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La storia dei ladri serbi che viaggiavano su un’Audi A6 era ben nota e non soltanto ad Amantea dove avevano non solo rubato ma anche malmenato una signora che aveva tentato semplicemente di difendersi e di difendere i propri beni.

Allora erano scappati .

Poi nel prosieguo, in occasione di una loro altra presenza e di altri furti, il tempestivo intervento dei carabinieri della locale caserma guidati dal maresciallo Tommaso Cerza ne aveva permesso l’arresto.

Ma evidentemente non sono gli unici serbi a delinquere dalle nostre parti.

Ma due dati sono comuni

Il primo à che operano sempre in gruppo ed anche stavolta sono in quattro

Il secondo è l’uso di una AudiA6, una supercar capace di raggiungere la velocità di 250 km/h

Ed infatti la Polizia Stradale, all'altezza dello svincolo autostradale di Tarsia, sull'Autostrada Salerno-Reggio Calabria, ha intercettato un'Audi A6 con targa risultata rubata ieri a Napoli che viaggiava a 250 km/h.

L'Audi non si è fermata all'alt di una prima pattuglia, continuando ad altissima velocità in direzione sud e mettendo in pericolo gli altri automobilisti.

Un altro equipaggio della stradale del Comando di Cosenza Nord si è messo all'inseguimento della vettura mentre un altro equipaggio del Comando di Lamezia Terme, coordinato dal Centro Operativo Autostradale, ha bloccato il traffico in direzione sud allo svincolo di Rogliano consentendo alle altre pattuglie di fermare l'Audi A6.

Sull'auto sono stati trovati un piede di porco, una mazza e vari cacciaviti.

I quattro cittadini serbi sono tutti già noti alle forze dell'ordine

Sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale e possesso ingiustificato di arnesi atti allo scasso.

L’Ufficio Immigrazione della Questura sta verificando la loro regolare presenza sul territorio nazionale al fine di valutare la possibilità di espulsione.

Siamo in attesa di informazioni sulla eventuale corrispondenza con i “nostri” ladri!

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Sono le tredici esatte di oggi 17 febbraio, quando il personale del Poliambu latorio di Amantea nella sua interezza si schiera nell’ampio cortile.

 Sono persone commosse ed addolorate.

Hanno voluto così ricordare con un minuto di silenzio l’amico e collega Filiberto Credidio, una bella persona che era sempre vicino a chi aveva bisogno .

Un medico che sorrideva e si prestava alle esigenze dei pazienti del Poliambulatorio, pronto ad intervenire e comunque a dare un parere, un suggerimento, a mettere una buona parola.

Queste stesse persone le abbiamo incontrato ieri, con i loro visi che esprimevano il dolore per la morte di un amico che mancherà a tutti, amici o semplici pazienti.

Qualcuno avrebbe addirittura voluto chiudere la struttura ben sapendo che Filiberto non avrebbe voluto ; lui aveva anteposto gli ammalati a tutto, anche alla sua persona.

Certo oltre al dolore anche l’amarezza per una morte improvvisa e la rabbia per una sanità che è stata incapace di salvare anche un suo medico.

E’ troppo presto per parlarne e domani forse sarà perfino inutile , ma a tanti, se non a tutti, la vicenda dell’amico Filiberto lascia domande senza risposte.

Non si poteva davvero far nulla per il dr Credidio o si sarebbe potuto salvare con una diagnosi più tempestiva e con una struttura ospedaliera specialistica?

 Difficile dare una risposta , anche perché i racconti del suo malessere e del suo ricovero presso il nosocomio di Paola sono confusi e le notizie si sovrappongono e si cancellano.

Una sola cosa resta certa e cioè che da domani non troveremo nelle grigie stanze del poliambulatorio il sorriso di Filiberto e la sua disponibilità per tutti.

Ed anche il dubbio su che cosa sia questa sanità che non salva nemmeno gli stessi medici!

Pochi minuti poi un caloroso applauso; quello che ognuno avrebbe voluto offrire a Filiberto da vivo.

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La presentazione avverrà giorno 20 febbraio con inizio alle ore 18.30 nella sala biblioteca di San Bernardino.

 

Ogni sera, quando vado a letto, scorgo sul comodino la copia di “Alle soglie dell’ultimo giorno” , l’ultimo romanzo di Sergio Ruggiero. Un capolavoro.

Mi capita, talvolta, di sognare le storie che Sergio racconta, di incontrare i personaggi che si conoscono quando si sfogliano le pagine del suo libro, di calpestare, anche io, i luoghi che sono il palcoscenico dei fatti raccontati, di essere osservatore silente ed estraneo delle scene e dei momenti raccontati ed, infine, di restare avviluppato nelle vicissitudine umane e storiche che costituiscono l’ordito del libro.

 

Ma per quanto lo abbia letto due volte c’è ancora, almeno, una domanda alla quale non sono riuscito a dare una risposta univoca.

“Alle soglie dell’ultimo giorno”è un romanzo d’amore od un romanzo storico?

Più o meno la stessa domanda che ci siamo posti dopo aver letto gli altri romanzi “ruggeriani”

Potrebbe essere un romanzo storico nel quale l’autore nel raccontare fatti d’arme e di guerre aggiunge le note vive e liete di uomini e donne e dei loro amori.

 

Ma forse è un romanzo d’amore la cui vicenda viene calata nel contesto storico e sociale del tempo in cui vivono i protagonisti della stessa. Difficile dare precedenza o prevalenza ad uno dei due elementi.

L’unica certezza è che il colore delle storie d’amore è il fiore che abbellisce il giardino grigio delle tragedie delle umane società alla ricerca di serenità, di giustizia, di sicurezza, di libertà.

E forse è per questo che ne cogliamo ed apprezziamo lo splendore mistico e dolce delle storie d’amore di ogni tempo, la similitudine dell’essere umano di fronte al sentimento dell’amore in ogni dove ed in ogni tempo.

Le armi e le guerre sono diverse, così come le loro ragioni, mentre il cuore, avvertito durante i momenti di amore, è sempre lo stesso.

Ed è per questo che alcune parti del romanzo diventano poesia ed incanto.

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