modo da ospitare le automobili.

Ciò fa di questi “borghi” dei paradisi incontaminati dagli effetti dannosi provocati dal traffico.

Un’analisi seria del centro storico di Amantea andrebbe affrontata per poter interpretare e produrre una contestuale riflessione sulla evoluzione o involuzione degli aspetti sociali, economici, politici e culturali subite e causate dal cambiamento e che condizionano l’equilibrio tra la forma della città ed il suo contenuto.

Il Centro Storico dovrebbe essere il simbolo dell’ immagine della città.

Al di sopra del proprio valore culturale esso dovrebbe assumersi una missione importante nello sviluppo urbano moderno, creando l'identità e l'immagine della città.

Il patrimonio di questi centri storici ed in particolare quello di Amantea non sono solo carattere materiale, ma anche molto di più.

In generale, la conservazione dei centri storici è fondamentalmente diversa dalla conservazione del singolo monumento.

I centri storici, come luoghi vivi devono soddisfare le diverse esigenze dei suoi cittadini con le loro trasformazioni sostenibili.

Ciò è tanto più vero quanto più l’attenzione si concentra sul cuore della città: le sue parti storiche, per loro vocazione piene di significati e valori stratificati nelle modificazioni materiali e immateriali succedutesi nel tempo, come è avvenuto nella quasi totalità delle città europee.

Ogni civiltà, di fatto, ha accettato l’idea che sia fondamentale conservare i segni del passaggio dell’uomo attraverso la storia che, stampati nella forma degli edifici, delle strade e dell’ambiente urbano nel suo complesso, servono a ricordare gli usi, i costumi, le tradizioni che hanno condizionato la vita degli abitanti.

Attraverso questo continuo modificarsi della funzione per adeguarsi alle esigenze del contesto temporale e adattarsi alla forma, la città cresce su se stessa acquistando coscienza e memoria di sé. Nella sua evoluzione permangono i segni originari ma nel contempo la città precisa e modifica le ragioni del proprio sviluppo.

La complessità della riqualificazione urbana viene dalle sue attività culturali, sociali, economiche, tecniche e istituzionali, che necessitano di investimenti coordinati fra il governo, i residenti, i proprietari e gli altri soggetti interessati, per assicurare il mantenimento e attenta sostituzione degli elementi del patrimonio urbano.

Il restauro dei monumenti e degli edifici storici è il primo passo, ma deve essere accompagnato in parallelo con lo sviluppo delle risorse locali tradizionali della comunità per migliorare la qualità della vita nei centri storici con i fattori di evoluzione che sono (economico, sociale-culturale, psicologico-simbolico, politico, demografico e ambientale), questo approccio integrato dovrebbe creare un processo sostenibile di conservazione.

Il centro storico della nostra cittadina, da peculiare testimonianza di cultura locale si è trasformato in fragile documento da custodire e salvaguardare, tanto che, in tempi brevi, potrebbe addirittura scomparire un’impagabile testimonianza di quella che fu per secoli la vita degli uomini e delle donne Amanteane. Oggi il centro storico si trova al bivio di due strade: l’abbandono - con l'eccezione di poche oasi felici - al destino di ricettacolo della marginalizzazione, delle famiglie più povere, degli emigrati extracomunitari; oppure la trasformazione, per la sua bellezza e rilevanza storica,  in  “città d’arte”, luogo di attrazione per i turisti.

Sono possibili la tutela e la conservazione, ma solo in una prospettiva che definisca la compatibilità delle attività in esso presenti e mantenga la sua cornice di autenticità. 

Tutto ciò non si improvvisa da un giorno all’altro

ma va sapientemente costruito.

E’ solo questione di intelligenza politica e di preveggenza culturale. Come proteggere il centro storico dall’indifferenza dei suoi abitanti, dall’invasività del mercato, dalla manomissione del traffico, dal consumo di un turismo sregolato, da un modello di consolidamento e di restauro irrispettoso della storia della città?

Il primo problema è quello degli abitanti del centro storico.

Non è scontato che siano necessariamente sensibili ed interessati a conservare e valorizzare il centro storico.

Chi ha il problema impellente di trasformare parte del Centro Storico in attività lucrative, dovrebbe riflettere in termini collettivi e non personali avendo in testa ben altro che la salvaguardia delle sue case. E’ indispensabile che i cittadini si mobilitino ed essere più presenti nelle decisioni che uno sparuto gruppo di amministratori decidano di favorire questo o quella iniziativa “privata” all’interno del Centro Storico.

Inoltre è legittimo pretendere che chi risiede nel centro storico si renda conto di vivere in un contesto particolare e rispetti condizioni di abitabilità e norme di permanenza specifiche. Quello che andrebbe immediatamente messo in atto è il consolidamento - restauro che dovrebbe essere promosso e favorito come una della attività preminenti, purché eseguito con mano “leggera”: non restauri integrali ed ossessivi che finirebbero per snaturare il senso delle pietre antiche tanto ben restaurate quanto non autentiche.

Non colori improvvisati sui muri delle case risultato di facili permessi edilizi rilasciati ai parvenu di passaggio o locali. Poi vi sono attività compatibili ed attività incompatibili con il centro storico. Le prime sono legate alle attività un tempo già presenti: artigianato, commercio minuto, botteghe, piccoli luoghi di ristorazione, mercatini ambulanti, tradizioni  specifiche, di studio e di ricerca. A queste se ne potrebbero aggiungere altre ugualmente compatibili in riferimento alle nuove tecnologie, purché modulari, miniaturizzate e semplificate. Senza deroghe ed eccezioni dovrebbe essere escluso tutto quanto altera, distrugge e camuffa il territorio: macchinari pesanti ed assordanti, stoccaggi di merci eccedenti certe dimensioni, turismo di massa, discoteche, bingo e slot-machine…

Il traffico privato andrebbe totalmente abolito e congelato, senza eccezioni, in parcheggi esterni. L’accesso per le sole attività di rifornimento delle merci dovrebbe essere seriamente regolamentato per tempi ristrettissimi.

Le antenne della tv dovrebbero sparire, riconvertite in una sola antenna generale di tipo parabolico …Vogliamo finalmente imboccare la strada che porti il centro a ridivenire veramente pulsante di visibile vita propria, non nascosta negli anfratti. Possiamo far innamorare del centro storico gli altri solo se noi stessi ne siamo i primi innamorati, abbellendo senza parsimonia di piante e fiori ogni angolo, stradina e vicolo. Non basta fare delle feste ogni tanto. Ci vuole ben altro per configurare il nostro centro storico come “città di chiaroscuri”: paziente coraggio, intelligente preveggenza, sinergia creativa, forte determinazione nel trovare le risorse necessarie, senza sacrificare alcunché alle urgenze ed ai bisogni prioritari dei singoli cittadini…                      Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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