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Software spia in Procure italiane: blitz a Napoli con due arresti

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Due arresti per il software spia rinvenuto mesi fa dalla procura di Benevento e di Napoli. Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alle 11 in Procura sono stati ufficializzati i particolari dell’operazione del Ros dei carabinieri.

 

Mesi fa, vennero sequestrate alcune aziende calabresi che avevano creato un software usato dalle procure di mezza Italia , che aveva provocato delle clamorose falle sotto il profilo investigativo, consentendo di rivelare particolari di inchieste in corso.

Agli arresti domiciliari vanno Diego Fasano, amministratore della società Esurv (la società proprietaria del software Exodus) e il tecnico Salvatore Ansani.

Al momento si indaga su circa otto-novecento inoculazioni del Software spia, che sono ritenute autorizzate dalle procure italiane; mentre sotto i riflettori anche 250 inoculazioni ritenute non autorizzate.
In via puramente virtuale, sono centinaia le inchieste che potrebbero essere state violate dalla trasmissione di dati all’estero mediante la piattaforma informatica oggi finita sotto inchiesta da parte della Procura di Gianni Melillo e del suo aggiunto Vincenzo Piscitelli.
Questa mattina sono scattate perquisizioni anche nei a carico di cinque società che si sono servite della piattaforma: IPs, con sede nel milanese; Stm, che ha sede a Cosenza; Rpc servizi tecnologici che ha sede a Latina e Caserta; Rifatec con sede a Caltanissetta e Nova che ha sede a Trieste.
Ma non è tutto.  Attraverso una procedura definita di “cinturazione”, sono stati congelati 80 Terabyte di dati delle intercettazioni informatiche custoditi su un cloud in Oregon, vero e proprio buco nero dove sarebbero finiti i contenuti delle indagini perforati.

Contestato agli indagati l'accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, frode pubbliche forniture. Al momento l'indagine riguarda i rapporti tra la E-surv, e le altre società coinvolte, e le Procure. Inoltre per la prima volta sono state adottate particolari tecniche di indagine. Sequestrati due cloud che sono all'estero, sui server virtuali di Amazon, e numerosi dispositivi informatici trovati durante una serie di perquisizioni.

Disabilitati gli accessi ai cloud e congelata una quantità di dati che ammonta a circa ottanta terabyte. Per giorni i cloud sono stati informaticamente cinturati da carabinieri, finanzieri e poliziotti. Eseguite perquisizioni in altre società che risultano avere usato la piattaforma Exodus e che si trovano nel milanese, a Latina, Caserta e Trieste. Nei cloud, a cui era possibile accedere facilmente, c'erano i dati di indagini in corso, anche per gravi delitti. In alcuni casi c'è stata una duplicazione dei dati tra i server e il cloud, in altri casi i dati venivano esclusivamente dislocati sui cloud all'estero.

Sarebbero oltre 800 le intercettazioni illegalmente trasferite sui cloud (ma la stima è per difetto), 234 delle quali non autorizzate. In corso anche una analisi dei flussi finanziari delle società coinvolte. Si tratta di attività di captazione "trafugate" che le Procure adottano solo in indagini particolarmente gravi, come quelle che si concentrano sul terrorismo. Il software, inoltre, era stato depositato alla Siae in un cd rom risultato vuoto. L'indagine non si è avvalsa di consulenti tecnici esterni ai nuclei specializzati di carabinieri, guardia di finanza e polizia postale, proprio in considerazione della estrema delicatezza delle indagini. La Procura di Napoli, ovviamente, ha sospeso le attività di intercettazione con il captatore pirata e sta ora effettuando controlli accurati sui software in uso. di Leandro Del Gaudio

Redazione TirrenoNews

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