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Redazione TirrenoNews

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La Consulta boccia il cuore della riforma Madia

Venerdì, 25 Novembre 2016 21:10 Pubblicato in Italia

La Corte costituzionale giudica illegittimo il meccanismo per cui l'attuazione passa dal semplice parere della Conferenza Stato-Regioni.

Nel mirino le norme sulla dirigenza, le partecipate, i servizi pubblici locali e il pubblico impiego.

LA riforma Madia è incostituzionale perché lede l'autonomia delle Regioni.

E lo fa in quattro punti cruciali, il cuore stesso della riforma: dirigenti, società partecipate, servizi pubblici locali, organizzazione del lavoro.

La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 251 appena emessa, non lascia adito a dubbi.

Il governatore del Veneto Luca Zaia parla di «Una sentenza storica», e commenta. «Siamo stati l'unica Regione d'Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all'interno di una terna `nazionale´ dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l'Italia».

Il premier Renzi,al contrario dichiara che : «La sentenza spiega perché cambio il titolo V della Costituzione , siamo un Paese bloccato»

E poi, continuando, ha aggiunto «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c'è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma illegittima. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente».

La Corte non ha bocciato in toto la riforma, ma solo le misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto.

«Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa», si spiega nella sintesi della sentenza.

«Quando non è possibile individuare una materia di competenza dello Stato cui ricondurre, in via prevalente, la normativa impugnata, perché vi è, invece, una concorrenza di competenze, statali e regionali, è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali)», spiega la Corte.

Linda Lanzillotta (Pd) sulla riforma Madia twitta « La Corte impone l'intesa con le Regioni sulla riduzione delle società per azioni e la dirigenza: così il cambiamento non si farà mai».

Maurizio Gasparri (Fi), dichiara «dopo quella del Veneto ci sarà una pioggia di impugnazioni per fermare giustamente i deliri di onnipotenza di questo governo, e il caos sarà totale»

E una doccia fredda per il governo. Ad un giorno appena dall'approvazione definitiva di ben cinque decreti attuativi della riforma Madia, tra cui quello importantissimo sulla dirigenza e l'altro sui servizi pubblici locali, oggi di fatto bollati come incostituzionali dalla Corte.

Tutto da rifare quindi?

Senz'altro la legge delega deve cambiare.

Si salva solo il testo unico del pubblico impiego, ma solo perché non ancora approvato dal Consiglio dei ministri (c'è tempo fino a febbraio).

Mentre gli altri tre (dirigenti, partecipate, servizi pubblici) devono di fatto essere riscritti.

E questa volta non basterà il mero parere delle Regioni.

Sergio Ruggiero scrive al sindaco.

Venerdì, 25 Novembre 2016 17:21 Pubblicato in Comunicati - Sport - Giudiziaria

Riceviamo e comunichiamo:

Al Sindaco prof.ssa Monica Sabatino

E. p.c. a tutti i Consiglieri Comunali

Oggetto: Riparo dalla pioggia agli studenti del Polo scolastico. Sollecito.

Avendo appreso la questione da un post pubblicato dai GD di Amantea, e condividendone le preoccupazioni, lo scrivente Consigliere segnala il disagio di alcuni studenti, soprattutto pendolari del Polo Scolastico, costretti ad attendere sotto la pioggia durante i giorni di maltempo, a causa delle seguenti coincidenze:

-l’arrivo anticipato degli autobus provenienti dal comprensorio;

-il divieto di accesso agli studenti negli spazi della scuola dotati di portati, anche in caso di maltempo, prima del suono della campanella;

-la carenza di aree coperte a servizio degli studenti.

Si rileva come, benchè il Sindaco abbia da tempo espresso la disponibilità ad un intervento risolutorio (maggio 2016), ad oggi i disagi permangono, e poiché il diritto allo studio passa anche dalla rimozione delle difficoltà pratiche come quella in narrativa,

lo scrivente invita

la S.V. a fare tutto il possibile affinché il problema sia accettabilmente risolto. Ad esempio, nelle more della costruzione di un congruo numero di pensiline, facendo valere tutto il Vs peso istituzionale di modo che la Dirigenza scolastica consenta l’accesso anticipato agli studenti interessati, onde non costringerli ad entrare a scuola inzuppati d’acqua, con tutti i disagi e le conseguenze sanitarie che possiamo immaginare.

Considerato che la stagione delle piogge è ampiamente inoltrata, si sollecita un Vs solerte interessamento, ad esempio investendo della cosa l’Assessore competente il quale oggi stesso affrontasse come si deve l’inconcepibile questione.

Amantea 25.11.201 Cordialmente Sergio Ruggiero Consigliere comunale Gruppo “La Nuova Primavera”

Non si è ancora conclusa la vicenda della Smeco che parte quella della Emid.

L’impianto di depurazione di Belvedere Marittimo tra il 2013 e il 2015 è stato gestito dalla Emid di Cassano,

alla cui guida si sono succeduti Vincenzo e Carmelo Malomo.

Ora i due amministratori sono stati rinviati a giudizio dal gup di Paola per frode nella gestione dell’impianto di depurazione.

Secondo l'accusa avrebbero fatto sparire tonnellate di fanghi di depurazione.

Le indagini vennero condotte dalla polizia provinciale di Cosenza nonché dal nucleo Ambiente della Procura paolana con il coordinamento del procuratore capo Bruno Giordano

Gli investigatori avrebbero accertato che tra dicembre del 2013 e giugno scorso sarebbe svaniti nel nulla centinaia di tonnellate di fanghi di depurazione.

Stando a quanto appurato attraverso l'esame dei registri in questo lasso di tempo risulterebbero, infatti, smaltiti solo 71,92 tonnellate a fronte di 745 tonnellate stimate.

E tutto ciò nonostante la ditta avesse ottenuto circa 150 mila euro l'anno dal Comune tirrenico per smaltire correttamente i fanghi.

Ora la domanda da porsi è la stessa di sempre.

Dove sono finiti i fanghi non trattati?

Anche essi come in altri casi scaricati a mare?

Se così fosse stato, fosse e potrebbe essere per il futuro che senso ha parlare di inquinamento marino?

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