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Redazione TirrenoNews

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Vae Victis è la celebre esclamazione attribuita a Brenno, capo dei Galli Sènoni, invasori di Roma nel 4° sec. a. C.

Ne hanno parlato diversi storici romani tra cui Tito Livio (Annali, V, 48).

E’ usata per affermare o per lamentare il primato della forza sul diritto e soprattutto come amaro commento dinanzi ad una crudele sopraffazione o ad un beffardo accanimento di chi ha di fronte un avversario non più in grado di difendersi.

Sembra una frase congeniale alla situazione del PD calabrese

Ne ha parlato Laratta sostenendo che «sarebbe un grave errore rispondere alla crisi in cui versa il Pd calabrese con un "accordicchio" che porti a una semplice e frettolosa sostituzione del segretario regionale, senza uno straordinario piano di rilancio del partito. E conclude sostenendo: sbrighiamoci o ci cacceranno a calci»

Ne ha indirettamente parlato Bevacqua scrivendo a Gentiloni ed invitandolo ad intervenire per accogliere nel più breve tempo possibile la richiesta proveniente dalla Regione Calabria, affinché possa essere avviato senza indugio il ripristino dei luoghi e il ristoro dei danni, anche in ragione dell’approssimarsi della stagione turistica estiva che, per i territori e le comunità interessate, rappresenta una delle principali risorse economiche e reddituali, come se non credesse ad Oliverio.

Ne ha parlato il Consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea che ha dichiarato di non partecipare alla nuova assemblea del Pd.

“Ancora una volta un rinvio... e ancora i vertici di un partito allo sbando, privo dei componenti delle segreterie provinciali e con i suoi uomini tutti ai loro posti di comando dopo una debacle storica (14,2 % su base regionale e 13.3 % in provincia di Cosenza, 5/6% in meno rispetto al già nefasto 19% nazionale.

E mentre a Roma si cede il passo a una dirigenza nuova e accreditata, qui da noi pare non sia successo nulla...

Hanno fatto bene il presidente Oliverio e Battaglia a non parlare, ché ne avrebbero avute cose da dire.

Io sono andato via, e il 4 non tornerò in assemblea.

Se non ci saranno doverose assunzioni di responsabilità, vere e reali basi di un rilancio del partito non volto alla conservazione di posizioni asfittiche personali, sarà assolutamente inutile la partecipazione alla non vita di un partito democratico morto”.

Franco Nunziata scrive “Ho appena appreso che,a Lamezia, è in corso l'Assemblea Regionale del P.D. Ed io che sono componente della stessa non sono stato neanche invitato. Altro che "riprendere i rapporti con la base"! In Calabria la slavina elettorale del 4 Marzo non ha ancora insegnato nulla ai locali dirigenti e governanti del P.D”.

In sostanza la Calabria, come il Titanic, affonda, al timone non c’è nessuno e l’orchestra suona.

Sappiamo come la storia finisce.

La nave affonda, due terzi dei passeggeri muoiono, solo un terzo si salva.

Per Dimenticare!

Antiche tradizioni popolari: “Le Pupazze” di Bova

Lunedì, 26 Marzo 2018 23:12 Pubblicato in Calabria

Con il giorno delle Palme ha inizio per noi cattolici la settimana santa.

In questo giorno la Chiesa cattolica ricorda l’ingresso trionfale di Nostro Signore Gesù Cristo a Gerusalemme in sella ad un asino, accolto da una folla festante e osannante che lo salutava agitando rami di palma e che stendeva a terra dove passava i mantelli.

Anche noi ancora oggi portiamo in chiesa ramoscelli d’olivo per essere benedetti dal sacerdote con acqua santa e poi appenderli agli alberi da frutta sotto forma di croce per proteggere la campagna dalle intemperie e dalle calamità.

Tanti anni fa, quando io ero ancora un ragazzo, i ramoscelli d’olivo portati in chiesa da persone benestanti, venivano adornati con fiocchi colorati, con fiori, con cioccolatini, con piccoli uova di cioccolato e con ciambelle fatte in casa.

In alcuni paesi della Calabria sono ancora vive alcune tradizioni popolari e rimembranze di cultura pagana e greca.

A Bova, per esempio, i fedeli il giorno delle Palme si recano in chiesa in processione portando le famose e caratteristiche “Pupazze” per essere poi benedette.

“Le Pupazze” sono delle sculture femminili sagomate con ramoscelli d’olivo e adornate di fiori e di frutta.

L’antico borgo, uno dei più belli d’Italia, il giorno delle Palme è un tripudio di colori.

Dopo la benedizione le sagome preparate con maestria vengono smembrate e ridotte in “steddhi” che poi vengono collocati nelle camere da letto o in campagna.

“Gli “steddhi” sono i piccoli ramoscelli d’olivo staccati dalle “Pupazze” che per effetto della benedizione del Sacerdote con l’acqua benedetta diventano amuleti sacri da collocare in casa sotto un immagine sacra nella camera da letto, nell’anta di una cristalliera, nei campi, nei luoghi di lavoro.

C’è ancora chi utilizza le foglie benedette per togliere il malocchio dalla casa e da chi la abita.

Questi antichi riti pagani provenienti dalla antica Grecia, ieri come oggi, sono molto sentiti.

I cittadini di Bova, antica colonia greca, si riuniscono ogni anno e incominciano a preparare “Le Pupazze” con largo anticipo, intrecciando con pazienza certosina e grande abilità i rami d’olivo intorno ad un’asse di canna.

Vengono realizzate figure femminili che poi abbelliscono, come abbiamo visto e come si possono vedere dalla foto che allego, con fiori, nastri colorati, frutta e primizie.

I cittadini, grandi e piccini, autorità civili e religiose, si riuniscono nella chiesa di San Leo, Santo Patrono di Bova,dove vengono solennemente benedette e poi le portano in processione tra gli stretti vicoli del borgo antico fino ad arrivare alla concattedrale di San Teodoro.

“Le Pupazze”, infine, vengono condotte sul sagrato e smembrate dei loro componenti “Gli Steddhi” e distribuiti ai fedeli.

Questo rito delle “Pupazze” affonda le radici nel mondo della mitologia greca.

di Francesco Gagliardi

Caro presidente Gentiloni,

sarai sicuramente al corrente della catastrofica mareggiata che ha colpito nei giorni scorsi le zone costiere prospicienti il Tirreno cosentino e lametino, dove il mare ha letteralmente invaso i centri abitati, recando danni ingenti a natanti, pontili, strutture balneari e abitazioni.

In qualità di presidente della Commissione Ambiente e Territorio, mi sono recato a più riprese sui luoghi oggetto della furia degli elementi e ho potuto constatare una devastazione evidente e necessitante di azioni di contrasto immediate.

Il presidente Oliverio, riunendo d’urgenza la Giunta regionale, dopo avere determinato una prima valutazione della grave situazione venuta in essere e costituito una unità di crisi per seguire costantemente l’evolversi degli eventi, ha provveduto a richiedere lo stato di emergenza per calamità naturale per i comuni maggiormente colpiti.

Ben conoscendo la tua sensibilità istituzionale, ti chiedo di intervenire per accogliere nel più breve tempo possibile la richiesta proveniente dalla Regione Calabria, affinché possa essere avviato senza indugio il ripristino dei luoghi e il ristori dei danni, anche in ragione dell’approssimarsi della stagione turistica estiva che, per i territori e le comunità interessate, rappresenta una delle principali risorse economiche e reddituali.

Anche in ragione dei rapporti di amicizia e frequentazione che da lunga data ci legano e che ti hanno condotto più volte a visitare le eccellenze della terra calabra e a toccare con mano le annose problematiche che la affliggono, mi permetto di sollecitare la tua attenzione, confidando che non mancherai di accogliere con solerzia la richiesta.

Un affettuoso saluto – Mimmo Bevacqua

26 marzo 2018

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