In questo Paese, che si chiami Italia o Amantea, ancora non è stata abolita del tutto la libertà di ridere e far sorridere nonostante le cose della realtà che ripetutamente vengono messe in atto non riescano in alcun modo a suscitare conforto e speranza.
E' persino vietato riderne a conferma della sussistenza di un indice di regressione culturale e civile drammatico, quasi come se fossimo precipitati in un gigantesco buco nero nel quale senza scampo si vorrebbe soffocare l'impegno civile.
Nella dittatura di nuovo conio che stiamo vivendo non è necessaria la cancellazione dei diritti civili e sociali: il diritto al lavoro, un reddito che consenta di vivere un'esistenza libera e dignitosa, trasparenza, meritocrazia, imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione, disciplina ed onore quali requisiti dei rappresentanti istituzionali.
Da tempo è in atto un processo surrettizio di svuotamento del loro reale portato, che ha come diretto corollario l'uccisione per la seconda volta di quelle semplici persone che preferirono versare il loro sangue per consegnare alle future generazioni un patrimonio di tutele e di civiltà - l'eguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini - di cui loro non poterono mai godere.
Come la Costituzione, le norme rimangono formalmente in vigore ma nella vita quotidiana sono di volta in volta calpestate, umiliate e negate a tutti i livelli.
Spesso dinanzi alla ribellione di chi non vuole darsi per vinto, si assiste sgomenti alla derisione che il potente accompagna alla crudezza dei propri atti.
Consola una consapevolezza.
Fortunatamente da qualche parte ancora non è censurata del tutto l'amara risata e il sorriso gentile.
L'imperativo umano rimane uno ed uno soltanto: prodigarsi per la salvezza come comunità capovolgendo il cinico individualismo, imperante perché è convinzione diffusa delle persone che all' "Io speriamo che me la cavo" alternative vere non esistano.
Nell'auspicio come fatto dai primi atti, mutuando dalla comicità il castigat ridendo mores. che con una risata, nella notte della ragione, i più ritorneranno a pensare.
Carlo Diana
NdR. Cruda fino all’inverosimile la verità di Carlo. Ci conforta la sua speranza che la notte oltre che consiglio riesca anche a far pensare. Speriamo che questo pensiero orienti sempre più alla ribellione contro i potenti che occupano le istituzioni e che piegano la volontà della gente e ne spengono la dignità.