
Redazione TirrenoNews
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Riceviamo e pubblichiamo:
“Cosenza, 18 agosto 2019 - Ha davvero senso fare le primarie in un Partito che in Calabria non esiste? Chi ha governato la Regione per cinque anni oggi viene bocciato dai calabresi.
Non c’è stato alcun golpe o abuso da parte della segreteria nazionale del Partito Democratico ma se è stata presa questa decisione è proprio perché, dopo mesi di analisi, osservazioni e confronti sulla Calabria, da Roma si sono resi conto che si è creata una vera e propria frattura tra l’esperienza di governo regionale e i calabresi e che l’89 per cento vuole voltare pagina.
Il Pd va cambiato radicalmente, è tempo che si prenda atto di quello che è accaduto in questi ultimi anni, anche perché il voto delle ultime elezioni politiche in Calabria e nel Mezzogiorno ha dato un segnale molto chiaro: è stata cancellata una intera classe dirigente che ha governato le regioni del Sud.
E ora bisogna dimostrare che il Pd vuole cambiare e costruire un’alleanza inclusiva. Penso sia necessario oggi fare un passo indietro per aprire una nuova fase.
Dobbiamo dare una chiara indicazione: non ci sono rendite di posizione per nessuno e anche questo ha impedito al Partito di nascere in Calabria.
Il Partito Democratico in Calabria non esiste e, senza prenderci in giro tra di noi, dobbiamo dire con chiarezza che il Partito è stato gestito in questi anni dal decimo piano della Cittadella e il governatore Oliverio – uomo solo al comando – non solo si è impossessato della Regione ma anche del Pd.
Ecco perché oggi chi ha incarichi di partito ha ruoli anche nelle segreterie degli assessori.
Ora anche in Calabria dobbiamo smetterla con un uomo solo al comando. Abbiamo bisogno di una nuova fase politica e di un nuovo progetto politico di governo della Regione che ci permetta di uscire dall'isolamento e da una esperienza regionale che alla prova dei fatti non ha operato con discontinuità rispetto al passato.
Ecco perché oggi ci troviamo con un Partito debole, commissariato dove il gruppo dirigente del Pd calabrese ha deciso di farsi auto commissariare da Roma.
In queste condizioni le Primarie sarebbero solo una scorribanda di tanti soggetti estranei al PD che lo vogliono subalterno ai poteri forti della Calabria.
Giuseppe Mazzuca Assemblea nazionale Pd
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Amantea. Botte da orbi in un lido cittadino.
Domenica, 18 Agosto 2019 19:25 Pubblicato in Primo PianoErano le 03.00 della notte di sabato 17 agosto quando al Sea Horse il lido in località Coreca di Amantea è scoppiata una violentissima rissa.
Sembra che nessuno sia intervenuto, salvo, ed in forze, i Carabinieri.
Diverse le persone coinvolte nella rissa.
I Carabinieri hanno riportato la calma e stanno conducendo le indagini dopo aver acquisito le immagini delle videocamere di sorveglianza dei locali.
I facinorosi se le sono date di santa ragione , anche a cinghiate.
I proprietari del locale sono stati popi portati in caserma dove sono rimasti per ore.
Voci parlano di facinorosi, probabilmente ubriachi.
Altre voci non confermate parlano di due gruppi tra cui, da un lato, un gruppo di Cosentini ( anche professionisti quali avvocati ), e dall’altro alcune persone riconducibili alla malavita del tirreno cosentino.
Il litigio, pare sia nato per futili motivi, ma si è trasformato in una vera e propria rissa continuata sulla strada soprastante il locale.
Calenda a Renzi e Zingaretti: «Se fate l’accordo con i 5S me ne vado e fondo un altro partito»
Prima ha dato a Renzi del ridicolo e dell’incapace.
Poi ha ironizzato sulle parole contraddittorie dell’uomo degli 80 euro.
Carlo Calenda va di nuovo all’attacco.
Promette fuoco e fiamme.
In un’intervista al Foglio, dichiara che se il Pd si accorderà con i Cinquestelle, lui non resterà fermo.
Non sarà inerme.
Quel matrimonio non s’ha da fare, è contro natura.
Se Renzi e Zingaretti decideranno di farlo, le conseguenze saranno pesanti.
«Vorrà dire», afferma Calenda, «che il Pd avrà definitivamente abdicato alla rappresentanza del mondo liberaldemocratico. E io non lo accetterò».
La reazione di Calenda alle strategie messe in campo del Pd è durissima.
«A quel punto fonderò un nuovo partito», annuncia. «Sarà infatti inevitabile lavorare a una nuova forza politica.
Va rappresentato un mondo rimasto orfano».
E proprio al riguardo puntualizza un concetto non da poco: il neopartito non sarebbe assolutamente in appoggio al Pd.
«Il Partito democratico avrà perso ogni credibilità dell’Italia seria, che lavora, studia e produce».
Calenda ha poi spiegato che l’obiettivo è quello di mettere su «un’offerta per i cittadini preoccupati dall’evidenza che nella prossima legislatura, in caso di elezioni, ci sarà un blocco M5s-Pd contrapposto a una destra estremista». In sostanza, non è possibile andare avanti con l’inciucio.
E unire Di Maio e Renzi.
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