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Professore per l’INPS è morto, ma lui é vivo e vegeto

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Amici, oggi mi son fatto quattro risate nell’apprendere uno strano caso che è successo ad un Professore di Biella che recatosi all’INPS per controllare la sua posizione contributiva perché vicino ad andare in pensione, scopre, udite! Udite! di essere deceduto il 6 ottobre del 2001 e quindi da quella data non sono stati più registrati i versamenti contributivi.

Ma il 6 ottobre del 2001 per il Professore Marco Tirelli di anni 62 è una data importantissima, è quella del suo matrimonio.

Evidentemente all’INPS, qualche funzionario solerte, ha preso fischi per fiaschi, ha registrato la data del 6 ottobre come data della sua morte.

Un evidente errore di trascrizione perché la data fatidica del 6 ottobre non corrisponde alla data della sua dipartita da questa terra ma al giorno più importante della sua vita terrena.

Il Prof, dunque non é morto, è ancora vivo.

E’ vivo e vegeto, parla e cammina.

Ora però ha scoperto dell’avvenuto decesso, grazie all’INPS.

Quindi non solo non può andare in pensione perché è morto, ma non potrà fare la pratica per ottenerla.

La pensione si da soltanto ai vivi non ai morti.

Povero Prof, cosa gli è capitato.

Si è rivolto al call center e agli sportelli dell’INPS e sapete cosa hanno risposto? – Guardi Professore, noi non potremmo nemmeno parlare con lei -.

E perché?- Perché lei è morto-.

Ma il morto parla, il morto cammina.

Il morto fa domande, chiede risposte, è davanti agli sportelli.

Gli altri signori che attendono nella sala di attesa dell’INPS si fanno quattro risate, si fanno delle toccatine scaramantiche mentre dagli impiegati nessuna spiegazione, nemmeno sulla fine che hanno fatto i suoi regolari contributi versati mensilmente per lunghi 17 anni dalla scuola dove insegna. -Per noi è morto, ci dispiace.

Comunque le faremo sapere.

Ci faremo vivi noi -.

E già, loro sono vivi, il Prof. è morto.

Ma se è morto a chi verrà indirizzata la missiva?

Ha dell’incredibile, vero amici?, la disavventura che è capitata a questo Professore che lo ha profondamente turbato, non tanto perché è stato dichiarato morto, ma perché sono spariti i suoi versamenti contributivi e non si sa quando potrà andare in pensione.

Un errore clamoroso commesso dagli addetti ai lavori.

Al malcapitato Professore darei, però, un consiglio non richiesto:- Si reca presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di residenza, si faccia rilasciare un Certificato di Esistenza in Vita e lo porti agli increduli ed esterrefatti impiegati dell’INPS, solo così potranno rimediare al madornale errore commesso e lei, finalmente, dopo 17 anni dalla morte, potrà ricominciare a vivere.

di Francesco Gagliardi

Redazione TirrenoNews

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