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Zona grigia. Confermato il sequestro dei beni ai commercialisti
Domenica, 29 Dicembre 2019 18:17 Pubblicato in PaolaIl Tribunale del Riesame di Cosenza dà ragione al procuratore Bruni e alla Guardia di finanza
Era stata denominata “Zona grigia” l'operazione della Guardia di finanza condotta sul Tirreno cosentino e conclusa il 22 novembre scorso.
Una prosecuzione, così era stata definita della precedente operazione denominata “Matassa”.
La zona grigia, cinque commercialisti, secondo gli investigatori, avrebbero aiutato il gruppo dell'operazione Matassa a nascondere al fisco milioni di euro.
Al termine dell'attività, su decisione del Gip del tribunale di Paola, Maria Grazia Elia,è stata applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per la durata di 12 mesi.
Oltre al divieto temporaneo di esercizio della professione erano stati effettuati sequestri preventivi per equivalente per oltre 3.450.000 euro nei confronti dei cinque commercialisti.
Un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, dei beni nella disponibilità degli indagati e, in particolare, di denaro contante, conti correnti bancari e postali, titoli di Stato, obbligazioni, azioni, depositi titoli, fondi di investimento, buoni postali, libretti di risparmio, polizze assicurative, nonché, altri strumenti finanziari, ed ancora beni immobili e beni mobili registrati intestati a cinque, questi ultimi con affidamento in custodia agli indagati senza facoltà d'uso, senza duplicazione.
Il tribunale ordinario di Cosenza, sezione del Riesame, Salvatore Carpino presidente, Giovanni Garofalo e Claudia Pingitore a latere, hanno deciso sul riesame proposto dagli indagati avverso il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Paola in data 20 novembre di rigettare il riesame confermando, per l'effetto, il provvedimento impugnato con la condanna dei ricorrenti alla rifusione delle spese del procedimento.
Secondo il tribunale, il riesame è infondato e deve, pertanto, essere rigettato.
“Il sequestro impugnato”, secondo il collegio, è “stato disposto nella sussistenza di tutti i presupposti che legittimavano l’applicazione della misura cautelare reale.
Quanto al profilo del fumus deve osservarsi che in sede di riesame di misure cautelari reali, pur essendo preclusa al Tribunale ogni valutazione sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e sulla gravità degli stessi ed ogni accertamento del merito dell’azione penale, il giudice deve comunque valutare la base fattuale del singolo caso concreto, tenendo conto delle risultanze processuali e della effettiva situazione emergente dagli elementi forniti dalle parti, al fine di valutarne la conferenza nel senso della sussistenza del reato ipotizzato”.
Secondo il collegio: “la sussistenza del fumus commissi delicti emerge, in maniera inconfutabile, dalle complesse indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Cosenza, Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria”.
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La 28enne coneglianese Liliana Ordinanza fu stuprata da un operaio marocchino di 42 anni.
Lo stupratore si chiamava Medhi Chairi
Dopo lo stupro ha provato a scappare dalla casa di Chairi.
A quel punto c’è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino.
La donna, difesa dall’avvocato Monica Nassisi, si è sempre difesa puntando sul fatto che l’accoltellamento fosse avvenuto dopo che l’uomo l’aveva stuprata e segregata, agendo quindi per legittima difesa dopo una nottata trascorsa tra il consumo di alcol e droga.
«Le perizie della polizia scientifica -puntualizzava la Nassisi negli scorsi mesi -confermano la versione di Liliana».
«Merita di essere assolta»: così aveva scritto l’avvocato Nassisi nel ricorso in Cassazione»
Ma la Cassazione pur riducendo la pena inflitta in primo grado, non avevano adeguatamente valutato gli elementi a favore della legittima difesa ha confermato la pena a 14 anni di carcere.
Non resta, allora, che farsi stuprare!
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Lancia la spazzatura e cade dal balcone. E’ grave
Domenica, 29 Dicembre 2019 17:38 Pubblicato in Alto TirrenoUn giovane di 31 anni è finito rovinosamente a terra ed è ricoverato all'Annunziata
Orsomarso.Un giovane di 31 anni è rimasto gravemente ferito in seguito ad una rovinosa caduta dal balcone.
Il fatto è stato ricostruito dai carabinieri della locale stazione coordinati dal capitano Andrea Massari, comandante della Compagnia di Scalea.
Nella tarda serata, Antonio Fittipaldi, che abita alla marina di Orsomarso, la zona che si trova al confine con Scalea e Santa Maria del Cedro, doveva buttare la spazzatura.
Un corposo sacco.
Da quanto si è appreso avrebbe optato per una soluzione più veloce, per evitare di scendere dalla sua abitazione e prendere freddo.
Avrebbe aperto il balcone di casa con l'intenzione di lasciar cadere il sacco nel luogo dove abitualmente viene lasciata la spazzatura.
Per disfarsi del pesante sacco, Fittipaldi si sarebbe spinto oltre l'inferriata con l'intenzione di provocare un minore impatto della busta con il terreno.
Una decisione fatale.
Infatti, il giovane ha perso irrimediabilmente l'equilibrio.
E il peso del sacco, con il peso della testa avrebbero provocato la rovinosa caduta al pian terreno.
Immediato il soccorso prestato dagli stessi familiari al 31enne.
Fittipaldi è stato dapprima trasportato all'ospedale di Paola, ma successivamente, per l'aggravarsi delle condizioni, è stato trasferito all'Annunziata di Cosenza dove è attualmente ricoverato in gravissime condizioni.
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